Valerio Ochetto, Adriano Olivetti. La biografia, Edizioni di Comunità, 2013, pp. 314, euro 16,50., 30 novembre 2013
BIOGRAFIA ADRIANO OLIVETTI
Nasce Adriano Olivetti
Adriano Olivetti nasce l’11 aprile 1901 sulla collina di Monte Navale, a Ivrea. Il padre Camillo era ebreo, la madre, Luisa Revel, figlia di un pastore valdese evangelizzatore itinerante.
La famiglia Olivetti va a vivere in un ex convento
Nel 1903 Camillo Olivetti sposta la sua fabbrica di galvanometri, amperometri, wattometri da Ivrea a Milano, dove diventa CGS (da centimetro, grammo, secondo). Porta con sé gli operai. Dopo quattro anni decide di tornare all’edificio di mattoni rossi, a Ivrea. Lì inizia a progettare la prima macchina per scrivere italiana su base industriale. Il 29 ottobre 1908 la nuova Società Ing. C. Olivetti e C. con sede a Ivrea è cosa fatta. Con 12 soci e 30 operai, è un’accomandita semplice e Camillo Olivetti da solo possiede più di metà del capitale sociale. In quello stesso anno la famiglia, dove si contano cinque figli (Elena, Adriano, Massimo, Silvia e Laura; più tardi arriverà Dino) va a vivere in un convento abbandonato che sorge poco lontano dalla fabbrica.
La prima macchian da scrivere targata Olivetti
Al ritorno da un viaggio in America, nell’autunno del 1908, Camillo Olivetti disegna la macchina per scrivere M1. La prima lettera, datata 12 agosto, è per la moglie. Ma ci vogliono altri anni per perfezionarla. Viene presentata all’esposizione universale di Torino del 1911. Il primo appalto di 200 macchine è per il ministero della Marina.
Mille macchine Olivetti
Nel 1913, alla produzione della millesima macchina per scrivere, Camillo Olivetti regala ai dipendenti un distintivo e una spilla d’oro alla moglie Luisa.
L’apprendistato di Adriano Olivetti
Adriano Olivetti fa apprendistato nella fabbrica di famiglia: «Nel lontano agosto 1914, avevo allora tredici anni, mio padre mi mandò a lavorare in fabbrica. Imparai così ben presto a conoscere e odiare il lavoro in serie: una tortura per lo spirito che stava imprigionato per delle ore che non finivano mai, nel nero e nel buio di una vecchia officina… Per molti anni non rimisi piede nella fabbrica, ben deciso che nella vita non avrei atteso nell’industria paterna».
Adriano Olivetti a scuola
Nel 1915 Adriano Olivetti e il fratello Massimo vanno a in una scuola pubblica di Milano. Dormono presso un’anziana signorina. A metà anno Massimo, angosciato, si ammala: i due ragazzi tornano a Ivrea. Proseguono gli studi a Cuneo: istituto tecnico, sezione fisico-matematica (cioè il liceo scientifico del tempo).
Adriano Olivetti si arruola
Il 16 aprile 1918, terminati gli studi, da Cuneo Adriano Olivetti scrive al padre per comunicargli che desidera arruolarsi volontario. Appena diciassettenne, non fa in tempo ad andare al fronte perché viene smobilitato dopo pochi mesi di istruzione militare con gli alpini, per la fine della guerra.
Adriano Olivetti studia al Politecnico
Nel 1919, dopo il primo anno al Politecnico di Torino, Adriano Olivetti passa dalla sezione di ingegneria meccanica a quella di chimica industriale. Ma frequenta poco l’università.
Adriano Olivetti giornalista
Gennaio 1920: Adriano Olivetti comincia a scrivere, con lo pseudonimo di Diogene, sul settimanale Azione Riformista, fondato a Ivrea dal padre. Suo principale bersaglio polemico è Giolitti, visto come corruttore della vita politica italiana. Adriano Olivetti è anche abbonato e sostenitore della rivista di Piero Gobetti, Energie Nove.
La fine di Azione Riformista
A ottobre 1920 Azione Riformista di Camillo Olivetti cessa le pubblicazioni.
Adriano Olivetti torna a scrivere
Il 25 febbraio 1922 Camillo Olivetti lancia un nuovo settimanale con sede a Torino: Tempi Nuovi. Il figlio Adriano è di nuovo nella redazione.
Adriano Olivetti s’innamora
Nell’estate 1922 Adriano Olivetti conosce in vacanza in Alto Adige Gino Levi, anch’egli studente al Politecnico. Questi lo conduce a casa sua e gli presenta la sorella Paola, che Adriano Olivetti aveva già adocchiato una sera a teatro, attrice in una recita studentesca. Diventa assiduo in casa Levi, sempre più affascinato da Paola.
Le delusioni d’amore di Adriano Olivetti
Da agosto del 1923 a giugno 1924 Adriano Olivetti fa il servizio militare insieme a Gino Levi. Prima di andare sotto le armi si dichiara alla di lui sorella Paola, mentre in montagna sta scendendo dal Col d’Olen verso Gressoney. La ragazza gli risponde di provare per lui solo amicizia.
Olivetti fomenta la rivolta
Alle elezioni del 6 aprile 1924 la rivista Tempi Nuovi, di Camillo Olivetti, appoggia la lista d’opposizione della Unione Democratica Piemontese. Dopo il delitto Matteotti a Ivrea i gruppi di Rivoluzione Liberale organizzano una pubblica protesta al teatro “Giacosa”. Fra i promotori c’è Adriano Olivetti.
I fascisti contro il giornale di Olivetti
Nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1924 le squadre fasciste irompono nella sede di Tempi Nuovi di Olivetti e la devastano.
Adriano Olivetti si laurea
Nel luglio del 1924 Adriano Olivetti si laurea con una tesi su uno zuccherificio.
Adriano Olivetti torna in fabbrica
Agosto 1924: Adriano Olivetti inizia il suo secondo apprendistato in fabbrica come operaio. Paga: 1,80 lire all’ora. In novembre va a fargli compagnia l’amico Gino Levi, stesso banco di lavoro, stesso salario. Il padre Camillo si apre una piccola officina per fare «esperienze di progettazioni»: la chiama OMO, Officina Meccanica Olivetti.
La Olivetti produce quattromila macchine per scrivere
Nel 1924 l’Italia importava circa 4.000 macchine per scrivere dalla Germania. Quattromila ne produceva la Olivetti in un anno nelle sue sei filiali (400 dipendenti). La produzione globale italiana era di 12.000 macchine.
Olivetti chiude Tempi Nuovi
Il 3 gennaio 1925, all’indomani del discorso di Mussolini che getta le basi dello Stato totalitario, la rivista Tempi Nuovi di Camillo Olivetti cessa le pubblicazioni.
Adriano Olivetti va negli Stati Uniti
Nell’estate del 1925 Adriano Olivetti si imbarca da Liverpool per gli Stati Uniti. Ce l’ha mandato il padre per perfezionare l’inglese e «vedere un po’ di mondo (meccanico e non meccanico)». Scrive Adriano Olivetti: «Quando il 2 agosto mi avvicinavo alla statua della Libertà e mi apparivano i grandi grattacieli, mi pulsava nel cuore un orgoglioso pensiero: giungevo per studiare, per capire il segreto della potenza industriale, ma non riuscivo a convincermi che tutto era possibile anche nel mio piccolo paese, che vi sarei tornato per dimostrare a me e agli altri quanto la volontà e il metodo potessero prevalsere sugli uomini e sulle cose». Viaggia in seconda classe per gli stati del Nord est. Dorme nella catena degli ostelli della Ymca e, per soggiorni più lunghi, presso famiglie private e registra i brevetti paterni. Poche le distrazioni.
