Bruna Magi, Libero 30/11/2013, 30 novembre 2013
MARIA L’IRRAGGIUNGIBILE I 90 ANNI DELLA CALLAS, L’ULTIMA DONNA MORTA PER AMORE
È appena sceso il sipario sul cinquantenario della scomparsa di John Fiztgerald Kennedy, che già si accendono i riflettori su un altro grande mito del ’900. Parliamo di Maria Callas, che lunedì 2 dicembre compirebbe novant’anni: il suo ricordo sarà celebrato a Milano, con una serata allo Spazio Oberdan, indetta dalla Warner Classic e dall’Assessorato alla Cultura della Provincia, con la proiezione di un video del secondo atto della Tosca, tratto dal cofanetto Maria Callas at Covent Garden 1962 & 1964.
Il clima è ideale, vigilia di Sant’Ambrogio, quest’anno andrà in scena La Traviata, e la sua interpretazione di Violetta Valéry, diretta nel ’55 da Luchino Visconti, è entrata nella leggenda. Moriva d’amore sulla scena, lo stesso sarebbe accaduto nella vita reale, forse Maria fu l’ultima delle famose a struggersi il cuore sino alla morte. Sullo sfondo diunoscenario affollato di personaggi da tragedia greca, con tocchi alla William Shakespeare. Maria Anna Cecilia Sofia Kalogheropoulos era nata a New York, nel 1923, Fifth Avenue, perché la famiglia era emigrata dalla Grecia.
Il padre era commesso di farmacia, lei ebbe un’infanzia triste, la madre Evangelia Dimitriadis non l’amava molto, pare le preferisse la sorella maggiore, Jacqueline detta Jackie (premonizione!), che era più carina e amava cantare, con l’approvazione dei genitori. Maria era goffa, così alta e grassa (crescendo avrebbe sfiorato il metro e ottanta) e nessuno riconosceva la potenza della sua voce di purissimo cristallo. Costretta ad ascoltare la sorella che prendeva lezioni di canto stando dietro la porta. Ma la famiglia non aveva capito di quale pasta di ferro fosse fatta la cicciona. Tornò in Grecia con la madre quando Evangelia divorziò, in piena occupazione nazista, ma lei non disdegnava fare amicizia con chiunque potesse servire. Poi l’Italia, patria del bel canto, divenne la meta ideale: raggiunse Verona dopo la guerra, conobbe l’impresario Giovan Battista Meneghini, più vecchio di 37 anni. A Maria non piaceva molto, ma disse «sì» perché non c’era una strada alternativa verso la carriera, per diventare Tosca e Violetta, Carmen e Isotta, Aida e Brunilde, le sublimi. Intanto era riuscita a raggiungere una meta impossibile, perdere una quantità enorme dei suoi 94 chili, diventare più leggiadra della storica rivale Renata Tebaldi. Si raccontano particolari rivoltanti, sul fatto che avrebbe tenuto a lungo una tenia in corpo, vulgo verme solitario, per far divorare alla bestiaccia la mole di grasso in eccesso. Scopo raggiunto: divenne la musa elegante della milanese Biki, così come Jacqueline Kennedy, futura rivale, lo era per Oleg Cassini. Platee in delirio, coperta di fiori e gioielli da uomini pazzi di lei, incluso l’armatore Aristotele Onassis, abituato a comprare tutto ciò che voleva, amico dei Kennedy in odor di presidenza e di Ranieri di Monaco. Un falco predatore che voleva farne la sua preziosa amante, e ci riuscì: complice la giornalista Elsa Maxwell, penna intrisa di grasso velenoso, invitò lei e il povero Giovan Battista per una crociera sullo yacht Christina, rubinetteria in oro, c’era anche Winston Churchill. Ari la portò a letto sotto le stelle in mare aperto, e pare che Maria abbia provato per la prima volta il brivido del piacere. Quando sbarcarono, i due avevano eliminato i rispettivi coniugi, Tina Livanoseil disperato Meneghini. Fu l’esplodere del «fuoco greco», stesso sangue, stessa olimpica furia. Nacque un bambino, non a caso chiamato Omero, morto poco dopo la nascita. Ela relazione cominciò a incrinarsi: la vita da jet set, le notti insonni minavano la voce di Maria, che diventava gelosa e tampinava ilsuoAri. Conqualcheragione: lui aveva messo gli occhi su un’altra donna, la vedova Kennedy. Sposò Jacqueline nella «loro» isola di Skorpios, un affronto senza pari. Maria fu annientata dal dolore, tentò di riprendere la carriera,ma con grande fatica, nonostante la vicinanza del tenore Giuseppe Di Stefano. Quando si accorse di aver sposato con Jackie una calcolatrice vivente, Aristotele a volte tornava di nascosto a Parigi, per trovare Maria. Lui morì nel ’75, lei gli sopravvisse due anni. Ne aveva 53 quando «la Divina», tanto amata da Visconti, Pasolini, Zeffirelli, si spense: forse per eccesso di barbiturici, forse per una rara malattia, ma soprattutto perché la vita senza Ari non la interessava più.