Guido Andruetto, La Repubblica 30/11/2013, 30 novembre 2013
MALIKA AYANE “I TATUAGGI RACCONTANO LA MIA ANIMA”
«La mia vita è disegnata sulla pelle». Malika Ayane solleva la manica del suo maglione nero e mostra orgogliosa il primo tatuaggio della sua vita. Un’ illustrazione di Corto Maltese che si è fatta tatuare sull’ avambraccio ai tempi del liceo. «Avevo diciassette anni - racconta la cantante, una delle più belle voci della musica leggera italiana di oggi - e lo desideravo tantissimo. Un giorno trovai per caso su un prato un paio di occhiali da sole di Gucci, e li vendetti al fidanzatino di una mia compagna per potermi pagare il tatuatore». Seduta al tavolo del suo bar preferito di Milano, nella zona dei Navigli, l’ interprete di Sospesa e Come foglie, sorseggia succo al pomodoro in un pigro pomeriggio e sorride ripensando alla sua prima volta in uno studio di tatuaggi. «Entrai in un tattooshop a caso, senza sapere in quali mani sarei finita. Una cosa un po’ folle riconsiderandola col senno di poi, anche se ho capito che il primo tatuaggio è sempre il frutto di un gesto impulsivo. Ti lanci e lo fai, senza troppi ragionamenti». Malika accarezza con la mano il tatuaggio e le si illuminano gli occhi mentre ne racconta la storia. > SEGUE la riproduzione di un’ immagine che ho preso da un albo del 1973 di Corto Maltese, Sogno di un mattino di mezzo inverno, di cui mi ha fatto innamorare la mia professoressa di italiano e storia delle scuole medie. Vede, qui c’ è Corto che viene svegliato a Stonehenge da un corvo che in realtà è Puck, al quale dice "e di questo sogno, tu sei la sola cosa concreta che mi resta"». Non sono le uniche parolee gli unici segni impressi per sempre sulla pelle della cantautrice scoperta da Caterina Caselli e osannata da Paolo Conte. «Il mio corpo è diventato nel tempo una sorta di taccuino aperto su cui mi piace annotare frasi o disegni che riguardano solo me. In pratica sono io il mio personale taccuino. Per esempio sul braccio mi sono fatta tatuare un alberello che si sta espandendo senza rispettare un ordine o dei tempi precisi. L’ ho iniziato a Berlino su un disegno abbozzato una seraa cena dal mio chitarrista, e da allora si è ingrandito ogni volta che vi ho aggiunto dei nuovi rami. L’ ultimo l’ ho fatto realizzare a Beirut di ritorno da un viaggio umanitario nella zona berbera del Marocco, mentre altre parti me le hanno tatuate dei ragazzi in uno studio non proprio raccomandabile di Coney Island, sopra il bar del Freak Show. La cosa bella è che, crescendo, il tatuaggio si arricchisce continuamente di sfumature ed assume un’ immagine sempre diversa». La schiena di Malika parla da sola con quell’ appariscente tripudio floreale che non passa di certo inosservato, specie se ti trovi a dare le spalle al pubblico su un palco come quello dell’ Ariston a Sanremo. «Sì, in effetti è un tatuaggio abbastanza plateale- scherza la cantante milanese di origine maghrebina, 30 anni il prossimo gennaio e una carriera punteggiata di collaborazioni, come quelle con Cesare Cremonini e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro - vorrei ancora aggiungere alcuni fiori tra le scapole e colorarne altri più giù, verso il fondo. Anche se sinceramente non so quale effetto mi farà, da vecchia, avere una schiena cadente che assomiglia alla tappezzeria del salotto della nonna, per il momento mi piace molto questa esplosione di colori e di forme che la ricopre per intero, rendendola vibrante. I tatuaggi sono così: vivono da soli e ti dimentichi di averli addosso. Però sai che sono lì e che col tempo si rivelano ricordandoti come e quando hanno preso forma prima nella tua testa e poi sulla tua pelle». Malika piega dolcemente la testa in avanti per svelare una scritta che si è fatta tatuare sul collo diversi anni fa: una frase in corsivo nascosta dai capelli che recita Love will tear us apart again, "L’ amore ci farà a pezzi di nuovo", da una canzone dei Joy Division. «Un buon esempio di come il tatuaggio sia costantemente presente anche se non lo vedi. Sai di averlo fatto in un determinato momento della tua vita perché ne sentivi il desiderio o la necessità, ma sai anche che ti accompagnerà per sempre senza costringerti a porti altre domande. Rappresenta semplicemente una parte di te». I consigli giusti possono comunque evitare delle brutte sorprese come ad esempio un risultato non particolarmente esaltante sotto il profilo estetico. «Chi decide di tatuarsi dovrebbe riporre tutta la sua fiducia nel tatuatore - ammette Malika - ed è il motivo per cui suggerisco di abbandonare tutte quelle stelline stupide che vanno tanto di moda oggi e di cercare la sintonia con chi esegue il tatuaggio, per realizzare insieme qualcosa di estremamente personale. Solo così lo si eleva a forma d’ arte. Ciascuno porta il suo contributo. Se il mio corpo sarà collaborativo, per esempio, anche la resa del disegno sarà nettamente migliore. È una questione di tatto, fisica, ma anche di senso estetico. Quando ho iniziato a farmi tatuare la schiena, ai tempi del Sanremo di Ricomincio da qui, mi è capitato un tatuatore che mi faceva saltare sulla sedia. Non è proprio il massimo quando di mezzo ci sono i tuoi nervi, la tua pelle. La stai affidando a una persona che la colorerà in modo irreversibile. Se manca l’ intesa, è meglio lasciare perdere». E che cosa accade, invece, quando scatta la scintilla? «L’ ho scoperto in uno studio di Rimini, bravissimi. Ho trovato quello che è l’ equivalente dell’ uomo della mia vita nel mondo dei tatuaggi: un professionista con un tratto meraviglioso e con una grande delicatezza nei gesti. Con loro mi sono talmente rilassata che a un certo punto mi stavo quasi per addormentare. Ero completamente a mio agio, una sensazione stupenda». L’ autrice di Ricreazione, un album che negli ultimi due anni è stato per mesi in classifica, confessa che la sua passione per il tatuaggio si lega anche alle radici marocchine della sua famiglia da parte paterna. «Indubbiamente sono stata affascinata dalla tradizione del tatuaggio all’ henné. Se cresci osservando intorno a te delle donne che dedicano intere ore a questa pratica, è normale rimanerne sedotti. Pur non essendo indelebile, è comunque un’ antica forma di tatuaggio che viene molto meditato e che si accompagna ad una complessa ritualità». Volando invece dal passato al presente, quali sono i tatuaggi che oggi riescono di più a stupirla? «Quelli dei miei fan. Ne ho incontrati alcuni che si sono fatti tatuare dei pezzi dei miei brani, ed è una cosa che trovo incredibile. Voglio dire, com’ è possibile che l’ abbiano fatto? Non ho mai scritto nulla di così veramente importante, o almeno credo, anche se ripensandoci sono io la prima che si è fatta tatuare una canzone».