Impressioni da New York
Il 25 dicembre 1925 Adriano Olivetti scrive da New York: «Io credo che siamo a un punto della civiltà in cui il progresso cresce in linea geometrica positiva anziché aritmetica».
Olivetti riflette sui metodi di produzione
Il 16 gennaio 1926 Adriano Olivetti riparte da New York alla volta dell’Europa. In sei mesi ha visitato 105 fabbriche. Riporta a casa decine di libri. Della sua esperienza scrive: «Traemmo la convinzione che il segreto non stava negli uomini, perché certo i nostri non erano da meno dei loro fratelli emigrati in America, ma stava nella struttura della organizzazione e nel rigore dei metodi».
Adriano Olivetti e la fuga di Turati
Il 3 dicembre 1926 Adriano Olivetti porta Filippo Turati, che sta cercando di espatriare, a casa dei Levi a Torino , nel loro nuovo alloggio di via Pallamaglio. Così Natalia Ginzburg, sorella di Gino e Paolo Levi, descrive Adriano: «Cominciava a perdere i capelli, e aveva ora una testa quasi calva e quadrata, cinta di riccioli cresputi e biondi. Quella sera, la sua faccia e i suoi pochi capelli erano come frustati da un colpo di vento. Aveva occhi spaventati, risoluti e allegri; gli vidi, due o tre volte nella vita, quegli occhi. Erano gli occhi che aveva quando aiutava una persona a scappare, quando c’era un pericolo e qualcuno da portare in salvo».
Adriano Olivetti va a Londra
Adriano Olivetti, guidando dalle otto di sera alle tre del mattino dell’8 dicembre 1926, conduce Filippo Turati, diretto all’estero, all’imbarco di Savona dove li attendono Sandro Pertini e Italo Oxilia. Dopo l’operazione, il padre lo manda a Londra per sottrarlo a possibili indagini. Appena arrivato in Inghilterra scrive ai genitori che intende sposare Paola Levi, con cui è ripresa l’amicizia. A lei scrive lunghe lettere chiamandola scherzosamente «Paola signorina Levi».
Adriano Olivetti vuol riorganizzare la fabbrica
Il 16 marzo1927 Adriano Olivetti invia al padre dall’Inghilterra un appunto intitolato “Organizzazione generale e interna”. Propone un’organizzazione del personale decentrata, una direzione per funzioni (ufficio tecnico, studi, lavoro eccetera) al posto di una gerarchia indifferenziata. Vuole intaccare il potere dei capiofficina saliti dalla gavetta, a favore degli esperti usciti dalle scuole. In particolare, obiettivo delle sue critiche è Domenico Burzio, dinastia di artigiani fucinatori, seconda elementare, specializzazione elettrotecnica conquistata alle scuole serali, fedelissimo di suo padre Camillo e direttore tecnico della fabbrica. Adriano Olivetti vuole che Burzio sia affiancato da ingegneri. Nel documento propone l’idea di una macchina per scrivere portatile.
Adriano Olivetti si sposa
Nel maggio 1927 Adriano Olivetti sposa Paola Levi nel municipio di Torino, con un semplice atto legale. Segue pranzo per le due famiglie a casa dei genitori della sposa. Poi la coppia parte per un lungo viaggio di nozze che in più di sei mesi li porta, tra l’altro, a Interlaken, a Londra, a Berlino, a Ginevra (dove incontrano lo psicanalista Charles Baudoin). Mentre lui visita fabbriche, la moglie lo attira nei musei e al cinema. Quando tornano a Ivrea vanno a vivere a Casa Fontana, un appartamento luminoso in via Castellamonte, davanti alla fabbrica. Paola, alla quale Ivrea sta stretta, impara a portare la macchina con cui va spesso a Torino a trovare madre e amici. Fuori dal controllo rigido dei genitori ha finalmente il diritto di tagliarsi i capelli e di portare vestiti alla moda.
Le novità di Adriano Olivetti
Nel 1927, al ritorno dal viaggio di nozze, Adriano Olivetti inaugura i cambiamenti per la razionalizzazione in fabbrica, aiutato dall’amico Gino Levi, dall’ingegner Fulgido Pomella (uno dei pochi fascisti in Olivetti), da Albino Persano e Giulio Zanetti. Ha calcolato che il rendimento è inferiore di un terzo rispetto a quello possibile con una migliore organizzazione: con i nuovi metodi, per fare una macchina non ci vogliono più 12 ore ma 4 e mezza. Risultati possibili anche grazie all’operaio venticinquenne Natale Capellaro, che aiuta gli ingegneri a mettere a punto le fasi di montaggio. In quel periodo Adriano Olivetti faceva personalmente i colloqui con i candidati alle mansioni da impiegato. Ogni volta, alla fine della chiacchierata, faceva firmare loro una strisciolina di carta per analizzare la scrittura attraverso la grafologia, di cui era appassionato.
Nasce Roberto, primogenito di Adriano Olivetti
Il 18 marzo 1928 nasce Roberto, primo figlio di Adriano Olivetti e Paola Levi. Poi arriverà Lidia.
La Olivetti ha fabbriche anche in Spagna
Nel 1929 Camillo Olivetti fonda a Barcellona, insieme a un gruppo di finanziatori spagnoli, l’Hispano Olivetti, la prima fabbrica satellite fuori d’Italia.
Adriano Olivetti va ad abitare a Milano
Nel 1931 Adriano Olivetti e la moglie Paola vanno a vivere a Milano, in una casa in affitto in piazza Castello.
Adriano Olivetti sorvegliato dai fascisti
Nell’aprile del 1931 viene aperta un’indagine sull’antifascismo di Adriano Olivetti (erano state trovate lettere del 1925 a un suo zio negli Stati Uniti in cui parlava della «banda di mascalzoni e assassini che delizia il bel paese»). La prefettura di Aosta tende a minimizzare, ma la polizia di Roma, pur continuando a concedergli il passaporto, ordina di «voler predisporre nei confronti del medesimo cauta opportuna sorveglianza allo scopo di meglio accertare l’attività politica del medesimo».
Adriano Olivetti in Urss
Estate 1931: Adriano Olivetti, insieme a una delegazione della Confederazione generale fascista degli industriali, va in Unione Sovietica per incrementare gli scambi commerciali.
Olivetti diventa società anonima
Il 4 agosto 1932 la società comunemente chiamata Ico (Ingegner Camillo Olivetti) viene trasformata da accomandita semplice in società anonima. L’assemblea degli azionisti ratifica: il capitale è elevato a 13 milioni di lire, Camillo continua a mantenere il controllo perché, oltre alle 4.400 azioni da 1.000 lire che possiede insieme alla famiglia, a lui personalmente vengono attribuite altre 2.000 azioni a voto plurimo, 5 voti per ogni azione. Con il mutamento giuridico, la Società ottiene un prestito agevolato dall’Imi. In quello stesso anno muore l’operaio Domenico Burzio.
Adriano Olivetti è direttore
Il 4 dicembre 1932 Adriano Olivetti diventa direttore generale della società. Viene presentata la MP1, la prima macchina portatile voluta e progettata secondo le idee di Adriano Olivetti.
Adriano Olivetti si iscrive al Partito fascista
Il 31 luglio 1933 Adriano Olivetti si iscrive al Partito nazionale fascista. La polizia: «Si ha l’impressione che egli abbia chiesta la iscrizione per evidenti ragionidi opportunità, avendo un’azienda che ha la necessità di essere tutelata e sostenuta dal governo».
