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 2013  novembre 29 Venerdì calendario

DIVA «Non sono una diva» (Zlatan Ibrahimovic). OPERAIO «Diamanti è il leader che deve fare anche l’operaio

DIVA «Non sono una diva» (Zlatan Ibrahimovic). OPERAIO «Diamanti è il leader che deve fare anche l’operaio. Per me che sono grande tifoso del basket americano, Alino è il Kobe Bryant del Bologna. Certo, non guadagna quanto l’asso dei Los Angeles Lakers» (l’allenatore del Bologna Stefano Pioli). CAVALLO «Io non ho mai creduto ai cavalli di ritorno. Nemmeno io avrei mai scommesso su una resurrezione così poderosa e importante di Kakà. Ma lui deve essere considerato un fenomeno anche per questo» (Ernesto Bronzetti, il manager che ha riportato il fantasista brasiliano al Milan). CAMPO «Non sono in pensione. Se mi vogliono, alleno. Negli ultimi anni ho portato avanti idee nuove, ma a Palermo sono stato congedato dopo tre partite. Sono un uomo di campo, mi piacerebbe fare il manager all’inglese. Mi rivedo nell’amico Mourinho, per l’esultanza e la sincerità» (Alberto Malesani, attualmente senza panchina). SUONO «Il suono dei nuovi motori delle vetture di F1 non piacerà al pubblico come quello dei V8. Cambiare è stato sbagliato» (Bernie Ecclestone). REGALO «Diciamo che non ho particolari pretese, per il prossimo anno spero solo di avere una moto competitiva, con il giusto setting, per replicare quella che è stata la stagione appena conclusa. Come regalo sarebbe perfetto» (Antonio Cairoli, sette volte campione mondiale di motocross). DIVANO «Cosa c’è di americano in me? Quasi tutto. Mia madre e mia sorella vivono ancora a Clifton, nel New Jersey. Lì ci passo le vacanze, il Natale. Mi piace molto stare in casa, sdraiato sul divano a guardare la Nfl. Gli americani escono poco, il loro mondo è la casa» (Giuseppe Rossi) PAURA «Io la paura ce l’ho sempre, anche adesso. Non mi sono mai abituato. Per me no, ma per i figli è diverso. Quando corri è come se avessi un meccanismo di difesa, pensi che il pericolo non riguardi te. Altrimenti nessuno correrebbe. Ma quando corre tuo figlio è diverso» (Graziano Rossi, il padre di Valentino). DOLORE «La soglia del dolore si può allenare. Chi gioca a rugby deve averla alta per forza. Con l’allenamento e il passare degli anni, poi, ti abitui ai traumi, per certi versi li senti meno» (Alessandro Zanni, terza linea della Nazionale e della Benetton Treviso).