Giovanni Cerruti, La Stampa 30/11/2013, 30 novembre 2013
GALLIANI LASCIA IL MILAN, SILVIO MEDIA
«Non in questo modo», dice lui. Non si tratta così nemmeno un antennista che sbaglia a collegare i cavi. E se l’antennista in questione è proprio questo brianzolo che le reti Fininvest le ha tirate su, che poi ha riempito di coppe la bacheca del Milan berlusconiano, che da 27 anni porta la sua crapa pelata e la sua cravatta gialla nelle tribune d’onore, ecco, a quasi 70 anni potrebbe pure lasciare il posto all’erede del Principale amatissimo, lo sa, l’ha sempre saputo. «Sono d’accordo con il ricambio generazionale, ma va fatto con eleganza». O almeno con un invito a cena ad Arcore. Come è accaduto ieri sera.
Ma non in questo modo, non in quel modo: Adriano Galliani ha già detto che se ne va. Ciao Milan e ciao Silvio. «Non torno indietro», dice. Chissà se lo ripeterà anche questa mattina, dopo l’incontro con il Cavaliere. Si è dato come scadenza metà dicembre. Il tempo di capire se troverà l’accordo per la buonuscita da 50 milioni lordi. O se dovrà trovarsi un bravo avvocato del lavoro, e ricorrere alla magistratura. «Io mi dimetterò per giusta causa, ho avuto un grave danno alla mia reputazione». La colpevole è lei, Barbara Berlusconi. E una sua frase d’accusa: «Ha speso poco e ha speso male».
Sono parole del 3 novembre. Meditate e scritte in un comunicato inviato all’agenzia Ansa. Più ufficiale di così non ce n’è. Galliani ha aspettato, s’attendeva almeno un cenno dal Cavaliere. Niente, solo un invito a pranzo qualche giorno dopo, presente pure Fedele Confalonieri. Poi è continuato il silenzio del Principale, e Galliani ha capito. La bella avventura è davvero finita, e peccato che capiti proprio in queste giornate di decadenza: «Il mio affetto per il presidente Berlusconi è immutato e immutabile. Sarà sempre il mio presidente. Non l’ho voluto disturbare». Il Cavaliere si è disturbato ieri pomeriggio: «Vieni a cena?».
Con Barbara ha in comune solo una data, il 30 luglio. Sono nati lo stesso giorno, ma in mezzo ci sono quarant’anni, lei è vicino ai trenta, lui ai settanta. Ecco il ricambio generazionale, allora. Ecco le fregole di Barbara, il suo ingresso nel Milan di due anni fa, nella sede del Milan la stanza che fu di Leonardo. La sua prima intervista, per celebrare il 25° anniversario del Milan berlusconizzato. Quel 2 febbraio Galliani aveva letto la “Gazzetta dello Sport” con una delle sue smorfie. «Sacchi, Ancelotti, Gullit, Gattuso. Maldini, Pato».
Parlava di tutti, Barbarella. Di tutti, ma non dell’amministratore delegato. Non di Galliani.
Dicono che Berlusconi sia «imbarazzato». Dicono che Confalonieri abbia preso le parti di Galliani. Dicono che in famiglia non tutti siano d’accordo con lo stile Barbara. Ma l’addio di Galliani, sempre che il Cavaliere non s’inventi qualche contropiede, è un altro strappo che lacera il bel mondo berlusconiano. C’era anche Galliani in bermuda alle Bermuda, in quella foto del ‘95 dove erano tutti lì, Silvio e Gianni, Marcello e Fedele, Carlo e Adriano. Emilio Fede non c’era, ma al sito “Dagospia” conferma: «E’ un insieme, valori e ricordi che se ne va. Galliani è stato per anni il vero braccio destro di Silvio».
Ancora Fede: «Obbediva agli ordini senza discutere, superfedelissimo. Era nel gruppo che il Cavaliere chiamava “Gli anziani combattenti”. Se parlavano al telefono Adriano s’alzava in piedi». Fine della partita, Adriano ora si alza vuole andarsene. E il Milan senza Galliani da affare può diventare una lite in famiglia, se è vero che i figli già baruffano, Marina e Piersilvio in difesa di Galliani, Eleonora e Luigi all’attacco con Barbara. Il Cavaliere sembra un arbitro distratto da altre faccende. A meno che non abbia deciso di fischiare ieri notte. Fallo di Barbarella. Galliani non rischia l’ammonizione. Piuttosto se ne va davvero.