Il primato della Olivetti sul mercato italiano
Nel 1933 La Olivetti conquista la supremazia sul mercato italiano, raggiungendo il 50,8% contro il 40,6 precendete la crisi del 1929. Nasce il servizio pubblicità, diretto inizialmente dallo stesso Adriano Olivetti e si costituisce l’ufficio progetti e studi affidato a Gino Levi. Viene potenziata la rete di vendita moltiplicando le filiali e triplicando i venditori.
Adriano Olivetti tradito
Nel 1933 Carlo Levi, pittore e scrittore, inviando allo scrittore Giansiro Ferrata il bozzetto per la copertina del suo romanzo Luisa, parla di Paola Levi, moglie di Adriano Olivetti, come della «mia gentilissima (carissima e bellissima) segretaria». Nello stesso periodo mette in mostra dei quadri di cui sempre Paola è la modella. Il loro amore è ormai noto anche ad Adriano Olivetti, che accetterà di riconoscere Anna, la bambina nata dalla relazione tra la moglie Paola e Carlo Levi.
Adriano Olivetti vuole rifondare Ivrea
Nel 1934 Adriano Olivetti lascia Milano e torna a vivere a Ivrea. Affida agli architetti Figini e Pollini di Milano la costruzione della nuova fabbrica e il progetto per un nuovo quartiere della città, già concepito come la prima parte di un piano regolatore di Ivrea: edifici che si stagliano nella natura, con linee geometriche pure, prati, spazi sportivi, edifici collettivi che separano il quartiere dalla fabbrica, vie con carreggiate separate per automobili, biciclette e pedoni.
Muore Laura, sorella di Adriano Olivetti
Maggio 1934: muore di parto a 27 anni Laura Olivetti, detta Lalla, sorella di Adriano Olivetti. La figlia Maria Luisa, detta Mimmina, è adottata dai nonni.
Un patto di famiglia per la Olivetti
L’11 giugno 1934 tutti i rampolli della famiglia Olivetti si riuniscono sotto la presidenza del padre Camillo e sottoscrivono un atto di sindacato azionario e patto di famiglia per cui le singole azioni vengono messe in comune per la durata di sei anni. Adriano ne possiede solo 400, meno di fratelli e sorelle, avendone intestate 200 alla moglie Paola, ma vede rafforzata la sua posizione perché entra a fare parte del triumvirato incaricato di amministrare e dirigere il lotto di azioni che formano il pacchetto di maggioranza assoluta. Con Adriano Olivetti c’è il padre Camillo e Arrigo Olivetti, discendente del ramo biellese della famiglia, che nel 1923 ha sposato la primogenita Elena.
Olivetti produce la prima telescrivente italiana
Nel 1935 con Studio 42 si aggiunge una semistandard fra le macchine da ufficio (M40) e le portatili (MP1). Massimo Olivetti progetta la prima telescrivente italiana, la T1. Si tenta di aprire una linea di addizionatrici e calcolatrici.
Adriano Olivetti pensa al piano regolatore della Valle d’Aosta
Nel 1935 Adriano Olivetti comincia a raccogliere lo staff di architetti per dare vita a un piano regolatore della Valle d’Aosta.
Adriano Olivetti presenta il piano per Ivrea a Mussolini
Il 30 maggio 1936 Adriano Olivetti a Palazzo Venezia di Roma presenta il progetto urbanistico di Ivrea a Mussolini.
Adriano Olivetti scrive sulla Treccani
Nel 1937 Adriano Olivetti pubblica la sua prima rivista, specializzata in organizzazione industriale e problemi del lavoro: si chiama Tecnica ed Organizzazione. È anche incaricato di compilare due voci della nascente Enciclopedia Treccani.
Un progetto per la Valle d’Aosta firmato da Adriano Olivetti
A partire dal 5 luglio 1937 viene esposto a Roma, nella galleria della Confederazione fascista artisti e professionisti, il piano regolatore per la Valle d’Aosta pensato da Adriano Olivetti. È firmato, oltre che dallo stesso Olivetti, da Renato Zveteremich e Italo Lauro, dagli architetti del gruppo milanese BBPR, da Figini e Pollini e da Piero Bottoni. Si tratta di 5 plastici e 450 tavole, con fotografie aeree, statistiche e immagini. Il progetto non piace a Mussolini. Su un appunto inviatogli per autorizzare la presenza di un membro del governo all’inaugurazione della mostra sul piano, il duce appone di suo pugno un “no” a matita blu. Mentre i ministeri sollecitati a investire nel progetto rispondono parlando di «limitatissime assegnazioni» e «modestissime disponibilità», costruzioni pubbliche iniziano a sorgere per proprio conto, senza ordine e criterio unificatore.
Adriano Olivetti si separa
Nel 1938 le esportazioni della Olivetti costituiscono quasi un terzo del fatturato. Adriano Olivetti si separa legalmente dalla moglie Paola.
Adriano Olivetti è ariano
Con l’emanazione delle leggi razziali (settembre 1938) i fratelli Olivetti sono divisi in due gruppi: risultano ebrei Silvia, Dino e Massimo. Risultano, invece, ariani Adriano ed Elena, anche per merito di attestati di battesimo forniti da pastori valdesi. Il padre Camillo verrà dichiarato «ebreo discriminato», cioè con attenuazione delle sanzioni civili, per meriti eccezionali.
Summa, la prima addizionatrice della Olivetti
Nel 1940 esce Summa, la prima addizionatrice Olivetti. Al design dei prodotti lavorano Marcello Nizzoli, Alexander Scawinsky. Alla pubblicità Zveteremich e poi Luciano Sinisgalli, Costantino Nivola e Giovanni Pintori. Si aprono negozi Olivetti accanto alla rete di filiali e venditori: quello della Galleria Vittorio Emanuele di Milano rinnova le vetrine ogni quindici giorni.
Maria José di Savoia visita il nido della Olivetti
Nell’estate del 1941 la principessa Maria José di Savoia va a visitare l’asilo nido della fabbrica Olivetti.
Adriano Olivetti editore
Nell’autunno del 1941 Adriano Olivetti si presenta a Luciano Foà della Agenzia Letteraria Internazionale (Ali) di Milano e gli propone di organizzare una nuova casa editrice. Il lavoro comincia nel capoluogo lombardo, ma quando i bombardamenti sulla città si fanno pesanti, l’attività si trasferisce a Ivrea, dove nascono le Nei, Nuove Edizioni Ivrea. Simbolo: una colomba con un ramoscello d’olivo. Olivetti si circonda di giovani d’ingegno: Giorgio Fuà, Ada Della Torre, Erich Linder, Bobi Bazlen. Poi gli altri collaboratori con incarichi di fabbrica: Leone Traverso, Cesare Musatti, Mirto Doreguzzi. Numerosi e validi anche i collaboratori esterni, con il piano di aggiornare la cultura italiana. Si prendono i diritti delle opere di Hemingway, di Keynes, di Jung. Si preparano le traduzioni di Kierkegaarde di Freud. Da tanto fervore esce poco. Solo due opere nel 1943: La vocazione umana di Aldo Ferrabino, e gli Studi e proposte preliminari per il piano regolatore della Valle d’Aosta. L’opera di acquisizione di diritti va in gran parte persa per la guerra.
Il quartiere Olivetti di Ivrea
Nel 1942 alla Olivetti lavorano 4.673 dipendenti. Produzione di macchine per scrivere (dei tre modelli): oltre 64.000, alle quali si affiancano 2.561 macchine da calcolo. Esportate 14.000 macchine da scrivere e solo 44 da calcolo. A Ivrea si inaugura quel che si è potuto realizzare del nuovo quartiere progettato da Figini e Pollini: sulla collina di fronte alla fabbrica sorge una casa operaia per 24 famiglie, ai suoi piedi l’asilo nido, più avanti, sulla via Castellamonte, le sette case a schiera per gli impiegati.
