Stefania Tamburello, Corriere della Sera 30/11/2013, 30 novembre 2013
LA RINCORSA DELLA SPESA MAI COSÌ DAL
DOPOGUERRA –
ROMA — È una ricorsa rovinosa che ha accelerato il ritmo negli ultimi tre anni. È quella delle tasse che aumentano per inseguire l’incremento della spesa pubblica corrente nel tentativo di far quadrare i conti della finanza pubblica. Non è solo un fenomeno portato dalla crisi scoppiata in tutta la sua potenza nel 2008. La spesa è in crescita costante da più di quindici anni, come ripetono con monotona cadenza gli economisti della Banca d’Italia sollecitandone la presa di controllo. Ma è sempre salita da cinquant’anni ed è arrivata sui livelli più alti dal dopoguerra imponendo al fardello fiscale un andamento tortuoso e anch’esso crescente. La recessione ha aggravato tutto, rendendo più urgenti il raggiungimento degli obiettivi di bilancio e il contenimento della tassazione soprattutto quella che incide, soffocandole, sulle fragili possibilità della crescita.
Il grafico mostra chiaramente il tragitto di salita di spese e tasse, con l’impennata, allo scoppio della crisi, delle uscite che porta con sé dal 2011 al 2013 l’ampliamento delle entrate. E mostra anche che la corsa deve essere interrotta. Perché la pressione fiscale deve essere ridotta per far ripartire la crescita, i consumi e l’occupazione. E perché per farlo bisogna ridurre la spesa corrente. Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni l’ha detto: taglieremo le uscite del 2% di Pil in tre anni. La riduzione sarà di 32 miliardi complessivi, ha spiegato Carlo Cottarelli, il commissario straordinario chiamato ad attuare un’efficace spending review , o revisione di spesa come ha corretto il ministro. Cioè a riuscire dove altri prima di lui hanno fallito.
È su questa spending review che il governo punta per ridurre le tasse, innanzitutto quelle sul lavoro. Gli interrogativi aperti sono molti, il primo dei quali riguarda le possibilità di successo dell’azione riformatrice. E ciò anche tenendo conto delle resistenze che potrebbero arrivare dalla stessa Pubblica amministrazione, enti locali in testa. Trentadue miliardi di tagli in tre anni sono tanti. Cottarelli è fiducioso perché pensa di ottenere il necessario consenso sociale a sostegno della sua azione, visto che il contraltare dei tagli sarà la riduzione delle imposte. Sia lui, sia il ministro, sia il responsabile della Ragioneria generale dello Stato, Daniele Franco, poi, sono economisti che da anni— il primo dal Fondo monetario, Saccomanni e Franco dalla Banca d’Italia — sostengono il valore della spending review. «Il controllo della spesa avrà un ruolo chiave nel conseguimento degli obiettivi fissati per il mantenimento di finanze pubbliche solide e sostenibili», ha sostenuto Franco in Parlamento già due anni fa. Per l’Istituto di via Nazionale del resto quello della riduzione della spesa è un mantra. La spending review «deve trasformarsi in un vero e proprio metodo di lavoro permanente delle amministrazioni» ha detto recentemente il direttore generale Salvatore Rossi mentre il Governatore Ignazio Visco ha rilevato la necessità di «tagli sistematici della spesa», che preservino l’efficacia dei servizi pubblici .