C. Pie., il Messaggero 27/11/2013, 27 novembre 2013
LA LUNGA MARCIA CINESE HA BRUCIATO OGNI RECORD
Volatilità, alto rischio e soprattutto prospettive a lungo termine: nell’investimento in opere d’arte non è certo il puro senso estetico che può guidare neofiti e non. Ecco allora che cosa bisogna sapere per avventurarsi in questo settore.
IL TREND DELL’ARTE NEL MONDO
Il mercato dell’arte non solo è uscito dalla crisi, ma, grazie ai guadagni registrati nonostante la tempesta, vanta un saldo sul lungo periodo più che positivo. «Nell’ultimo decennio, il fatturato del mercato globale dell’arte mostra un trend di crescita: dai 18 miliardi del 2003 si è passati ai 43 miliardi del 2012 – spiega Carlo Murolo, partner della società di revisione Deloitte – Inoltre, il mercato globale dei fondi di investimento che scommettono sull’arte, nel 2012 è stato stimato in circa 1,2 miliardi di euro a fronte dei 700 milioni che aveva fatto registrare nel 2011».
SORPASSO DA SINISTRA
Dopo un lungo periodo di supremazia del collezionismo statunitense, negli ultimi anni si è registrato il sorpasso da Oriente: la Cina, grazie a un crescente numero di milionari, rappresenta infatti il primo mercato mondiale per investimenti in arte con una quota del 41% sul totale seguita da Stati Uniti (27%) e Gran Bretagna (18%) .
IL MERCATO IN ITALIA
«L’Italia gioca un ruolo marginale – spiega ancora Murolo – con una quota inferiore all’1% del fatturato. Sulla carta in Italia esistono interessanti presupposti per l’art banking: dai vantaggi fiscali dovuti all’assenza della tassa sulle plusvalenze derivanti dalla compravendita di opere d’arte al regime Iva agevolato. Ma l’istituto della notifica blocca il mercato: le opere di oltre 50 anni, se dichiarate di interesse culturale per la comunità, non possono essere infatti liberamente vendute all’estero».
RECORD E FLOP
Qualche settimana fa l’opera «Three Studies of Lucian Freud» di Francis Bacon è stato venduta per 105 milioni di euro, diventando il quadro più pagato della storia (il precedente primato era de «L’urlo» di Munch, 91 milioni di euro). Ma proprio l’arte contemporanea, regina di record, è anche il settore più soggetto a volatilità. Uno degli esempi più eloquenti è quello di Damien Hirst: da luglio 2009 a giugno 2010 le quotazioni delle sue opere hanno avuto una pesante contrazione e i ricavi delle vendite sono stati di un tredicesimo rispetto a quelli del 2008-2009.
Nel campo degli investimenti, spiega Murolo, «i flop sono all’ordine del giorno, legati soprattutto a incertezza nelle attribuzioni, prezzi gonfiati, acquisti incauti. In questo contesto i servizi di art banking sono essenziali, perché sono quanto di più vicino c’è a un attore super partes».
C. Pie.