Adriano Olivetti vuol rovesciare Mussolini
Nell’estate del 1942 Adriano Olivetti va al castello di Sarre, in Valle d’Aosta, a trovare Maria José di Savoia, al centro di contatti con antifascisti e ambienti vaticani e militari. Le dice di aver avuto un incontro segreto con Badoglio al quale ha chiesto di rovesciare Mussolini.
Adriano Olivetti pensa al dopoguerra
Nell’inverno del 1942 Adriano Olivetti inizia a scrivere testi teorici per abbozzare la fisionomia della nuova società da costruire nel dopoguerra.
Adriano Olivetti incontra Benedetto Croce
All’inizio del 1943 Adriano Olivetti va in giro per presentare il suo programma teorico sulla pace e la ricostruzione. Lo porta a Benedetto Croce, che si mostra poco interessato. Poi va a trovare Luigi Einaudi e fa circolare il testo fra amici e personaggi: Adolfo Omodeo e Guido Calogero, che lo mostra nelle riunioni clandestine del nascente Partito d’azione.
Adriano Olivetti sogna di ricostruire l’Italia
Alla fine di gennaio 1943 Adriano Olivetti incontra in Svizzera François Bondy, giornalista tedesco naturalizzato svizzero, in rapporto con gli antifascisti italiani. A lui spiega che vorrebbe far conoscere agli Alleati il suo piano per abbattere il fascismo e ricostruire l’Italia.
Il piano di Adriano Olivetti
Il 4 febbraio 1943 a Jona, sul lago di Zurigo, Adriano Olivetti incontra un informatore dell’Oss (Office of strategic services) al quale presenta un testo, molto articolato, che viene schedato come “Plan A”. Qui Olivetti sostiene che la reggenza in Italia dev’essere affidata a Maria José di Savoia, affiancata da un governo interno che proclamerà la neutralità italiana e sosterrà le forze armate contro i tedeschi presenti nella penisola. Un governo esterno, invece, sarà più apertamente filo-Alleati e costituito da esuli italiani. Solo alla fine della guerra i due governi si riunificheranno. Il piano di Olivetti finisce a Berna, nelle mani di Allen Dulles, coordinatore dell’Oss per l’Europa.
Adriano Olivetti cerca sostenitori
Maggio 1943: Adriano Olivetti incontra il generale Raffaele Cadorna, la principessa Maria José di Savoia, il generale Enrico Caviglia, il generale Pietro Badoglio. Ugo la Malfa, Luigi Salvatorelli, Carlo Levi ed Emilio Lussu sono disponibili a espatriare per sostenere il suo piano di govero esterno all’Italia.
Adriano Olivetti, informatore Oss n.660
Il 15 giugno 1943 Adriano Olivetti viene portato all’ambasciata americana di Berna dove incontra Allen Dulles. Dall’incontro esce abbastanza deluso perché all’americano interessano soprattutto le informazioni strategiche, mentre lui vuole parlare delle sue teorie sul dopoguerra. Al termine dell’incontro Olivetti, che viene registrato come informatore Oss n.660, è mandato da Joseph Mac Caffery, dell’ambasciata inglese, rappresentante del Soe (Special operation executive). Mac Caffery gli indica un certo “signor Rossi” di Milano come tramite per future comunicazioni.
Adriano Olivetti allerta gli Alleati
Il 28 luglio 1943 Adriano Olivetti è a Roma da una decina di giorni. Deluso da Badoglio che non lo ha convocato per nessun incarico, si ritrova con Luciano Foà, Giorgio Fuà e Wanda Soavi a scrivere un appunto da mandare al “signor Rossi” di Milano. Nel testo mettono in guardia gli Alleati da certe tendenze del governo Badoglio. L’autista Antonio Gaiani è incaricato di consegnare il testo. Ma quella sera stessa, alla stazione Trastevere, Gaiani è arrestato e portato a Regina Coeli.
Adriano Olivetti a Regina Coeli
Il 30 luglio 1943, arrestati con l’accusa di intelligenza col nemico, Adriano Olivetti e Wanda Soavi vengono rinchiusi a Regina Coeli. Il “signor Rossi” è in realtà un agente del Sim, Servizio informazione militare.
Adriano Olivetti scarcerato
Il 22 settembre Adriano Olivetti e Wanda Soavi escono di prigione (il 29 settembre esce anche Antonio Gaiani). Olivetti finanzia con 10 milioni di lire la nascente Resistenza romana.
Muore Camillo, padre di Adriano Olivetti
Il 4 dicembre 1943 muore all’ospedale di Biella Camillo Olivetti, padre di Adriano Olivetti. È sepolto nel cimitero ebraico della città, ma prima di morire raccomanda a familiari e dirigenti di dividere, a fine guerra, una quota delle azioni fra quei dipendenti che hanno investito i loro risparmi nel finanziamento dell’azienda. Adriano Olivetti torna a Ivrea in incognito ma, saputo che su di lui pende l’ordine di arresto, si trasferisce a Milano.
Adriano Olivetti espatria in Svizzera
L’8 febbraio 1944 Adriano Olivetti consegna a Carlotta Musso, ex segretaria del padre residente a Milano, la metà di un foglietto strappato dalla propria agenda: «Quando riceverà l’altra metà, capirà che abbiamo passato il confine». Due giorni dopo la donna riceve la telefonata di un uomo che le dà appuntamento in una banca. Appena entra, una persona rovescia delle carte e mostra l’altra metà del foglietto strappato, poi glielo consegna. Adriano Olivetti è arrivato a Lugano. Da lì si trasferisce a Champfer, all’estremità del lago di Silvaplana, e si ferma a vivere, insieme a Wanda Soavi, nell’hotel “Chesa Guardalej”. Il progetto sulle riforme da fare per la ricostruzione dell’Italia diventa un libro di 378 pagine intitolato L’Ordine politico delle Comunità.
Muore la madre di Adriano Olivetti
Agosto 1944: muore a Vico Canavese Luisa Revel, madre di Adriano Olivetti.
Adriano Olivetti sogna le Comunità
Aprile 1945: viene stampato L’Ordine politico delle Comunità di Adriano Olivetti. Sua intenzione è indicare una terza via tra socialismo di Stato e liberalismo. Alla base della sua costruzione c’è la Comunità: la dimensione ottimale è di 100.000 abitanti, da raggruppare intorno a una grande fabbrica, o una serie di fabbriche minori, gestita dai cittadini. Sopra le Comunità (400-500 in tutta Italia) ci sono gli Stati regionali (3-5 milioni d abitanti), sovrastati dallo Stato federale e poi dallo Stato mondiale. Le funzioni politiche essenziali sono sette: affari generali o amministrazione, giustizia, lavoro, cultura, assistenza, urbanistica, economia. Non una volta è citato il termine “partito politico”. Intanto, mentre Adriano Olivetti è in Svizzera, l’azienda diventa il centro della vita cittadina. La mensa e lo spaccio sono aperti a tutti, si distribuiscono buoni per il cibo, si assicura l’ordine pubblico (le uniche quattro rivoltelle legali di Ivrea appartengono ai guardiani di fabbrica), fa da tramite per gli scambi di prigionieri.
Adriano Olivetti torna a Ivrea
A maggio 1945 Adriano Olivetti torna a Ivrea dalla Svizzera. Ringrazia i dirigenti Carlo Levi (che dopo le leggi razziali ha preso il cognome Martinoli), Giovanni Enriques e Giuseppe Pero. Propone loro una gratifica straordinaria per aver salvato l’azienda in sua assenza e poi li rimuove.
