Rita Fatiguso, Il Sole 24 Ore 30/11/2013, 30 novembre 2013
PECHINO FA ALZARE IN VOLO I CACCIA
PECHINO. Dal nostro corrispondente
Detto, fatto. Istituita sabato scorso la Air defense identification zone (Adiz) nel Mar della Cina Orientale, ieri Pechino ha impartito l’ordine di decollo immediato ai caccia per identificare due aerei B-52 statunitensi e 10 aeromobili giapponesi, tra cui anche F-15 fighter. «Si è trattato di un semplice monitoraggio – ha detto il portavoce delle forze aeree cinesi Shen Jinke all’agenzia Xinhua –. Una misura difensiva in linea con le pratiche internazionali». Insomma, una quasi normale routine.
Non fosse che velivoli giapponesi, ma anche coreani, hanno attraversato l’Adiz nuova di zecca senza informare la Cina. Che ha reagito attivando il monitoraggio, anche perchè nello spazio di difesa, a supporto dell’alleato giapponese, erano entrati aerei americani.
Non ci sarebbero state controreazioni da parte di giapponesi e americani al controllo cinese. Smorza i toni, infatti, il portavoce della difesa, Yang Yujun: «Non è corretto dire che la Cina sparerà su chiunque entri nella zona». Ma la tensione in questo lembo d’Asia è altissima. L’Adiz copre le isole contese tra Giappone e Cina, le Senkaku-Diaoyu, rivendicate anche da Taiwan (mentre per uno scoglio è in lizza anche la Corea). Questo arcipelago da mesi impegna le diplomazie in continue schermaglie culminate nella decisione di Pechino di introdurre uno spazio aereo difensivo. Non è tutto.
Sul mare della Cina più a Sud, fatto singolare, Pechino può schierare la portaerei Liaoning «per una normale missione per verificare la tenuta in mare aperto», partita dal porto di Qindao nello Shandong è arrivata a Sanya, nella provincia di Hainan.
Mentre lo spazio aereo tra Cina, Giappone e Corea è oggetto di contrasti sempre più accesi, dunque, l’orgoglio di tutta la Cina, la nave portaerei Liaoning, oggetto di articoli-fiume sul varo, le operazioni, le caratteristiche tecniche, è impegnata in una missione che potrebbe durare settimane, affiancata da due navi attrezzate alla distruzione di missili, la Shenyang e la Shijiazhuang. La Liaoning è l’unica portaerei cinese, gioca un ruolo importante anche a livello psicologico, metterla in gioco proprio adesso è un grosso impegno.
«Il viaggio era stato pianificato da tempo», dicono gli alti vertici delle forze armate di Pechino. Sarà, ma la nave portaerei ha lasciato Qindao con tempismo notevole rispetto agli eventi di queste ultime ore, garantendo un cuscinetto importante a Sud-Ovest dell’area delle isole Diaoyu.
Sono i rapporti internazionali ad accusare immediatamente il colpo di questa situazione. La Cina ha reagito piccata alle considerazioni di Catherine Ashton, ministro degli Esteri dell’Europa sul rischio di escalation della tensione nella zona. «Se tutti i Paesi hanno una zona aerea di difesa perché non la Cina? E perché il Giappone l’ha istituita già nel 1969?». La Cina gioca una nuova partita a livello internazionale, in difesa sui presunti accordi a tre Giappone Corea Usa. Fatto sta che a giorni il vicepresidente americano Joe Biden visita Cina, Giappone e Corea del Sud. Ieri il Pentagono ha risposto al decollo dei jet cinesi affermando che «continuerà le normali operazioni con i partner nella regione».
Nessuno vuol perdere la faccia. Il capo di gabinetto giapponese Yoshihide Suga ha ribadito lo stato di allerta del suo Paese.
Se il trade balance va a gonfie vele, se 180 aziende nipponiche sono sbarcate a Pechino pochi giorni fa per ritornare in Giappone con le tasche piene di commesse, se le strette di mano e gli accordi economici hanno tenuto banco, le relazioni diplomatiche tra i due Paesi non sono mai state schizofrenicamente così difficili.