Aldo Grasso, Corriere della Sera 30/11/2013, 30 novembre 2013
LA PASSIONE DI PIF SENZA MORALISMI
Per la prima volta, Pierfrancesco Diliberto in arte Pif (star di Mtv) ha ceduto la telecamera del «Testimone» e ha accettato di diventare l’oggetto dei racconti delle sue surreali indagini antropologiche (Mtv, mercoledì ore 23). Certo, l’occasione era importante: la presentazione del suo film d’esordio, «La mafia uccide solo d’estate», nelle sale da qualche giorno.
Il «Testimone» l’ha seguito nel backstage del film, che ha scritto (insieme con Michele Astori e Marco Martani), diretto e interpretato, raccontando le riprese e raccogliendo le voci di attori e maestranze al lavoro sul set. La storia è quella di un bambino, Arturo (interpretato da Alex Bisconti), che si ritrova a crescere nella Palermo sconvolta dalle stragi di mafia, dagli anni 70 fino al tragico omicidio del giudice Paolo Borsellino. È la storia di Arturo, ma è anche la storia di Pif: si vede che il tema gli sta molto a cuore, che l’ha affrontato con un’urgenza che va ben oltre la semplice espressione artistica e coinvolge sentimenti più profondi. Il film sembra aver preso molto dallo spirito del «Testimone», e non tanto in termini stilistici e di rappresentazione, quanto più nella sua filosofia di fondo, che poi è il riflesso del suo regista e del suo modo di affrontare la vita. Pif è uno che si appassiona alle cose, che sa osservare il mondo in tutte le sue contraddizioni ma anche mantenere uno sguardo che non cede mai al moralismo (per fortuna le «Iene» non l’hanno contagiato), ma anzi raggiunge gli esiti più pungenti quando si contamina con il grottesco, con l’ironia più surreale. Valgono da esempio le divertenti sequenze dedicate all’ossessione del bambino Arturo per il presidente Giulio Andreotti. Al backstage del film è seguita la replica della puntata sul triste fenomeno del pizzo in Sicilia, una delle migliori del «Testimone».