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 2013  novembre 29 Venerdì calendario

L’AMARO «DAY AFTER» DEGLI ANTI CAV DI PROFESSIONE


Il momento brutto, al solito, è la mattina dopo. Sveglia con la testa pesante per i brindisi di qualche ora fa, fuori continua a fare freddo e minaccia ancora pioggia. Meno male che, per far partire il day after dell’antiberlusconiano di professione col piede giusto, c’è la rassegna stampa. Grandi occasioni, roba da conservare i giornali. I quali ce la mettono tutta per tirare su il morale: impianto bombastico, grandi firme, profluvio di paginate (la sola Repubblica ne scodella la bellezza di 15) per celebrare adeguatamente la cacciata dell’Uomo Nero.
L’antiberlusconiano di professione legge e va in sollucchero. Finalmente, si dice, è finito il lungo incubo in cui tanti italiani onesti e incolpevoli come lui sono stati trascinati per colpa di un manipolo di evasori fiscali lobotomizzati dal Tg4. Una forse inevitabile stortura della democrazia i cui esiziali effetti, tuttavia, sono al fine giunti al termine. La seconda Repubblica ha conosciuto il suo venticinque aprile e il rinascimento è iniziato.
Riposti i giornali, però, l’antiberlusconiano di professione sente che nell’entusiasmo c’è come una rotella che gira a vuoto. Magari è perché ad aspettare troppo che le cose succedano si finisce per invaghirsi dell’attesa stessa, e quando il fatto si compie si resta un po’ insoddisfatti. O magari è perché Berlusconi sarà anche stato rispedito in villa ma le tasse sulla casa sono restate, il Palazzo seguita a macchiarsi di soperchierie le più oltraggiose e pure le liste bloccate sono ancora là. O magari è perché, seppure la rimozione del Cav nero sia avvenuta, non è che in giro si vedano grandi manifestazioni di riscossa dell’onestà e della moralità pubblica.
Magari non sa nemmeno lui il perché, ma l’antiberlusconiano di professione affronta il giorno che ha speso vent’anni di vita ad immaginare come il più radioso gravato da una sorta di inspiegabile malanimo di fondo. È stato tolto di mezzo Berlusconi in persona, maledizione, e nemmeno si riesce a essere contenti come si dovrebbe.
Il problema, che nei casi più gravi richiederà anni per essere compiutamente elaborato, è che l’antiberlusconiano di professione si è trovato di fronte alla più desolante delle constatazioni: cioè che anche se Berlusconi è stato mandato a casa, la sua vita continua a fare schifo esattamente come faceva quando c’era Silvio. La rimozione del quale non ha, come per tanto tempo ci si era raccontati scoperchiato lo scrigno magico della felicità. Al contrario: ha dimostrato che, se esistono, le chiavi di quello scrigno vanno cercate da un’altra parte. Dove non è dato sapere, ma di certo non ad Arcore.
La dura realtà con cui l’antiberlusconiano di professione fa i conti è questa. E l’aspetto più straziante ancora non si è visto. Ci arriverà, l’antiberlusconiano di professione, fra un po’. Ci arriverà quando, smaltita la sbornia da decadenza, incapperà in un qualsiasi accidente della vita. Di fronte al rinnovarsi della propria miseria, cederà istintivamente al vecchio riflesso pavloviano, pazientemente allenato negli anni: «Colpa di Berlusconi!», gli verrà da gridare. Subito prima di rendersi conto che ormai non può più.