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 2013  novembre 29 Venerdì calendario

CIAO, BILL


Novantenne, ma da dieci anni ridotto in stato quasi vegetale, si è spento William Weaver. È stato un grande traduttore, e si può dire che è per merito suo che la nostra letteratura contemporanea è conosciuta e amata nei paesi anglosassoni. Nato in Virginia, obiettore di coscienza ma cosciente che non si poteva ignorare il grande conflitto in corso, nella seconda guerra mondiale si era arruolato come guidatore di ambulanze nell’esercito inglese e così si era fatto tutta la campagna d’Italia, pericolosamente ma senza mai imbracciare un fucile. Tra Napoli e Roma aveva fatto amicizia con tanti scrittori italiani dell’epoca e da allora non aveva più lasciato il nostro paese.
COSÌ HA TRADOTTO Pirandello ("Uno, nessuno e centomila" e "Il fu Mattia Pascal"), "La coscienza di Zeno" di Svevo, "Il Pasticciaccio" e la "Cognizione del dolore" di Gadda, due terzi dell’opera di Calvino, "La chiave a stella" e "Se non ora, quando?" di Primo Levi, "La donna della domenica" di Fruttero e Lucentini, "La Storia" e "Aracoeli" di Elsa Morante, "Il male oscuro" di Berto, "Una vita violenta" di Pasolini, e poi Cassola, Calasso, De Carlo, Malerba, La Capria, Parise, Soldati, Alba de Cespedes, Festa Campanile, "Un uomo" e "Insciallah" di Oriana Fallaci.
Per finire, dal 1981 al 2003 ha tradotto quattro dei miei romanzi e molti miei saggi, e sono stati vent’anni di intensa, splendida collaborazione, in cui su una sola parola si potevano spendere dei pomeriggi o scambiarsi due o tre lettere. Se la cultura ha perso un grande scrittore, io ho perso un amico. Weaver era un grande traduttore non solo perché di un testo cercava di rendere la fluidità, il ritmo, la ricchezza lessicale, il suono (e, per quanto mi riguarda, talora ha migliorato il mio originale), ma anche perché sapeva che tradurre significa osare di non essere letterali pur di conservare l’effetto o il senso profondo di un testo. Per ragioni di spazio mi limito a un ricordo divertente, di un caso in cui ci eravamo spaccati la testa per rendere una semplice battuta, peraltro già difficile per il lettore italiano.
Bill stava traducendo il mio "Pendolo di Foucault" ed era arrivato a un punto in cui due personaggi, ossessionati dall’universo degli occultisti, e per ironizzare sulla loro propensione a pensare che ogni parvenza del mondo, ogni parola scritta o detta non abbia il senso che appare, ma ci parli di un Segreto, si affannavano a trovare simboli misterici nel sistema legato all’albero di trasmissione delle automobili, che avrebbe alluso all’albero delle Sephirot della Cabala.
Per il traduttore inglese il caso si presentava difficile sin dall’inizio, perché in inglese c’è una differenza tra un "tree" (albero, vegetale e cabalistico) e lo "axle" (automobilistico), ma rovistando tra dizionari Weaver era riuscito a trovare come espressione autorizzata anche "axle-tree". Però si era trovato in un impiccio quando i due personaggi avevano fatto scattare un corto circuito fulminante tra gli Pneumatici gnostici (gli Spirituali opposti agli Ilici, e cioè ai materiali) e gli pneumatici dell’auto. Battutaccia, ma i protagonisti stavano appunto facendo battutacce.
SOLO CHE IN INGLESE le gomme delle automobili non sono "pneumatici" bensì soltanto "tires". Che fare? Weaver (come racconta nel suo diario di traduzione, "Pendulum Diary," Southwest Review 75, 1990), era stato colto da un’illuminazione ricordando una celebre marca di pneumatici, Firestone, e aveva associato quel nome all’espressione inglese "philosopher’s stone", che è la pietra filosofale di alchemica memoria. Soluzione trovata. Il testo inglese avrebbe detto che i ciechi occultisti non erano ancora riusciti a trovare la vera connessione tra la "philosopher’s stone" e i Firestone.
Come si vede si trattava di una battuta diversa da quella originale, ma il traduttore doveva rendere il senso profondo del testo, che non era «i protagonisti parlano di pneumatici» bensì «i protagonisti sono dei goliardi che giocano dissennatamente sul sapere universale».
Come avrebbe detto Totò, traduttori si nasce. E Bill lo nacque.