Stefano Mannucci, Il Tempo 27/11/2013, 27 novembre 2013
BATTIATO DICE ADDIO AL PD: «MA QUALI PRIMARIE. LA POLITICA È DEI BUFFONI»
Il «partito» dei cantanti schierati a sinistra si sta sciogliendo come neve al sole. Dopo De Gregori, Mannoia, Pelù, Ligabue, ora è Franco Battiato, ex bersaniano entusiasta, a prendere le distanze dal Pd. «Non credo proprio che voterò alle primarie. Ho sbagliato troppe volte a giudicare persone che si sono rivelate diverse da come le avevo immaginate. Quindi mi fermo. Mi unisco ai 30 milioni di italiani che disertano le urne. I politici sono tutti intrecciati fra loro. Non è vero che litigano. È un teatro, una buffonata». E se gli nomini Berlusconi, dubita pure che oggi voteranno per la decadenza. «Non è sospetto che nel suo discorso dell’altro ieri "lui" abbia tirato in ballo Dell’Utri?». Gli citi la sua canzone-invettiva, "Povera Patria" , e Battiato va giù duro: «Non sono stato un profeta. Se scorriamo le lettere dei potenti dell’Antica Roma, troviamo frasi come: " nominiamo senatore quel cretino di Tizio... ". È sempre stato così, ma si sperava nell’evoluzione della razza umana. Aveva ragione Croce: l’uomo è fetente...». Un fiume in piena: « "Lui" ha assoggettato il Paese insinuandosi dappertutto con la tv: mi fa tristezza vedere quelle poveracce delle casalinghe alle prese con i programmi di cucina. Altri hanno usato le armi. Mussolini, Hitler, Gheddafi: siamo sempre nelle mani di qualche folle. Ma gli italiani non reagiscono: facciamo code notturne per prenotare una vacanza a Rimini, ma non ci ribelliamo se ci aumentano la benzina. Quando il governo francese rincarò il prezzo del latte, i cittadini smisero di comprarlo».
Però Battiato fu il primo artista occidentale a esibirsi a Baghdad, al tempo della dittatura di Saddam. «Posi come condizione che in sala non ci fosse neppure un militare. Mi ripugnavano quegli individui in divisa: cantai in arabo e vidi gli spettatori che piangevano, oppressi da quelle guerre disumane». Sospira: «Ogni tanto penso di scrivere una lettera ai nostri ministri della Difesa, chiunque siano. E citarvi Einstein: "chi ama la guerra non ha bisogno di cervello, gli basta il midollo spinale" . Intanto noi compriamo gli F-35, con tangenti incorporate». La politica l’ha ustionato, la sua esperienza come assessore regionale siciliano al Turismo è durata poco e niente: «Se Crocetta avesse mostrato il coraggio che sbandierava all’inizio, nell’isola sarebbe stata una magnifica rivoluzione. Quando rinunciai all’incarico mi sentii di nuovo libero. Il presidente dell’Assemblea siciliana Ardizzone mi aveva attaccato perché non portavo la cravatta, come se fosse un disonore». Per Battiato c’era stato pure l’incidente della frase sulle " troie in parlamento" . «Ma io mi riferivo a uomini e donne che non agiscono con coscienza! Può un uomo libero come me essere contro la prostituzione?».
Quanto allo stato della cultura in Italia, «i Comuni hanno un sacco di soldi, ma la follia del patto di stabilità impedisce di usarli al meglio. E non parliamo delle strutture. Certi architetti andrebbero banditi! All’Auditorium di Roma devi fare un chilometro per andare al bagno, non c’è backstage e l’acustica è terribile. Appena fu inaugurata l’opera di Piano, misero parallelepipedi sul soffitto per migliorare la diffusione del suono! Gli architetti pensano solo all’estetica. L’altro giorno eravamo al Carlo Felice di Genova, un teatro che era considerato la perla d’Europa. Ora hanno sbagliato le misure della ristrutturazione e la scena non gira. Sul palco si sente un ronzio fortissimo, quello del computer che governa tutto. E se il violinista deve fare un assolo? S’attacca». Battiato è in tour fino al 10 dicembre con il progetto " Diwan, l’essenza del reale" , con quattro musicisti italiani (lui compreso) e cinque mediorientali, per un incontro musicale fra culture. Al Torino Film Festival sarà invece proiettato, il 29 novembre, "Temporary road" , il documentario di Giuseppe Pollicelli e Mario Tani sulla sua carriera. Che proprio in queste ore si arricchisce di un nuovo capitolo: il cd live "Del suo veloce volo" registrato con la Filarmonica Toscanini all’Arena di Verona, che lo vede coprotagonista con Antony Hegarty (l’etereo, portentoso vocalist di Antony and the Johnson) al quale il cantautore siciliano si sente unito "dal legame della cantabilità". Ospite nel disco anche la rediviva Alice: «Ora fa vita appartata», spiega Battiato, «ma mi ha chiesto di scriverle un brano per Sanremo. Però mancano pochi giorni, io sono sempre in giro, non ho un pianoforte e non vorrei fare cose tanto per farle. In ogni caso non andrei all’Ariston». Della propria storia musicale, Battiato getterebbe nella pattumiera «la fase della musica leggera, "È l’amore" . Era la fine degli anni Sessanta, vidi gente che lo cantava in strada e me ne vergognai. Vissi il Disco per l’Estate come uno choc. Così andai a Londra e mi comprai un sintetizzatore: quei suoni elettronici erano una droga, la tecnologia mi apriva curiosamente mondi arcaici. Certo, nei dischi d’avanguardia ero presuntuoso, insopportabile». E ora, che farà? «Il 30 novembre vado a Katmandu, in un monastero, per incontrare dei mistici tibetani. Girerò un documentario sulla morte: me l’ha commissionato un operaio di Palermo, vicino alla pensione, che ha investito 50mila euro in questo progetto. E nessuno più dei lama del Tibet può illuminarmi sui misteri dell’Aldilà e della reincarnazione».
Stefano Mannucci