Laura Anello, La Stampa 28/11/2013, 28 novembre 2013
SI ARRENDE ALLA CRISI IL “DELLE PALME” L’HOTEL DI PALERMO AMATO DAI VIP
Chi crede agli spiriti può sbirciare dalla vetrata liberty che scintilla di luci e vederli tutti. Francesco Crispi, primo ministro nel 1885, seduto nella hall a impartire lezioni di politica agli ospiti; Richard Wagner, anziano e malato, che compone l’ultimo atto del suo «Parsifal» nella suite 124; lo scrittore francese Raymond Roussel accasciato tra i barbiturici nel luglio del 1933, stesso destino di morte (e di mistero) del filosofo uruguaiano Camilo Josè Enrique Rodò Pineyro, spirato nel 1917. E anche il luogotenente americano Charles Poletti, che entra con i suoi uomini nella Palermo massacrata dalle bombe del 1943. E il fumo dei sigari dei boss siciliani e americani, Lucky Luciano in testa, che nella Sala Azzurra, tra il 10 e il 14 ottobre del 1957, si incontrano per il summit storico che stabilisce i nuovi equilibri di Cosa Nostra. E il «milazzista» Ludovico Corrao che abbocca alla trappola degli emissari Dc nel 1960 e trascina in uno scandalo sulla compravendita di voti il governo regionale autonomista che rischiava di mettere in crisi i grandi capi dello Scudo crociato. E, ancora, il giornalista statunitense in odor di spionaggio Jack Begon che scompare qui per riapparire un mese dopo, muto come un pesce.
Svanisce il mondo del Grand Hotel et des Palmes, che si arrende alla crisi e al rischio di fallimento del gruppo Acqua Marcia, annunciando la chiusura e il licenziamento dei 37 dipendenti. Ma insieme con le proteste e con le lacrime dei lavoratori, sembra di sentire quelle delle migliaia di anime che sono passate da queste stanze e da queste suite, in un intreccio di amori, intrighi, accordi segreti, spionaggi, duelli, forse anche delitti: tante di quelle storie che la sceneggiatura più azzardata non potrebbe immaginare.
Una storia iniziata nel 1856, quando gli Ingham-Whitaker, famiglia inglese con grandi interessi nel vino e nei trasporti marittimi, fiore all’occhiello di quella borghesia imprenditoriale che per qualche decennio fece sognare a Palermo un futuro florido e cosmopolita, fanno costruire il palazzo tra due palme come loro dimora privata. Non passa molto che l’entomologo e albergatore Enrico Ragusa lo acquista, inaugurandolo nel 1877 e poi, nel 1907, affidandone la ristrutturazione al grande architetto del liberty Ernesto Basile. Aveva chiuso i battenti l’Hotel de France in piazza Marina - che nei due secoli precedenti aveva ospitato regnanti, patrioti e pure il dottor Freud - e l’asse della città si era spostato verso gli ampi viali alberati post-risorgimentali. Da quel giorno, per un secolo e mezzo, l’Hotel delle Palme è stato Palermo. Quattro stelle, un lusso discreto, un’aria piacevolmente fuori moda.
Quasi non vuole credere alla chiusura Toti Librizzi, il barman che per una vita, dagli Anni Sessanta al 2002, ha servito i suoi mitici cocktail a clienti come Maria Callas, Renato Guttuso, Vittorio Gassman, Francis Ford Coppola, Fred Buscaglione, Burt Lancaster, Luchino Visconti. E che da ciascuno in loro ha avuto in regalo un autografo, un disegno, una lettera. «Ho una collezione di quattromila cimeli – racconta – difficile mettere in ordine tanti incontri straordinari. Ho il disegno di Ray Charles, cieco, che ha tracciato sul foglio il profilo della sua mano. Ho l’ultimo di Gassman, che ho servito per decenni. L’ultima volta, era il 2000, non stava troppo bene, sarebbe morto qualche mese dopo. Mi ha disegnato una barca. Poi, quando se n’è andato, mi ha abbracciato e mi ha detto dolente: la barca se ne va…».
Ma qualcosa ha da raccontare anche Gigi Petyx, nel 1957 giovane reporter de «L’Ora», oggi memoria storica della fotografia a Palermo, che riuscì a intrufolarsi al summit di mafia. Fu scoperto, sbattuto al muro e poi chiuso in uno sgabuzzino. Oggi, forse, gli sarebbe finita peggio.