Mirko Molteni, Libero 30/11/2013, 30 novembre 2013
SAINT EXUPÉRY CONTRO LINDBERGH
Con la Francia occupata dai tedeschi, il 31 dicembre 1940 sbarcava a New York un esule Antoine de Saint Exupery, il «pilota-scrittore» con quella faccia da folletto un po’stonata sul suo fisico prestante. Alla notizia, esultò Anne Morrow, moglie del famoso aviatore americano Charles Lindbergh, che le rimbeccò: «Sì, vedo con gelosia che è qui! Sono geloso poiché sembra interessarti molto». Lui, che nel 1927 era stato il primo pilota a trasvolare da solo l’Atlantico da New York a Parigi, era ora portavoce della corrente isolazionista che bramava tenere gli Usa in pace con la Germania. Saint Exupery era invece pronto a usare tutta la sua influenza per rafforzare la voce, allora minoritaria, di chi voleva fermare Hitler. Già alla vigilia della guerra era stato ospite dei Lindbergh, invitato nella loro dimora di Long Island. Era l’agosto 1939 e Saint Exupery aveva conquistato (intellettualmente) la signora, lei stessa scrittrice. «Anne apprezza sempre di più il contatto con Saint Exupery. É la prima volta che un uomo le si rivolge per discutere del loro comune campo d’interesse. (…) Si sente contenta, meglio ancora, allegra ». Così tratteggia Bernard Marck, autore della più recente e approfondita biografia dello scrittore francese, Antoine de Saint Exupery, edita dalla bolognese Odoya. Quasi 600 pagine, 28 euro, sulla parabola dell’uomo che dal 1926 primeggiò fra i piloti dell’Aeropostale, l’avventurosa linea aerea coloniale che da Tolosa si irradiava verso Spagna, Africa e Sudamerica. Erano gli anni in cui trasportare la posta su aerei in legno e tela facendo tappa in campi ai margini del Sahara era una lotta con gli elementi e il destino, ben colta da Antoine in libri come Volo di notte o Corriere del Sud. Opere che gli aprirono le porte di un giornalismo del disincanto. Paris Soir lo mandò a Mosca come corrispondente per le celebrazioni del 1° maggio 1935. Subito toccò con mano il clima poliziesco dell’Urss. Il giorno della parata sulla Piazza Rossa, come altri stranieri, si trovò confinato fino alle 17.00 in albergo. Dovette scavalcare una finestra in un vicolo per sgattaiolare prima del tempo. Da quel “paradiso”, raccontò fra l’altro l’emblematico incidente al TupolevANT-20 “Maxim Gorki”, l’aereo più grande del mondo (al tempo), con 8 motori e apertura alare di 63 metri. Mostro che Stalin intitolò al grande poeta e che precipitò come un gigante dai piedi d’argilla per una collisione in volo con un caccia. «La minima protesta, la minima critica» scrisse Saint Exupery tornato a Parigi «è passabile delle pene peggiori, e del resto subito soffocata. E dubito che oggi ci sia un paese, foss’anche la Germania di Hitler, in cui lo spirito sia meno libero, più piegato, più timoroso, più asservito». Quello spirito metro di giudizio per lui che teneva sempre la vita sulla sottile frontiera tra sogno e realtà. Nel 1936, corrispondente dalla Spagna martirizzata dalla guerra civile. «Tentato a lungo dal comunismo» scrive Marck «o per lo meno dall’ideale che vi si riallaccia, Saint Exupery si sentirebbe più vicino ai repubblicani, nonostante il massacro di preti e religiose gettati nelle chiese incendiate». Disgustato dai massacri, riuscì a convincere alcuni miliziani rossi a risparmiare un fraticello. Nei Taccuini vergò: «Priorità della massa sull’élite? Mai. Priorità della materia, dello standard di vita sullo spirito?Mai. (…) Giacché, lo si voglia o no, la Spagna, bruciando i suoi tesori d’arte e svuotando l’universo chiuso dei conventi, ha accordato una priorità, fors’anche per un solo istante, alla stupidità sulla civiltà». La guerra con la Germania e la sua mobilitazione nell’aviazione militare furono seguite dal sostegno all’intervento dell’America, ma non a De Gaulle. Nel 1942 dichiarò: «Io non sono né con De Gaulle né con Vichy, ma con la Francia (…). Checché se ne dica, Petain resiste alla Germania e sarebbe insensato, da parte degli Alleati, creargli delle difficoltà. Se cadesse verrebbe sostituito da Laval, Doriot, Deat, eccetera, che dichiarerebbero guerra all’Inghilterra». In mezzo a tanta tragedia, il Piccolo Principe, uscito unanno prima che nel 1944 venisse abbattuto presso la Corsica dai caccia tedeschi, fu l’eredità d’amore che lasciò alla moglie Consuelo, che ispirò non poco le fattezze del piccolo protagonista, quasi un figlioletto mancato.