Mattia Feltri, La Stampa 29/11/2013, 29 novembre 2013
ALLA CORTE DEL CAVALIERE LA VECCHIA GUARDIA NON HA PIÙ UDIENZA
Il giorno della decadenza, Daniela Santanché si è affacciata al balcone di Palazzo Grazioli nell’esatto momento in cui, sul maxischermo, appariva la faccia di Massimo D’Alema. All’improvviso urlo con accompagnamento di fischi, persuasa di esserne il destinatario, Daniela s’è ghiacciata di stupore. Sarà che nella ruota panoramica di Forza Italia, in cui un giorno stai in basso e quello dopo al cielo, ora le tocca di vedere il mondo da sotto. Una sera della scorsa settimana, a cena, Silvio Berlusconi ha detto che Daniela gli ha fatto danno perché è una che litiga e divide. Il nuovo responsabile della comunicazione di Forza Italia, Deborah Bergamini, è stata incaricata di smistare leader e parlamentari nella trasmissioni televisive, e di mandarci Daniela il meno possibile. Anzi, quasi mai, ché l’ultima cosa di cui Berlusconi ha bisogno è di toni focosi e stabilità di rissa. Ma lei, Daniela, non ne vuole sapere: «Andare in tv è la mia forza». Così scavalca la Bergamini e si fa invitare direttamente dai conduttori, che una del genere in studio la vogliono sempre.
Anche a questo giro di ruota, come a ogni altro, si liberano e si occupano le stanze del cuore di Berlusconi. Una, come vedete, l’ha occupata la Bergamini, che al capo dà ancora del lei, e di cui lui si invaghì, come spesso gli capita quando vede ragazzi secchioni e beneducati. Nel 2003 (Deborah aveva 35 anni) la mise nel cda Rai e naturalmente lì cominciarono le grane: fu coinvolta nella storia della Struttura Delta e accusata di aver tardato l’emissione dei dati delle Regionali 2005 per condizionarne il risultato. Polemiche, paginate, indagini della magistratura (sollecitate dai Ds) e assoluzioni piene. Il ritorno della Bergamini coincide col garbato sollevamento di Paolo Bonaiuti, a dimostrazione che i collaboratori più sono storici più se li ingoia la storia. Dicono che un giorno, in espressione di fedeltà massima, Bonaiuti abbia detto a Berlusconi di non condividere la politica pugilistica con governo e Quirinale. Da vecchio socialista (c’è chi lo ricorda trentenne e coi capelli alle spalle) non ce la poteva fare. E però, aggiunse, ubbidirò. Berlusconi fu riconoscente, ma da quel momento qualcosa è cambiato. Come molto è cambiato con Gianni Letta, amato come un fratello, e però i sentimenti non chiudono gli occhi: il vecchio Mazarino non ha più il tocco di una volta. Non ha ottenuto risultati con il capo dello Stato né in Corte costituzionale né in Cassazione. Palazzo Grazioli è casa sua, ma finisce lì.
E allora? Scarta questo, scarta quello, chi sono i consigliori del Decaduto? Semplicemente non ce ne sono più. O almeno non ce ne sono del livello dei vecchi. Il partito, si sa, è in mano a Denis Verdini, uno che pedala mangiando il manubrio da mattina a sera. Le grandi strategie, diciamo così, sono piuttosto in mano a Franco Coppi e soprattutto a Niccolò Ghedini, nonostante quest’ultimo non abbia raccolto risultati brillantissimi, e per la ragione che le cosiddette grandi strategie oggi collimano sempre più con le questioni giudiziarie; Ghedini deve trattare con le procure, e piuttosto i problemi sorgeranno quando, da indagato nel Ruby ter, sarà investito da un nuovo tipo di conflitto di interessi. Così, quando si chiede da chi sia costituito l’inner circle, ti rispondono: «Da Francesca Pascale e da Mariarosaria Rossi». Cioè dalla fidanzata e dalla matrona. Della politica pura, non c’è più nemmeno da discutere: è roba di Berlusconi, sarà lui a occuparsi della proliferazione dei Club Forza Silvio e di condurre il partito alle Europee. Certo, un ruolo l’ha riconquistato Raffaele Fitto, un altro ex enfant prodige, oltre che ex ministro; Berlusconi era incantato da questo ragazzo e dalla sua ottima famiglia pugliese, ma non gli piace che, superati i quaranta, abbia messo su qualche chilo e soprattutto non gli perdona di essersi opposto ai suoi piani, col risultato che alle Regionali ha rivinto Nichi Vendola. Non va male neanche Daniele Capezzone, anche perché, a furia di passi indietro degli altri, lui si è ritrovato avanti. E poi ha risolto il suo problema con Dudù, che gli abbaiava sempre mettendolo in cattivissima luce. Capezzone, che è sveglio, ha corrotto la bestia a suon di leccornie, e ora ce l’ha dalla sua parte. Probabilmente, Renato Brunetta non lo sa: da vero amante dei cani, si permette di rimproverare a Berlusconi l’indulgenza alimentare con cui vizia il barboncino. La cosa dimostra anche che Brunetta è tornato in gloria: lo si vede spesso su un palco, da capogruppo è più saldo che mai e poi anche a Berlusconi piace parecchio il suo Mattinale, una rassegna stampa con supplemento di agonismo che arriva ogni giorno per mail. Molti parlamentari lo cestinano all’istante il che dimostra, commenta Berlusconi, «quello che ho sempre pensato: Dudù è più intelligente della metà dei miei».