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 2013  novembre 30 Sabato calendario

IL LAZIO INSOLVENTE DA 10 ANNI


Un disastro finanziario basato su scelte politiche inadeguate. La Corte dei Conti scoperchia le casse della Regione Lazio per l’esercizio del 2012: -4 miliardi 420 milioni 221mila euro di buco, 11 miliardi 741 milioni 449mila di debiti, con un disavanzo effettivo pari a 13 miliardi 265 milioni ed entrate di soli 13 miliardi 243 milioni. Ma non solo, perché «la Regione si trova da almeno un decennio in stabili condizioni di insolvenza finanziaria», ossia in fallimento. Questo il quadro che disegna il procuratore regionale Raffaele de Dominicis e i magistrati contabili Rosario Scalia e Maria Teresa D’Urso, all’udienza per il Rendiconto generale del Lazio per l’anno passato. Conti in rosso, raggiunti per disposizioni politiche sbagliate che si sono ripetute in circa dieci anni, passando per le giunte di Francesco Storace, Piero Marrazzo, Renata Polverini e Nicola Zingaretti (eletto solo a febbraio scorso). «Nel caso della Regione Lazio – scrivono nel rendiconto regionale – l’indicatore della sostenibilità di indebitamento nel periodo 2003-2012 è sempre negativo e in misura significativa nell’ultimo triennio». In conclusione, è annotato, «la Regione si trova da almeno un decennio in stabili condizioni di insolvenza». Spese pazze in sanità, costi del personale alle stelle, consulenze d’oro a professionisti i cui nomi si ripetono con insistenza negli elenchi - come l’avvocato Rodolfo Mazzei – e le esternalizzazioni dell’ufficio di presidenza, che – ad esempio – per un anno di pubblicazioni sul bimestrale In-Forma arriva a pagare 99mila euro. Poi c’è la «galassia di Enti e Agenzie» della Regione, che nella maggior parte dei casi hanno «funzioni spesso parallele o sovrapponibili a quelle delle Direzioni regionali». In sostanza, soldi spesi inutilmente. Tra questi Enti «inutili», spicca il «caso di Abecol (Agenzia regionale per i beni confiscati alle organizzazioni criminali nel Lazio, ndr)», scrivono i magistrati contabili, che «in questi anni è rimasta inattiva ed il cui mantenimento non risulta giustificabile per il sopravvenuto mutamento del quadro normativo», ossia, l’istituzione dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

In questo contesto, poi, salta fuori che la Regione «non ha predisposto e approvato il Documento di programmazione economico finanziaria regionale per il triennio 2012-2014, come già per i trienni 2010-2012 e 2011-2013 in violazione della normativa statale e regionale». Il Documento ha una funzione essenziale per la vita finanziaria regionale: «definisce le azioni strategiche della Regione nell’arco temporale di riferimento». Infine, il procuratore ha precisato di aver sollevato una questione di legittimità davanti alla Consulta, relativamente alle leggi che hanno introdotto i rimborsi pubblici ai partiti, a partire dal 1997. Secondo il suo parere, si tratta di nome «elusive e manipolative del risultato referendario del 1993», con cui si dispose – grazie al sentimento di reazione nato dall’inchiesta milanese “Mani pulite“ - l’abrogazione della legge sul finanziamento ai partiti. La decisione, ha concluso, è stata presa nel corso dell’indagine sull’ex tesoriere della Margherita, Luigi Luisi