Roberto Coaloa, Libero 28/11/2013, 28 novembre 2013
QUANDO GUGLIELMO MARCONI FINÌ NEGLI ARCHIVI SEGRETI DEL VATICANO
Immaginatevi un dandy, un genio con le sembianze di Francis Scott Fitzgerald. Ricco e famoso, amato dalle folle e capace di sedurre una Lolita o un’anziana ma leggiadra cariatide della Belle Époque, e anche una illibata contessa di antica famiglia, una Bezzi-Scali. Accompagnato da una Zelda, il nostro eroe appare felice e trionfante su uno yacht appartenuto all’Arciduca Carlo Stefano d’Asburgo- Teschen, ammiraglio della Kriegsmarine!
È Guglielmo Marconi, così come non lo avete mai conosciuto, per il tono spregiudicato, insieme cinico e romantico con cui esplorava la vita sentimentale degli anni che precedono il primo conflitto mondiale e i successivi anni folli, prima della seconda catastrofe. Un uomo che si gode la vita, con il suo yacht asburgico Rovenska, ribattezzato Elettra, in viaggi interminabili. Uno scienziato che ama la bellezza e che cambia spesso compagna per godersi qualsiasi aspetto edonistico, contraddicendo un’atavica passione per gli studi e la tranquillità.
Si legge d’un fiato il nuovo volume di Riccardo Chiaberge Wireless. Scienza, amori e avventure di Guglielmo Marconi (Garzanti, pp. 320, euro 18,60), una originale e brillante ricerca sullo scienziato nato a Bologna il 25 aprile 1874. Una biografia eccezionalmente documentata e accurata. Per Chiaberge, infatti, è possibile «intervistare » Marconi attraverso la rigorosa analisi degli archivi, avvalendosi di documenti che qui «parlano» per la prima volta. Le biblioteche e gli archivi esaminati sono molti: dall’Archivio Segreto Vaticano alle Library and Archives Canada di Ottawa, dall’Archivio e Biblioteca Fondazione Guglielmo Marconi di Pontecchio alla Bodleian Library di Oxford (per i “Marconi Archives”, compulsati in una sede non altrettanto allettante per lo studioso: la Temporary Special Collections Reading Room della Radcliffe Science Library). Notevoli le pagine sull’Etiopia, sulla Reale Accademia d’Italia, sul divorzio (nella dannunziana Fiume, «territorio libero», anche per lo scioglimento del matrimonio) da Beatrice O’Brien, prima moglie di Marconi, e la vicenda davvero penosa dell’annullamento davanti alla Sacra Rota. Dall’analisi storica di Chiaberge, Marconi appare come un fascista della prima ora, che ammira Gabriele d’Annunzio e che ha un rapporto alla pari con il Duce. Il fascismo fa di Marconi il suo fiore all’occhiello e nello stesso tempo lo mette in ombra. Chiaberge, finalmente, superando imbarazzi e rimozioni, guarda in faccia anche il Marconi fascista e nello stesso tempo non dimentica quel formidabile crescendo di scoperte scientifiche e di successi imprenditoriali che fanno dello scienziato italiano un precursore dell’era digitale.
Nel 1934, l’Enciclopedia Treccani dedica a Marconi una corposa “voce”ad opera di L. Sol. (Luigi Solari, direttore generale della Compagnia Marconi in Italia). Amico, e in realtà –come dimostra Chiaberge nel suo volume – complice delle avventure del capo. Solari osserva: «Nella storia della scienza e delle sue applicazioni, non si ricorda altro inventore che, come Marconi, dopo aver realizzato la propria invenzione, si sia mantenuto sempre alla testa dello sviluppo di essa e ne abbia personalmente diretto le maggiori applicazioni in tutto il globo. Con sole comode esperienze di laboratorio, la radio non avrebbe mai progredito». Come nota Chiaberge, tutto questo è vero, e fa di Marconi uno Steve Jobs ante litteram: «Se oggi abbiamo i cellulari, i tablet, il wi-fi, lo dobbiamo anche e soprattutto a lui, al “signor wireless», un uomo, un italiano, che alla fine dell’Ottocento ha inventato il terzo millennio.
Manella vita di Marconi ci sono delle zone d’ombra. La principale l’antisemitismo. Chiaberge ne scrive nel capitolo “La lettera «E»”. Siamo nel 1932, le leggi razziali non sono ancora all’orizzonte. Studiando gli elenchi dei candidati alla Reale Accademia d’Italia, si trovano gli appunti autografi del presidente Marconi. E per facilitare la scelta appone a margine quelle «E». Significa ebreo. Sorprende questa operazione di Marconi, proprio lui che all’inizio della sua fulminante carriera era stato accusato di essere parte della “lobby ebraica”. Rimane il fatto che, prima e dopo la sua presidenza, in quello che è il consesso più prestigioso e ambito della scienza italiana, di «giudei» non ne entra nemmeno uno. Tanto che nel 1938 (Marconi muore a Roma il 20 luglio 1937), dopo l’inizio delle leggi antisemite, il successore potrà riferire a Mussolini che tutte le schede personali degli accademici sono «perfettamente negative sotto il profilo razziale».