Adriano Olivetti torna presidente di fabbrica
Il 28 luglio 1945 Adriano Olivetti ritorna presidente e amministratore delegato, il fratello Massimo vicepresidente. Rispetto al 1942 la produzione di macchine è calata di 31.066 unità e l’esportazione più che dimezzata (-8.368). Le macchine da calcolo vendute sono 2.561.
Adriano Olivetti si iscrive al Psiup
Nel 1945 Adriano Olivetti iscrive al Psiup e finanzia il settimanale canavesano del partito, malgrado questo attacchi continuamente la Olivetti. Un giorno convoca segretamente alcuni dirigenti dei partiti di sinistra che lavorano in fabbrica. Fra di essi, Umberto Rossi, allora comunista. Gli chiede se sono disposti ad accettare la socializzazione della fabbrica. Rossi prende qualche giorno per riflettere, si consulta, poi gli risponde che i tempi non sono ancora maturi, che lui stesso non se la sentirebbe di partecipare alla gestione dell’azienda.
Adriano Olivetti lascia la fabbrica al fratello
Il 15 settembre 1945 il Consiglio di amministrazione della Olivetti accentra in Massimo, fratello di Adriano Olivetti, tutti i poteri: presidente, amministratore delegato, direttore generale. Adriano Olivetti resta consulente generale, ottiene la liquidazione per finanziare le sue attività cultural-politiche e parte per Roma.
Adriano Olivetti pubblica la rivista Comunità
A marzo 1946 esce a Roma la rivista “Comunità”, fondata da Adriano Olivetti. La sede si trova in piazza Barberini 52, sopra agli uffici Olivetti. In redazione lavorano Paolo Padovano, Bona Della Volpe e Fausta Finzi. Collabora anche Giorgio Fuà. Nel primo numero un articolo di Ignazio Silone intitolato “Il mondo che nasce”. Olivetti pubblica stralci del suo libro L’Ordine politico delle comunità.
Adriano Olivetti s’iscrive al Partito cristiano-sociale
Estate 1946: Adriano Olivetti si allontana dal Psiup per avvicinarsi al Partito cristiano-sociale, fondato da Gerardo Bruni.
Olivetti fonda le Edizioni di Comunità
Ottobre 1946: esce il sesto e ultimo numero della rivista “Comunità” di Roma, fondata da Adriano Olivetti. Nascono le Edizioni di Comunità.
Adriano Olivetti torna in azienda
Il 30 novembre 1946 Adriano Olivetti torna a Ivrea da Roma e riprende il posto in azienda come presidente. Suo fratello Massimo non è d’accordo, in questo appoggiato dal cognato Carlo Lizier, vedovo della sorella Lalla.
Esperimenti editoriali di Adriano Olivetti
Il 19 aprile 1947 esce a Torino il settimanale “Comunità” fondato da Adriano Olivetti. Termina le pubblicazioni dopo 26 numeri, alla fine dello stesso anno.
Adriano Olivetti lascia i cristiano-sociali
Nel maggio 1947 Adriano Olivetti rompe con i cristiano-sociali.
Olivetti presenta Divisumma
A giugno 1947 viene presentata alla Fiera di Milano la Divisumma, prima calcolatrice della Olivetti. Creata sulla base della Remington Printing Calculator, è stata messa a punto grazie all’ingegno dell’operaio Natalino Capellaro insieme al direttore Gino Levi.
In Olivetti rinasce il patto di famiglia
Il 4 agosto 1947 in Olivetti viene ricostituito il sindacato azionario e patto di famiglia in ossequio alla volontà testamentaria del padre Camillo. Porta solo quattro firme: Adriano, Elena, Dino e Silvia Olivetti. Insieme controllano 3.066 azioni a voto plurimo e 9.372 ordinari. Rifiutano di aderire Massimo Olivetti e Carlo Lizier.
Adriano Olivetti torna a essere amministratore delegato
Il 7 ottobre 1947 Adriano Olivetti riprende su di sé la carica di amministratore delegato della Olivetti. Il fratello Massimo non si rassegna e contesta tutte le sue scelte. Dopo due mesi viene messo sotto accusa per abuso di poteri dopo aver sottratto a Schnyder, rappresentante in Svizzera della Olivetti e amico di Adriano, la vendita delle telescriventi.
Le prime obbligazioni della Olivetti
Nel 1948 per la prima volta la Olivetti contrae un prestito all’estero, con l’Import Export Bank di New York. Sempre lo stesso anno lancia sul mercato la prima serie di obbligazioni: gli annunci pubblicitari non sono solo sui giornali maggiori, ma anche su quelli di provincia. Il successo va oltre le attese, tanto che si deve quasi raddoppiare l’importo offerto.
La Divisumma Olivetti è la più veloce nei calcoli
Nel 1948 entra in produzione la Divisumma: è la più veloce al mondo nelle moltiplicazioni. Produrla costa 35.000 lire, viene venduta a 350.000. Per farne una ci vogliono dieci ore di lavoro, le stesse di una macchina per scrivere standard, ma con un ricavo di vendita superiore di tre volte. Lo stesso anno entra in produzione Lexicon, la nuova macchina per scrivere. Dice il progettista Giuseppe Beccio: «I tasti richiedono dal dito soltanto una carezza morbida, una dolce insistenza». Conferma lo scrittore Alberto Savinio: «La mia macchina vive. Un giorno scriverà da sé. Io la starò a guardare. Quando?». Per la Lexicon il rapporto tra costo per l’azienda e ricavo dalle vendite è circa uno a sei.
Adriano Olivetti fonda il Consiglio di gestione
Il 13 maggio 1948, in una seduta al Consiglio d’amministrazione, Adriano Olivetti propone di passare alla Fondazione Camillo Olivetti un primo nucleo di azioni, per attribuirle poi gradatamente il controllo dell’azienda. La gestione dev’essere affidata ai rappresentanti dei lavoratori, degli enti locali, di istituzioni universitarie e culturali. I profitti destinati a migliorare le provvidenze dei dipendenti e in opere di pubblica utilità nel territorio. Viene fondato il Consiglio di gestione, affidato a Franco Momigliano.
Massimo Olivetti escluso dal consiglio d’amministrazione
Nell’estate del 1948 Massimo Olivetti viene escluso dal Consiglio d’amministrazione della Olivetti.
Torna la rivista Comunità di Adriano Olivetti
A gennaio 1949 inizia le pubblicazioni la terza rivista Comunità, edita prima a Ivrea e poi a Milano. Giorgio Soavi è redattore capo, tiratura 12.000 copie, di cui molte omaggio.
Muore Massimo, fratello di Adriano Olivetti
Febbraio 1949. Nel giorno di giovedì grasso muore per infarto a Ivrea Massimo Olivetti, fratello di Adriano Olivetti.
Adriano Olivetti fonda Movimento Comunità
Il 10 luglio 1949 è fondato il Movimento Comunità di Adriano Olivetti. Tra coloro che ne fanno parte: Nicola Abbagnano, Guido Quazza, Enzo Paci, Eugenio Montale, Altiero Spinelli, Francesco Compagna, Paolo Volponi, Gino Giugni, Stefano Rodotà, Giovanni Russo. Nel canavese, e poi anche nel resto d’Italia, nascono i primi centri Comunità, il cui cuore è costituito dalla biblioteca. Si organizzano conferenze, mostre, corsi professionali.
Nasce la Lettera 22 di Olivetti
Nel 1950 Olivetti mette in produzione la macchina per scrivere Lettera 22. Raggiungerà punte di vendita di oltre 200.000 pezzi all’anno. Il marchio della Olivetti diventa una spirale quadrata. Diventano famosi i calendari dedicati ogni anno a un pittore antico o moderno.
