B.L., Il Messaggero 30/11/2013, 30 novembre 2013
«PRIMA O POI AL CAVALIERE GLI SPUTO» BUFERA SULLA GRILLINA TAVERNA
LA POLEMICA
ROMA Si era fatta largo nel Pantheon dei Cinque Stelle per la sua campagna anti-dissidenti condotta al ritmo della rima baciata e in stile stornello romano. Questa volta torna agli onori della cronaca per la sua eccessiva verve contro Silvio Berlusconi. Romana, originaria del Quarticciolo, Paola Taverna è senatrice del M5S e attualmente guida il suo gruppo a palazzo Madama. A lei è toccata «l’arringa» contro Berlusconi nel giorno del voto sulla sua decadenza. Ma contro il Cavaliere, che certo non si può dire raccolga grandi consensi tra i Cinque Stelle, si era già scagliata in pubblico qualche giorno prima, a Pomigliano.
IL VIDEO IN PIAZZA
A scovare il video del suo comizio in piazza Municipio è il quotidiano Europa che lo pubblica provocando l’indignazione degli azzurri. Lei definisce Berlusconi una «statua di cera» e racconta delle rare volte che lo ha visto in Senato: «Mi è passato sotto perché poi noi siamo alti, posizione privilegiata.. Un giorno di questi je sputo, non ce la farò a trattenerlo, non ce la posso fa’, non ce la farò!». Sempre a Pomigliano racconta del mancato invito al Quirinale da parte del Presidente della Repubblica impegnato in un giro di consultazioni sulla riforma
della legge elettorale.
Taverna lo racconta così: «A noi non ci fili per niente, il 25% della popolazione, vabbè non ci hai filato per niente, te lo dico, abbiamo fatto il comunicato, guarda che secondo noi non è che sei stato tanto carino, però, ormai ti conosciamo, cavoli tuoi». E poi, «Tu (il Capo dello Stato n.d.r.) che fai, il giorno dopo? Stamattina, alle 10.30 telefonano alla mia assistente, e le dicono: senta, alle quattro e mezza potete venire da Napolitano?. E noi - prosegue la capogruppo - gli abbiamo detto: Ci manda almeno un invito formale?. Ma come - avrebbero risposto gli uffici del Colle, nella ricostruzione offerta da Taverna - un invito formale? Il Quirinale chiama. E io non te rispondo, scusame, ma de che? Ma che vor’ ddì?», replica tra gli applausi la parlamentare.
SDEGNO AZZURRO
Le reazioni non si fanno attendere. «Gli insulti, le aggressioni verbali, l’implicita istigazione alla violenza nelle parole pronunciate contro Silvio Berlusconi a Pomigliano, e in ultimo in aula nel dibattito sulla decadenza, dalla senatrice del M5S Paola Taverna, hanno ormai superato ogni limite accettabile», denuncia la vicecapogruppo di Forza Italia al Senato Annamaria Bernini. «Il fatto che una persona come la Taverna faccia parte del Senato è una buona ragione per abolirlo» chiosa Gasparri. Il suo cognome genera, neanche a dirlo, facili ironie. «Nomina sunt consequentia rerum...» filosofeggia Daniele Capezzone. «Sono parole proprio da infima taverna» commenta la deputata forzista Elvira Savino che attacca tutto il Movimento: «Così vorrebbe governare il Paese? Con gli sputi? Mai, prima dei grillini, la contesa politica era scesa a livelli così bassi».
Mariastella Gelmini attacca alzo zero: «Un tempo sinedrio di grandi oratori, il Senato rischia oggi, grazie a persone come la senatrice Taverna, di assomigliare a un bar da angiporto. È proprio tempo di chiuderlo o ridimensionarlo..». Condanne che per la senatrice «grillina» suoneranno come fiore all’occhiello. E che potrebbero, magari, trovare ancora una volta la forma dello stornello. Pieno di carinerie come quelle che aveva riservato ai colleghi stellati più aperturisti: «Proponi accordi strani e vedi prospettive / Mentre io guardo ste merde e genero invettive».