Vitaliano D’Angerio, Il Sole 24 Ore - Plus 30/11/2013, 30 novembre 2013
SE IL PLATINO VINCE NEL 2014
Indaghi sull’oro e scopri che il platino è meglio. Almeno nel 2014. Motivo? Secondo gestori e analisti, l’utilizzo di questo metallo nell’industria (in particolare in quella automobilistica) ne farà aumentare la domanda l’anno prossimo mentre l’offerta resterà la stessa. «Nel 2014, secondo le nostre stime, il prezzo del platino toccherà 1.650 dollari l’oncia – spiega Loris Centola, responsabile ricerca di Wealth Management Ubs –. La domanda dell’industria, in particolare, crescerà. Siamo molto positivi su questo metallo. Ha dei fondamentali migliori rispetto all’oro». Eccesso di domanda quindi.
Stessa posizione sul platino per Silvia Di Silvio, gestore del fondo Pioneer Gold and Mining: «Sì, il platino ha un buon potenziale di crescita rispetto agli altri metalli proprio perché è più legato al ciclo industriale. Sull’oro invece la nostra posizione è neutrale». Molte delle fortune dell’oro dipenderanno dalle prossime decisioni della Fed a proposito dell’avvio del tapering, il riacquisto degli asset da parte della banca centrale americana (a marzo, secondo Centola di Ubs).
Nel frattempo c’è da stabilire una strategia per il futuro sui metalli preziosi. Il fondo gestito da Di Silvio si colloca tra i migliori cinque per risultati dal 2008 a oggi (dati al 25 novembre 2013). Inoltre è tra quelli che hanno retto meglio il calo del prezzo dell’oro negli ultimi mesi. «Tengo a precisare però – spiega il gestore Pioneer – che il fondo non acquista oro fisico né Etf ma soltanto azioni del mining quindi estrazione, distribuzione e altro». A fine 2012, Di Silvio aveva impostato la strategia su aziende sottovalutate in Borsa e snobbate da altri gestori, small cap quindi piccole e medie aziende del settore e infine azioni giapponesi («Confidando nel piano del premier nipponico Abe»). E ora? «Ancora small cap e titoli sottovalutati. Ci aspettiamo un riavvio del ciclo economico», replica il gestore che lavora a Dublino. Confermata quindi una maggiore esposizione al rischio, confidando nella ripresa economica. L’oro dunque va in soffitta. Almeno per il momento.