Adriano Olivetti si sposa per la seconda volta
Il 2 gennaio 1950 Adriano Olivetti si sposa con Grazia Galletti. Avendo ricevuto il battesimo cattolico, il matrimonio si celebra nella chiesa di Santa Prisca all’Aventino, a Roma. Sono presenti solo i testimoni Ludovico Quaroni e Aldo Micheloni. Non ci sono né figli né fratelli. Fra i due sposi ci sono molti anni di differenza. Scrive Adriano Olivetti alla sorella Silvia in Argentina: «Se il successo di un matrimonio e la felicità sono proporzionali alle difficoltà incontrate per realizzarlo il nostro è nato sotto una buona stella». Partono poi per il viaggio di nozze alla volta delle Baleari, con tappe a Madrid e Barcellona per visitare musei.
Adriano Olivetti ha un infarto
Il 1° ottobre 1950, dopo cinque giorni di febbre, Adriano Olivetti è colpito da infarto. La moglie Grazia è in clinica, dove si attende la nascita della figlia Laura. Quando torna a Ivrea trova il marito in stato di quasi collasso e lo fa trasportare d’urgenza in una clinica privata di Torino. Segue una convalescenza di circa otto mesi, trascorsi a Sorrento.
L’importanza del Consiglio di gestione in Olivetti
A novembre 1950 viene ratificato per referendum lo statuto del Consiglio di gestione alla Olivetti. La sua funzione più importante è amministrare i servizi sociali dell’azienda: asilo, mensa, trasporti collettivi, biblioteca, case, qualche centinaio di milioni di lire. Lo statuto prevede un parere consultivo del Consiglio sui piani aziendali.
Adriano Olivetti ripiana i debiti di Edizioni di Comunità
Il 1950 le Edizioni di Comunità chiudono l’anno con una perdita 66 milioni. Adriano Olivetti ripiana il buco tirando fuori i soldi di tasca propria.
Adriano Olivetti progetta il borgo La Martelletta
Nel 1951 Adriano Olivetti manda a Matera da Ivrea l’ingegner Giovan Battista Martoglio per coordinare una commissione di studi sulla vita dei contadini. Alla fine ne esce il progetto del borgo agricolo in località La Martella, che dovrebbe essere il prototipo della nuova comunità contadina. Il borgo, situato in mezzo ai campi, dovrebbe racchiudere 200-300 famiglie, ed essere collegato alla vicina Matera con frequenti autobus. Le abitazioni devono avere tre stanze da letto: una per i genitori, una per i figli maschi, una per le femmine. La stalla subito attaccata alla casa.
Il fallimento del borgo La Martelletta
Dopo le notevoli resistenze della Unrra-Casa (che dipende dal ministero dei Lavori pubblici, e di cui pure lo stesso Adriano Olivetti fa parte), dell’Ente riforma fondiaria e dei vari ministeri, nel 1952 iniziano i lavori per realizzare il borgo La Martella, ideato da Olivetti nei pressi di Matera. I progettisti e Olivetti non possono esercitare alcun controllo sulla realizzazione. De Gasperi vuole inaugurare le nuove opere prima del 1953, quindi si accelerano i lavori che, per la fretta, vengono svolti malamente. L’umidità si propaga sui muri delle case, che così non piacciono neppure ai destinatari. Dove dovrebbero sorgere bar e ristorante vengono messi gli uffici dell’ente di bonifica, le corse degli autobus per Matera sono solo due al giorno. Ludovico Quaroni, progettista: «Quando il parroco ha fatto costruire una copia della grotta di Lourdes in cemento armato all’ingresso della canonica, non ho più voluto metter piede nel nostro borgo: è stata la definitiva, insopportabile demolizione morale del nostro lavoro, di quanto ci eravamo proposti di fare».
Adriano Olivetti fonda l’Ipsoa
Nel 1952 Adriano Olivetti fonda, insieme a Vittorio Valletta della Fiat, l’Ipsoa, scuola per manager con sede a Torino.
Adriano Olivetti si candida al Senato
Il 7 giugno 1953 Adriano Olivetti si candida al Senato con il suo Movimento Comunità (che l’anno precedente aveva ottenuto buoni risultati alle elezioni amministrative di alcuni comuni del canavese), collegato sul piano nazionale a Unità Popolare. Nella circoscrizione senatoriale, Movimento Comunità ottiene 40.000 voti, a Ivrea sfiora la maggioranza assoluta. La delusione riguarda, però, Unità Popolare, che non riesce a strappare un quorum, per cui i voti del Movimento vanno persi.
Adriano Olivetti si ammala
Nell’ottobre 1953 Adriano Olivetti ha forte febbre con gonfiore intestinale: la diagnosi è di occlusione.
Un negozio Olivetti a New York
Nel 1954 sulla 5th Avenue di New York viene aperto un negozio Olivetti. Chi passa sul marciapiedi può fermarsi a provare una Lettera 22 che sporge fuori dalla vetrina. L’idea piace molto a Thomas Watson Jr, presidente della Ibm: parte per Ivrea per conoscere Adriano Olivetti.
Altri piani urbanistici di Adriano Olivetti
Il 29 ottobre 1954 Adriano Olivetti a Vico Canavese annuncia la costituzione dell’Istituto per il Rinnovamento urbano e rurale del Canavese, meglio conosciuto come I-Rur. Obiettivo: combattere la disoccupazione e lo spopolamento. Si parte con imprese semiartigianali, spesso cooperative, sostenute dalla Olivetti. Nei primi quattro anni l’esposizione della Olivetti verso l’I-Rur arriva a 450 milioni, senza contare l’apporto gratuito di tecnici e amministratori distaccati, valutabile in 70 milioni l’anno.
Alla Olivetti nasce il sindacato Autonomia aziendale
Il 21 gennaio 1955 in Olivetti nasce il sindacato Autonomia aziendale, chiamato anche Comunità di fabbrica. Chiede subito di partecipare alle elezioni di commissione interna: Cgil, Cisl e Uil contestano la candidatura dicendo che si tratta di organismo pseudo sindacale legato ad Adriano Olivetti. Questi, allora, scrive a Giulio Pastore (della Cisl) e Giuseppe Di Vittorio (Cgil). Pastore non gli risponde, Di Vittorio spedisce un telegramma in cui saluta «fraternamente» Comunità di fabbrica e la legittima. Alle elezioni in fabbrica il sindacato ottiene la maggioranza relativa con il 40% dei voti.
Adriano Olivetti inaugura una fabbrica a Pozzuoli
Il 23 aprile 1955 Adriano Olivetti inaugura uno stabilimento a un chilometro e mezzo da Pozzuoli, fra capo Miseno e il promontorio di Posillipo. Durante il discorso dice: «Può l’industra darsi dei fini? Si trovano questi fini semplicemente nell’indice dei profitti? O non vi è al di là del ritmo apparente, qualcosa di più affascinante, una trama ideale, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?». La facciata della nuova fabbrica è leggermente concava, per meglio modellarsi sulle forme del golfo di Napoli. Contemporaneamente viene inaugurato anche il quartiere Ina Olivetti per i dipendenti, dove sorge l’immancabile biblioteca: vi lavora Carlo Corbisiero, ai tempi molto noto perché riconosciuto innocente dopo aver scontato diciotto anni di carcere. Adriano Olivetti gli assegna una voce extra nello stipendio come indennità sociale.
Adriano Olivetti fonda l’Espresso
Nel 1955 Eugenio Scalfari e Arrigo Benedetti, insieme ad Adriano Olivetti, fondano L’Espresso. Viene formato il comitato di garanti, caro alle idee di Olivetti, e diversi uomini a lui vicini entrano nello staff dei collaboratori. Le inchieste del settimanale danneggiano la sua azienda: a Carlo Caracciolo, Adriano Olivetti racconta che il Comune di Roma vieta l’acquisto delle sue macchine da scrivere dopo le denunce contro la corruzione nella capitale.
