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 2013  novembre 28 Giovedì calendario

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO — È

un vero e proprio libro, un mattone di 185 pagine. Angela Merkel, il presidente della Spd Sigmar Gabriel e il leader cristiano-sociale Horst Seehofer lo hanno firmato cerimoniosamente ieri mattina, tra un sorriso e l’altro, impegnandosi a realizzare nella prossima legislatura tutto ciò che quel documento elenca, in primo luogo il tanto discusso salario minimo. Oltre due mesi dopo un voto che la cancelliera ha stravinto senza ottenere la maggioranza assoluta e vedendo sparire gli ex alleati liberali, l’accordo per un governo di grande coalizione è stato raggiunto. C’è anche la data, il 17 dicembre, per l’inizio del terzo mandato della donna più potente del mondo. Rimane però l’incognita del referendum con cui la base del partito socialdemocratico dovrà dare il via libera all’intesa. Altrimenti, si ricomincia tutto da capo.
L’ultima tornata di negoziati notturni è stata la più difficile, ma i tre leader si sono presentati molto rilassati, ostentando grande amicizia, nella sala della Bundespressekonferenz, il palazzo della stampa sulle rive della Sprea. Il clima era buono, testimoniato dalle battute che si sono scambiati il numero uno socialdemocratico e il governatore bavarese. Non è però passata inosservata, nel linguaggio dei colori che viene spesso attribuito alla cancelliera, la giacca verde scelta per l’occasione. Un modo forse per ricordare che il partito ambientalista rappresenta la carta di riserva (l’unica, a parte il ricorso a nuove elezioni) se i 474.000 iscritti alla Spd decidessero di dire no alle larghe intese. Gabriel non si stanca di ribadire il suo ottimismo, ma la base è divisa e un risultato favorevole non può essere dato per scontato. Le schede saranno contate il 14 dicembre. Altre due settimane di attesa per la politica tedesca.
Al di là del colore della sua giacca, Angela Merkel, anche lei molto soddisfatta è sembrata voler mettere l’accento più sugli impegni presi prima del voto, in chiave europea, che non sui singoli punti del programma di governo, alcuni dei quali rappresentano una necessaria concessione agli ex avversari. «Abbiamo mantenuto — ha detto — le promesse fatte ai nostri elettori. Anzitutto sulle finanze solide, senza nuovi debiti e per una solida Unione europea, che non sia un’Unione del debito, ma di stabilità». L’accordo tra Unione Cdu-Csu e Spd esclude qualsiasi forma di mutualizzazione del debito nell’Eurozona e chiede «contratti per le riforme» in grado di aumentare la competitività dei Paesi meno virtuosi. «Sono state trattative corrette. Abbiamo pensato ai cittadini comuni», è stato uno dei primi commenti del presidente socialdemocratico. Gabriel sa bene che il suo partito ha ottenuto il minimo storico nel 2009 dopo il precedente governo di grande coalizione guidato da Angela Merkel, ma pensa che quella della larghe intese sia oggi una prospettiva obbligata per un partito che non è tra l’altro pronto ad una eventuale nuova battaglia elettorale.
Anche nella prospettiva del referendum, aver strappato alla cancelliera il salario minimo generalizzato di 8,50 euro, sia pure a partire dal 2015 e con alcune eccezioni possibili per altri due anni, è comunque una vittoria importante per la Spd. Un altro successo per i socialdemocratici è rappresentato dal diritto alla doppia cittadinanza per chi è nato in Germania da genitori stranieri. I cristiano-sociali da parte loro hanno visto premiata la battaglia per il pedaggio autostradale riservato a chi guida una macchina non immatricolata in Germania. Questi sono stati i tre punti di cui si è parlato di più, al centro di un serrato dibattito. Ma l’accordo vuole dire anche nuovi investimenti nell’educazione e nelle infrastrutture (23 miliardi di euro) senza rimettere in discussione l’obiettivo della riduzione del debito. Per quanto riguarda ancora il mercato del lavoro, sono stati decisi il ritocco dell’età pensionabile a 63 anni (invece di 67) per chi ha versato 45 anni di contributi e un giro di vite sull’uso dei contratti a termine. Qualche piccolo colpo, insomma, all’agenda 2010 voluta dal cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder.
Paolo Lepri