Loretta Napoleoni, Il Venerdì 29/11/2013, 29 novembre 2013
LA SECONDA PUNTATA DELLA PRIMAVERA ARABA
A differenza di Mubarak o Gheddafi, la risposta del re del Marocco, Mohammed VI, alla primavera araba è stata la promessa di trasformare la monarchia da assoluta in democratica e di promuovere, così facendo, una rinascita economica. I risultati sono stati fino ad ora alquanto deludenti.
L’abolizione di molte restrizioni imposte all’economia informale hanno scatenato l’ira dei commercianti «istituzionali», che vedono nella liberalizzazione una forma di concorrenza sleale. La classe media è vessata dall’inflazione, che contribuisce al divaricarsi della forbice tra ricchi e poveri. I primi, poi, non si vergognano di ostentare i loro privilegi: nelle montagne a nord di Marrakech, nel grande Atlas, hanno costruito ville principesche e chalet in stile svizzero, dove si rifugiano nel fine settimana. Per arrivarci bisogna salire lungo una strada piena di immondizie: bottiglie, detriti, buste di plastica e così via, che i poveri vanno a raccogliere quotidianamente.
A peggiorare la situazione, la decisione di portare entro il 2016 il deficit di bilancio dal 4,3 al 3 per cento attraverso la riduzione del fondo di compensazione, e cioè i sussidi di Stato per i bisogni basilari, quali i prezzi dei cereali e della benzina. Il fondo assorbe circa il 20 per cento delle entrate statali, pari a 4,7 miliardi di euro o il 6 per cento del PIL. A detta di molti questa nazione non può permettersi una tale politica di austerità fiscale, per esempio secondo il Fondo Monetario la disoccupazione giovanile è superiore al 30 per cento. A ciò va aggiunto l’alto numero di emigrati che stanno rientrando dall’Europa a causa della recessione. Che ne sarà di questa gente? Il pericolo è che alimentino la seconda puntata della primavera araba.