Olivetti annuncia la riduzione degli orari di lavoro
A Natale 1955 Adriano Olivetti annuncia ai suoi dipendenti l’inizio della riduzione degli orari di lavoro a retribuzione invariata.
Alla Olivetti non si lavora per 25 sabati l’anno
Da aprile 1956 la riduzione dell’orario in Olivetti è generalizzata: venticinque sabati diventano non lavorativi e si punta alle tre settimane di ferie estive.
Adriano Olivetti è sindaco d’Ivrea
Alle amministrative del 27 maggio 1957 Adriano Olivetti si candida con Movimento Comunità a Ivrea. L’opposizione più dura la trova nella Dc: ovunque si vedono manifesti con caricature dell’imprenditore in armatura medievale e una macchina per scrivere al posto dell’alabarda. Comunque, in trentadue comuni del canavese il suo partito conquista la maggioranza assoluta e a Ivrea Adriano Olivetti diventa sindaco: la Dc ha perso 14 punti, le sinistre più di 17. Con la Lega dei comuni del Canavese vuole istituire una rete di interessi locali, con iniziative volte alla costituzione di consorzi territoriali e piani condivisi con gli altri paesi. Incontra l’ostilità di prefetto e burocrazia istituzionale.
La qualità di vita di un operaio Olivetti
Nel 1957 un lavoratore Olivetti guadagna 60.000 lire al mese, contro le 40.000 della media del settore metallurgico (anche in Fiat guadagnano meno). Se si aggiungono i benefit dell’assistenza e dei servizi sociali, la qualità di vita di un operaio Olivetti risulta dell’80% superiore a quello di operai e impiegati di altre industrie comparabili.
Alla Olivetti non si lavora di sabato
Aprile 1957: la Olivetti realizza, prima in Italia, la settimana di 45 ore con tutti i sabati liberi.
Adriano Olivetti esce dall’Espresso
Nel 1957, dopo aver ceduto le sue azioni personali, Adriano Olivetti esce completamente dall’Espresso, mettendo a disposizione il pacchetto intestato alla Olivetti. Regala il 5% ciascuno a Debenedetti e Scalfari, cede il restante a Caracciolo, che è già azionista. Ha investito nella rivista 150 milioni di lire.
Adriano Olivetti lascia la carica di sindaco a Ivrea
Nel 1957 Adriano Olivetti lascia la carica di sindaco di Ivrea con l’idea di candidarsi direttamente a Montecitorio.
Adriano Olivetti si candida di nuovo al Senato
Il 15 gennaio 1958 una notizia Ansa informa che il Movimento Comunità si è accordato con il Partito sardo d’azione e con il Partito dei contadini per andare insieme alle prossime elezioni sotto la dicitura di “Comunità della cultura, degli operai e dei contadini d’Italia”. Olivetti spiega di volersi collocare «tra il Psi e il Psdi» e cerca di conciliare il socialismo con il cristianesimo. Obiettivo è diminuire la forza della Dc, agire da stimolo per i due partiti socialisti e poi fare da ponte per l’«auspicata collaborazione tra socialisti e cattolici». A Milano candida Alberto Mondadori. Racconta Renzo Zorzi: «Fu, per chi gli viveva vicino, una campagna elettorale straziante. Non c’erano speranze di successo. Vedemmo quest’uomo schivo, timido, incapace di demagogia, abituato a un linguaggio che non poteva aver presa su un elettorato indifferente, sensibile solo alle parole d’ordine e agli slogan più facili, girare da una città all’altra, dalla Sardegna alla Lucania, da Roma a Torino, instancabile, deciso a fare tutto ciò che doveva perché la cosa riuscisse, fiducioso, contro l’evidenza, che un discorso pacato, ragionevole, necessariamente tecnico, potesse strappare un consenso. Lo vedemmo mettere in quest’impresa, senza esitazione, il suo prestigio, la sua salute, il suo avvenire, la sua stessa vita». Olivetti prevede di ottenere mezzo milione di voti, tre senatori e tra i sette e i nove deputati, per diventare decisivo ago della bilancia nel Parlamento. Per la campagna elettorale spende almeno un miliardo di lire
Adriano Olivetti eletto senatore
Alle elezioni del 25 maggio 1958 Movimento Comunità di Adriano Olivetti prende lo 0,59% alla Camera e lo 0,65% al Senato. Unico deputato eletto: Adriano Olivetti, capolista.
Olivetti produce il primo calcolatore italiano
Nel 1958 alla Olivetti nasce il primo vero calcolatore elettronico italiano da produrre in serie. Lo mettono a punto Roberto Olivetti, figlio di Adriano, e Mario Tchou. È battezzato Elea 9003, che significa Elaboratore Elettronico Aritmetico, ma soprattutto allude alla scuola filosofica della Magna Grecia di Parmenide. Il computer occupa 170 metri quadrati, non ha monitor e i dati escono da una telescrivente. Designer: Ettore Sottsass jr.
Olivetti ha 14.000 dipendenti
Nel 1958 la Olivetti ha 14.200 dipendenti in Italia e 10.000 nella consociate estere. Dai cinque stabilimenti italiani (Ivrea, Aglié, Torino, Massa, Pozzuoli) e dai cinque esteri (Barcellona Glasgow, Buenos Aires, San Paolo, Johannesburg) escono sei macchine al minuto. Il 60% della produzione è avviato all’esportazione. Dal 1946 la produzione globale è aumentata di tredici volte, le vendite in Italia più di sei volte, all’estero quasi diciotto. Le macchine da calcolo e contabili, che nel 1946 rappresentavano il 5,8% della produzione, hanno raggiunto il 40%. Le macchine per scrivere portatili hanno superato le standard da ufficio (35% contro 25%). L’occupazione è aumentata di circa due volte. Il costo della manodopera necessaria per la distribuzione (vendita, assistenza tecnica, pubblicità eccetera) ha eguagliato il costo della manodopera necessaria alla produzione. L’indice di produttività cresce del 14% annuo.
La Olivetti deve tagliare le spese
Il 4 settembre 1958 il Consiglio d’amministrazione della Olivettisi decide di costituire una commissione per comprimere le spese. Arrigo Olivetti, cognato di Adriano, accusa la forte esposizione della società verso l’I-Rur e conclude che «occorre staccare ed eliminare tutti i rami negativi e comunque passivi».
Adriano Olivetti chiede un congedo di sei mesi
Il 29 settembre 1958 Adriano Olivetti comunica al Consiglio di amministrazione che si associa al piano di tagli proposto dalla commissione creata appositamente, ma preferisce non essere lui a gestire la faccenda. Quindi chiede un congedo di sei mesi e rinuncia alla carica di amministratore delegato, conservando quella di presidente. A sostituirlo è Giuseppe Pero, che chiede pieni poteri, ottenendoli all’unanimità. Questi allontana alcuni personaggi legati al Movimento Comunità (Pampaloni in testa), incarica Gabetti di liquidare l’I-Rur. Lo stesso ufficio di rappresentanza di Adriano Olivetti a Roma è ridimensionato a ufficiolo personale. Il bilancio del Consiglio di gestione è tagliato di 240 milioni, sospesi i prestiti agli operai per le case, aumentati i contributi dei lavoratori per corriere, mensa, asilo, aboliti alcuni servizi gratuiti, sospesi i campeggi estivi per i giovani e aboliti i regali per il prossimo Natale. Si dichiara che circa un migliaio di posti di lavoro sono di troppo e si offrono incentivi per agevolare le dimissioni volontarie. Olivetti riconosce di aver «trascurato il problema del potere in fabbrica sino a essere compromessa non solo la politica neocapitalistica, ma soprattutto l’esempio, anche parziale, di un’azienda industriale comunitaria».
