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 2013  novembre 30 Sabato calendario

L’UOMO DAI 150 RAPPORTI


L’incontro che ha dato la svolta alla sua carriera avvenne di notte sotto un lampione. Siamo nel 1993 fuori dagli studi televisivi di Milano, Italia. Aveva rincorso e fermato Giulio Tremonti, allora «solo» un noto tributarista. Voleva spiegargli perché la minimun tax fosse devastante per gli artigiani.

Ha strappato così un appuntamento dopo pochi giorni nel suo studio. Partito da Mestre, Giuseppe Bortolussi si è diretto in via del Crocifisso a Milano con faldoni pieni di numeri e proiezioni. E dopo una mattinata di discussioni è tornato a casa con una promessa: «Se divento ministro, tolgo il balzello», assicurò Tremonti. Detto, fatto. Diventato ministro del governo Berlusconi ha mantenuto la promessa fatta a Bortolussi («È stato un galantuomo»).

Studi interrotti a pochi esami dalla laurea in Legge, 65 anni, Bortolussi guida l’associazione artigiani più agguerrita d’Italia: la Cgia di Mestre (fatturato di 9 milioni e 85 dipendenti). Con il suo ufficio studi inchioda politici, banchieri e governi alla prova dei numeri. L’ufficio studi della Cgia di Mestre è al quinto piano della nuova sede in vetro e acciaio. Ne fanno parte sei persone fisse, alle quali si aggiungono i capi area e vice dell’associazione, in totale 12 persone. «Perché il legame con la realtà deve essere costante, dobbiamo andare sempre sul concreto», spiega Bortolussi. «Decisa una ricerca si fa sempre una stima su un caso concreto. A volte con i software appositi, a volte a mano». A questo gruppo si aggiungono poi altre 15 persone cresciute alla sua scuola (laureati in statistica, economia, scienze delle finanze, legge) che ora hanno dato vita al Centro Studi Sintesi, che lavora per la Cgia di Mestre, ma non solo. Con Sintesi collaborano professori universitari, ricercatori, tributaristi, commercialisti, fino ad arrivare a 30 persone.

Sposato con tre figlie, il suo cuore batte a sinistra, ma «prima di tutto ci sono i numeri». Numeri che l’hanno portato a criticare governi di tutti colori. L’ultima battaglia con il premier Letta sull’aumento in busta paga di 14 euro. Bortolussi non si scompone alle critiche di non amare il proprio Paese e chiede di essere confutato con i numeri. «Sui 14 euro stiamo ancora aspettando...», sorride. Di qualche giorno fa è invece la polemica con il ministero dell’Economia sull’aumento delle tasse.

Convinto della potenza dei numeri («Valgono molto di più le nostre ricerche, che le manifestazioni di piazza», assicura) arriva alla Cgia di Mestre nel 1980 dopo avere lavorato in uno studio legale e come vicesegretario comunale a Fiesso D’Artico, nel Veneziano. L’associazione degli artigiani di Mestre sta cercando un segretario, lui si propone e viene assunto. A inizio anni 90 comincia a immaginare un centro studi («per difendere la categoria, una battaglia culturale») e si fa dare i soldi dall’associazione artigiani. Si comincia con la minimun tax per poi proseguire con le battaglie contro il concordato fiscale e la riforma pensionistica del 1995. Un secolo fa. Tra le più recenti quella sui debiti della pubblica amministrazione verso le aziende. Nel corso degli anni ha aumentato la produzione di studi, ora viaggia a 150 all’anno, e la sua faccia compare in tutte le reti nazionali e quotidiani. Ha saputo rilanciare il peso delle partite Iva e piccoli artigiani in Italia. «Vede, la nostra è una missione: far capire agli italiani l’importanza della piccola impresa nella nostra economia», ricorda spesso. E giù dati: «Le piccole occupano il 67% dei lavoratori, le medie il 12% e le grandi il 20%». Gira sempre con faldoni pieni di numeri, presi da fonti Istat, governo o Banca d’Italia e porta i suoi interlocutori a misurarsi sui numeri, solo numeri.

La sua creatura funziona come un quotidiano. Riunione tutte le mattine alle 9, con un collegamento video con il centro Sintesi. Con la rassegna stampa sottomano si valutano le notizie del giorno e le ricerche da fare. Qui si discute e decide l’argomento. Il tutto viene poi preparato in tempo utile per servizi tg e giornali. Un sapiente lavoro di ufficio stampa, che fa arrivare notizie anche nei giorni meno affollati, fa il resto. Le sue ricerche finiscono anche sul New York Times e Wall Street Journal, e riprese dalle tv di mezza Europa.

Autore di numerosi libri, ha due passioni: la politica e il design. Nel 1996 fa una breve esperienza come assessore al Commercio, Turismo e Sport del Comune di Venezia nella seconda giunta Cacciari. Torna in giunta con Cacciari nel 2005, sempre con la stessa carica. Nel 2010 sfida Luca Zaia nella corsa a governatore del Veneto, che rifiuta ogni confronto pubblico con Bortolussi, temendo di finire schiacciato dai numeri. Finisce 60 a 29, con Lega più centrodestra allora in espansione («Oggi le cose andrebbero molto diversamente», assicura). Ora è consigliere regionale di opposizione.

Pittore lui stesso, si è prima appassionato all’arte, per poi passare al design, che per Bortolussi è anche la principale forma di investimento. Colleziona pezzi rari: Philippe Starck, Vico Magistretti e Achille Castiglioni sono i suoi designer preferiti. Ha ceduto parte della sua collezione al Comune di Padova che presto inaugurerà il primo museo italiano del design.

Intanto è già stata fissata la data della sua pensione: fine 2014. Ma di smettere con i numeri non ci pensa proprio. Pronto per lui un contratto di consulenza alla Cgia di Mestre.