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 2013  novembre 30 Sabato calendario

BERLUSCONI, UN ALTRO SCHIAFFO ANCHE GALLIANI SBATTE LA PORTA VIA DAL MILAN DOPO 27 ANNI


MILANO - Dall’ addio a Berlusconi, senza lacrime e con malcelato astio verso la figlia Barbara, al clamoroso abbraccio con Giraudo e Moggi. Ieri mattina Galliani ha annunciato all’ Ansa l’ intenzione di dimettersi da amministratore delegato del Milan, dopo 27 anni, più della metà dei quali spesi nella reggenza di Berlusconi politico. «Lo farò subito dopo la partita di Champions con l’ Ajaxo al massimo dopo il derby con l’ Inter»: il 12 o il 23 dicembre, dunque. Ma i tempi rapidissimi del divorzio e la complessa trattativa in corso per la ricca liquidazione (30 milioni forse il punto d’ incontro) erano noti. La novità sta nei modi dell’ addio e nella probabile destinazione del transfuga. Galliani è il primo tra i berlusconiani doc della primissima oraa sbattere la porta («con giusta causa o senza»), perché non va d’ accordo con un membro della famiglia: Barbara, che vuole riformare e ringiovanire il Milan e che in meno di tre anni da dirigente lo ha messo all’ angolo. Se ne va furibondo. «Ho subìto un grave danno alla mia reputazione». A Montecarlo si dà per imminente il varo di un fondo di investimento per il calcio, destinato al mercato asiatico, con tre soci molto famosi: Galliani, Giraudo e Moggi, questi ultimi ammaccati da Calciopoli ma pronti a ripartire dai fondi di investimento, nuova frontiera del pallone per l’ acquisto o la gestione di quote azionarie dei club e dei cartellini dei calciatori. L’ ad milanista non ha intenzione di entrare in politica con un ruolo nella resuscitata Forza Italia, né di tornare alla prima attività - la sua Elettronica Industriale disseminò di parabole l’ Italia per Berlusconi pioniere della tv commerciale - nella EI Towers, azienda Fininvest specializzata in torri per telecomunicazioni. La sua priorità è la trattativa per la liquidazione con Bruno Ermolli, delegato Fininvest. La versione più venale sulla ragione dello sfogo è quella dello stallo nella trattativa: Galliani, allarmato, rivendica una congrua buonuscita (lo stipendio lordo annuo è di 2 milioni). La versione più machiavellica racconta di una strategia per obbligare Berlusconi, finora silenzioso, a riabilitarlo in pubblico. Ma Berlusconi non ha gradito l’ uscita e la versione più accreditata è la terza: l’ esasperazione per la perdita del potere. Il casus belli resta il comunicato all’ Ansa del 3 novembre, in cui Barbara Berlusconi, dopo la sconfitta con la Fiorentina, affermava di avere chiesto «un cambio di filosofia aziendale». L’ elenco degli errori - mancanza di programmazione, acquisti in antitesi con le indicazioni della proprietà, scarsa lungimiranza rispetto a club come Fiorentina e Roma - rimandava a Galliani, con l’ accusa di vincolare il mercato ai procuratori potenti e in particolare a Raiola, manager di Balotelli. Così dopo la vittoria sul Celtic, attribuita dai giornali anche al discorso di Barbara alla vigilia a Milanello, lui ha consegnato parole contundenti. «L’ affetto per il presidente è immutato. Si è detto che il Milan spende male e non ha una rete di osservatori come Roma e Fiorentina, ma la Roma negli ultimi 5 anni è andata in Champions una volta e la Fiorentina mai. Il nostro bilancio è in pareggio, altri hanno montagne di debiti. Mi chiamano increduli dall’ estero». Non si è potuto consolare rimirando le coppe vinte, come faceva nella sede di via Turati. In quella nuova al Portello, voluta da Barbara, non c’ è la sala delle memorie di Adriano: finiranno nel museo attiguo, a uso dei tifosi.