Marco Ansaldo, la Repubblica 29/11/2013, 29 novembre 2013
“VENGO IN STRADA ANCHE IO PER FARE LA CARITÀ AI POVERI” IL MISTERO DEL PAPA ELEMOSINIERE
«Se dico al Papa: “Stasera esco per andare ad aiutare i poveri”, a lui viene subito da rispondere: “Vengo con te”». È già successo, don Corrado? Occhi bassi. «Passiamo a un’altra domanda, per favore». Ma, allora, il Pontefice è già uscito dal Vaticano? «Abbiamo subito capito che potevano esserci problemi di sicurezza. È una cosa complicata. Ma lui è così, non pensa ai disagi». Quindi significa che, almeno una volta, questo è avvenuto? «Prossima domanda, per favore». L’Elemosiniere apostolico di Francesco, monsignor Konrad Krajewski, il braccio caritativo di Jorge Mario Bergoglio, la sera percorre spesso Roma per soccorrere i disagiati. Non nega, anche se non vuole dirlo, che qualche volta questo possa essere accaduto, magari nel primo periodo del Pontificato, in compagnia dello stesso Francesco. La notte, il colonnato di Piazza San Pietro si riempie di uomini e donne, italiani e stranieri, rattrappiti dal freddo nei loro sacchi a pelo. E non è difficile immaginare, conoscendone ormai bene la forte indole pastorale, il Papa argentino varcare il confine vaticano, inoltrarsi almeno per qualche buon centinaio di metri in territorio italiano, e soccorrere e soprattutto ascoltare i più deboli, come ha predicato l’altro giorno con passione nel documento programmatico “Evangelii Gaudium”.
Bergoglio ha affidato a questo polacco di 50 anni dallo sguardo chiaro l’incarico non solo di aiutare le persone in difficoltà, ma di rispondere per lettera a tutte le domande di aiuto, distribuendo sostanziose somme in denaro, dai 200 ai 1.000 euro, a chi dimostra di non riuscire a farcela ad andare avanti. Così “don Corrado”, come Krajewski preferisce essere chiamato pur essendo ormai arcivescovo («il Papa mi ha detto “quando qualcuno ti chiama Eccellenza chiedi la tassa per i poveri: 5 euro!” ») non opera soltanto su Roma, ma anche in luoghi colpiti da tragedie, come Lampedusa, dove ha portato 1.600 carte telefoniche per i profughi superstiti dei naufragi. Un paio di domeniche fa ha fatto distribuire in Piazza san Pietro la “Misericordina”, una piccola confezione prodotta da una casa polacca contenente «i rimedi contro i mali dell’anima»: un rosario, un’immaginetta della Divina Misericordia, e le istruzioni d’uso con la posologia. «Una medicina spirituale», l’ha definita Francesco dal balcone.
Don Corrado ha definito con i giornalisti incontrati ieri l’Elemosineria come «il pronto soccorso del Papa». Un ufficio che, solo nel 2012, ha distribuito ai poveri un milione di euro, il totale degli incassi ottenuto con la vendita delle pergamene con le benedizioni papali. Spiega ancora: «Il Santo Padre mi dice: “Il tuo conto è buono quando è vuoto”, nel senso che va di nuovo riempito. Il concetto è quello di non investire, non vincolare. Ma spendere, spendere tutto. Dice: “Guardate, queste sono le mie braccia, sono limitate, se le prolunghiamo con quelle di Corrado possiamo toccare i poveri di tutta Italia”. È questa la mia missione. Francesco mi ha detto che la scrivania dell’ufficio posso pure venderla. La notte usciamo con una Fiat Qubo con targa del Vaticano, a bordo 4 volontari delle Guardie svizzere che parlano almeno 4 lingue, e fanno parte di un gruppo di 120 ragazzi meravigliosi che aiutano i vagabondi. Copriamo ogni zona di Roma ». «Nel nostro ufficio lavorano 17 calligrafi e altre 11 persone: troppo poche, e rispondiamo a tutte le lettere. Inviamo ogni settimana un po’ più di 100 assegni, “i soldi del Papa”, che arrivano a destinazione attraverso i parroci, e ci vuole il timbro del sacerdote perché controlliamo che ogni situazione sia in regola ed effettivamente quella descritta. A un cardinale che possiede un appartamento e dava solo 2 euro a un mendicante per strada ho detto che ogni tanto dovrebbe portarsi a pranzo quel poveretto. E l’altro giorno al presidente di una fondazione, un europeo, sui 55 anni, ho spiegato che dovevo pagare una fattura di 30mila euro. All’improvviso si è offerto di pagarli lui. Mi ha detto, quasi sorpreso dal suo stesso gesto: “È la prima volta che faccio elemosina”».