Adriano Olivetti presidente dell’Unrra Casas
Il 15 gennaio 1959 Adriano Olivetti ottiene da Fanfani la nomina a vicepresidente dell’Unrra-Casas, di cui era già stato membro nel 1949. Si tratta di un istituto per aiutare i senzatetto per cause belliche, che pur gestendo 5 miliardi l’anno per la costruzione di case popolari è ormai «una scatola vuota» (Geno Pampaloni). Olivetti riprende la sua idea di costituire comunità in Abruzzo, Calabria e Garfagnana, con costruzione di scuole e di quartieri abitativi per dipendenti di società pubbliche. Incontra talmente tanti ostacoli dall’ex sindacalista della Cisl, Giulio Pastore, ora ministro della Cassa per il Mezzogiorno, e dal ministro dei Lavori pubblici, Giuseppe Togni, che i suoi progetti restano solo sulla carta.
Adriano Olivetti torna in fabbrica
Il 14 aprile 1959, scaduti i sei mesi di congedo, Adriano Olivetti si presenta al Consiglio d’amministrazione della sua azienda per riprendere i poteri di presidente. Nello stesso mese la Olivetti presenta Elea 9300 alla Fiera campionaria di Milano. Il computer è prodotto in una quarantina di esemplari. Il primo lo compra la Marzotto per 500 milioni di lire.
Adriano Olivetti conosce Mr Bertine della Underwood
Nella primavera del 1959 arriva a Ivrea Mr. Herbet Bertine che produce negli Stati Uniti le macchine da scrivere Underwood, storiche avversarie delle Olivetti. Vuole acquistare un notevole stock di calcolatrici Divisumma da introdurre in America con carrozzeria e marchio Underwood. Bertine dice a Olivetti che l’azienda sta cercando finanziamenti.
Adriano Olivetti vuole comprare la Underwood
Il 27 settembre Adriano Olivetti va a New York. Porta con sé il fratello Dino, il figlio Roberto, Giuseppe Pero, il direttore commerciale per l’Italia Ugo Galassi, il responsabile per l’estero Guido Treves, l’esperto di lavorazioni meccaniche Luigi Gandi, l’esperto finanziario Gian Luigi Gabetti. Annuncia che vuole presentare un’offerta alla Underwood, che fa macchine per scrivere.
La Underwood è italiana
Martedì 29 settembre 1959 Adriano Olivetti a New York varca la soglia della sede sociale della Underwood, a Park Avenue 1. Presenta una proposta d’acquisto che il consiglio d’amministrazione accetta. Olivetti assume il controllo comprando un pacchetto di 405.000 azioni pari al 35%. Ogni azione costa 21 dollari e mezzo (13.566 lire circa). Per i pagamenti si prevedono tre tranche: a inizio ottobre, a fine novembre, a fine febbraio 1960.
Adriano Olivetti versa un milione di dollari per la Underwood
Il 1° ottobre 1959 Olivetti versa la prima tranche d’acquisto della Underwood: un milione di dollari.
La delusione di Adriano Olivetti
Il 3 ottobre 1959 Adriano Olivetti prende un treno per andare a visitare la fabbrica della Underwood ad Hartford, nel Connecticut. Ai suoi occhi appare un edificio decrepito, cinque piani di mattoni neri, un’edera gigantesca, un labirinto di scale all’interno e il pavimento di legno consunto. A Zorzi confessa: «Che impressione terribile! Se invece di starmene con gli avvocati fossi andato con gli ingegneri, mai e poi mai avrei dato il mio consenso». Nello stesso tempo gli italiani entrati nel consiglio d’amministrazione scoprono una situazione ai margini del fallimento, la rete commerciale è vecchia, Gabetti capisce la tendenza a mascherare voci di spesa trasferendole sul capitale. I crediti risultano inesigibili, mentre i debiti sono impellenti: solo la Chase Manhattan Bank vanta 20 milioni di dollari.
Adriano Olivetti si dimette da senatore
Il 20 ottobre 1959 Adriano Olivetti rassegna le dimissioni da senatore.
Olivetti restaura la Underwood
A novembre 1959 Adriano Olivetti affida a Ugo Galassi l’incarico di rimettere ordine nella Underwood facendolo presidente. Gian Luigi Gabetti è vicepresidente per le questioni finanziarie, Guido Lorenzotti vicepresidente esecutivo. I risultati arrivano presto: la rete commerciale è riorganizzata, le vendite crescono. Si registra l’ascesa dei modelli Divisumma (da 500 a 4.000 al mese). Il bilancio della Olivetti Underwood Corporation tornerà in attivo dal 1964, ma nell’operazione vengono bruciati circa 100 miliardi di lire.
Adriano Olivetti vuole riorganizzare il Movimento Comunità
A gennio 1960, al ritorno dalle abituali cure termali a Ischia, Adriano Olivetti prende a riorganizzare il Movimento Comunità e pubblica il suo libro Città dell’uomo, una raccolta di discorsi e scritti della metà degli anni Cinquanta.
Olivetti debutta in Borsa
Il 25 febbraio 1960 gli azionisti della Olivetti approvano il debutto in Borsa dell’azienda.
La morte di Adriano Olivetti
Il 27 febbraio 1960 Adriano Olivetti va a Milano per compiere gli ultimi adempimenti formali per il lancio in Borsa della sua azienda. Poi pranzo al Savini, in Galleria, che si conclude con un brindisi a champagne. Alle 17 e 55 Adriano Olivetti sale sul treno diretto a Losanna, scompartimento di prima classe. A Domodossola una sosta lunga permette a Olivetti di scendere un po’ sulla banchina, dove incontra Riccarda Ruberl, segretaria delle Edizioni di Comunità, che sta andando a sciare con una comitiva di amici. Ripartono e decidono di cenare insieme al vagone ristorante. A Martigny gli sciatori scendono, Olivetti li aiuta a scaricare i bagagli. All’altezza del lago di Lemano Olivetti si sente male, si alza, attraversa un paio di vagoni. Barcollante, è soccorso da un ragazzo parigino, poi da altri passeggeri. Il treno si ferma ad Aigle alle 22 e 14, dove arriva un’ambulanza che lo porta in ospedale. Lì il medico non può che constatarne la morte per trombosi cerebrale.
A Ivrea lutto cittadino per la morte di Adriano Olivetti
28 febbraio 1960. A mezzogiorno tutta la città di Ivrea sa della morte di Adriano Olivetti. Dal balcone del palazzo civico pende il gonfalone a mezz’asta e viene proclamato il lutto cittadino. Il corpo di Olivetti resta in ospedale per quarantotto ore, come lui aveva chiesto alla moglie. Poi viene messo in una bara di rovere chiaro con sportellino di vetro all’altezza del volto, e portato a Ivrea in auto. Le autorità lo attendono al casello autostradale di Rho. La bara è portata in fabbrica, nel salone delle assemblee. Ai piedi un cuscino di rose rosse, sopra il tricolore da sindaco.
I funerali di Adriano Olivetti
Mercoledì 2 marzo 1960. Per le strade di Ivrea si raccoglie una folla di 40.000 persone, il doppio degli abitanti della città. La bara di Adriano Olivetti è portata a spalla fino al Duomo, dove monsignor Eligio Adamini celebra il funerale. Al cimitero l’orazione funebre è tenuta dallo scrittore Salvator Gotta, che non è mai stato fra gli intimi di Adriano. La bara è calata nella nuda terra, in una fossa scavata verso levante. Sopra, una semplice croce di legno.