A. Gal., Il Sole 24 Ore 30/11/2013, 30 novembre 2013
NEGLI STUDI FRA RABBIA E SCONFORTO
MILANO Imposte "probabili", importi ballerini, scadenze sempre più ravvicinate e anche in sovrapposizione tra loro, acconti al cardiopalma. Tutto in tempo reale o forse, verrebbe da dire, irreale.
Il popolo dei commercialisti e dei consulenti fiscali è sempre più disorientato, per usare un eufemismo, di fronte al toto-tassa che a ogni ora rimbalza da Palazzo Chigi. Il sentiment dei fiscalisti emerge con rassegnata chiarezza dalle centinaia di mail arrivate alla casella "sos" del Sole 24 Ore.
«Che dire della poca serietà con la quale hanno cambiato i calcoli per gli acconti Ires e Irap portandoli al 102,5% pochi giorni prima della scadenza, dopo che già ci avevano fatto rifare i calcoli per portarli al 101% – dice Cristina Fabbri – Con le aliquote Imu che, forse, i Comuni pubblicheranno entro il 9 dicembre (ora 5 dicembre, ndr) e noi nel giro di 6 giorni dovremmo riuscire a leggere le delibere, aggiornare i software, fare i calcoli e consegnare gli F24 ai clienti! Nel frattempo dovremmo anche fare la comunicazione dei beni ai soci».
«Venerdi 29 novembre alle ore 10,55 abbiamo un calendario scadenze "Probabile"...non si vergognano almeno un po’?» protesta Pietro Pagliarulo da Monopoli, mentre dallo Studio Ponente di Cuneo fanno notare che «la scadenza del 16 dicembre coincide con i versamenti Iva mensili: quante ore al giorno dobbiamo lavorare? I clienti vogliono importi e date esatti e noi facciamo da scudo per il fisco! E gli acconti? E la comunicazione dei beni ai soci? Non si può continuare cosi».
Affaire Imu che viene definito «una nefandezza» da Marcella Carnevale e Valeria Padula, da Carovilli: «Solo dei profani della materia potevano arrivare a tanto, arrogarsi il diritto di farci adempiere a una mansione cosi delicata, come il pagamento della seconda rata dell’Imu, in soli cinque giorni lavorativi».
Secondo Giorgio Montanari, da Bologna, «il balletto delle scadenze continuamente rinviate, degli adempimenti continuamente stravolti, l’impossibilità di sapere chi come e quanto pagherà un’imposta sono uno spettacolo grottesco: a oggi non sappiamo quanto si pagherà di acconto Ires, né di Imu, né è certo il quando. Anche la gestione dell’aumento Iva è stata un disastro».
E c’è anche chi invoca la legge professionale per una disobbedienza civile: «Sarebbe auspicabile che i nostri organi rappresentativi a tutela dell’immagine della professione censurassero pubblicamente la condotta di quei colleghi che "si piegano" a ottemperare agli adempimenti di imminente scadenza, secondo i termini e le ultime modalità imposte, in assenza di adeguate disposizioni normative, in violazione dei primari principi di diritto», argomenta Daniele Cuppone, commercialista a Roma. «Mi chiedo come possiamo svolgere la nostra funzione istituzionale – dice Gianluca Zampedri, da Cuneo – cercando di comunicare al cliente quanto sia importante un comportamento fiscale corretto nei confronti dello Stato, quando lo Stato stesso si comporta in modo da violare costantemente lo Statuto del contribuente».