Edoardo Boncinelli, Corriere della Sera 30/11/2013, 30 novembre 2013
IL METODO PER RAFFORZARE LA MEMORIA ALLA BASE C’È SEMPRE IL RAGIONAMENTO
La memoria è una delle doti che più si possono apprezzare in un individuo, anche se non va confusa con l’intelligenza o la creatività. Certo avere una buona memoria aiuta in molte circostanze della vita. Per questo motivo l’uomo si è sempre ingegnato a esercitare e possibilmente a espandere la propria memoria. Assistiamo ora a questa sorta di olimpiade della memoria che si tiene alle porte di Londra e sentiamo dire che è tutta questione di esercitarla e di impostare i processi mentali più adatti. Come è ovvio, chi è ricco afferma che i soldi non servono a niente e chi è molto intelligente tende a dire che l’intelligenza non serve. Ma non è vero. Una certa memoria di base occorre averla, anche se magari nella vita questa dote può manifestarsi prima o dopo.
Avendo chiarito che la memoria, come il coraggio di don Abbondio, se uno non ce l’ha non se la può dare, non è dubbio che alcune tecniche mnemoniche possono aiutare. Pico della Mirandola, un dotto medioevale rimasto famoso anche per la sua prodigiosa memoria, diceva di avvalersi di tecniche molto elementari. Dovendo ricordare una lista di numeri, a esempio, ne associava ognuno a una colonna di un palazzo o di una chiesa. Ripercorrendo poi la sequenza delle colonne, affermava che gli riusciva più facile ricordare i numeri mandati a memoria.
Stratagemmi del genere o veri e propri trucchi sono sempre esistiti e sono stati utilizzati dalle persone più diverse nel corso dei secoli. Il trucco è trovare un filo conduttore tra le varie cose, in genere numeri non correlati tra di loro in maniera ovvia, in modo da potere poi «tirare le fila» di una sorta di pseudoragionamento che conduca a ricordarle una per una. Il punto insomma è sempre individuare un senso o di una trama, per quanto arbitrari, che uniscano le varie unità da ricordare. La lezione da trarre non è quella di sperare di esercitare sproporzionatamente la propria memoria, ma di «capire» ciò che si studia. Capire aiuta enormemente a ricordare, ed è anche un bene in sé. Non memoria quindi ma comprensione e penetrazione delle nozioni, non fosse altro che per poterne trarre il massimo vantaggio.