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 2013  novembre 27 Mercoledì calendario

LA VITA IN TAXI DI AURORA: «NON SO SE RIUSCIRÒ A TORNARE AL BUS»


C’è un prima e un dopo nella vita di Aurora, la quindicenne dei Parioli che si prostituiva insieme ad Azzurra, l’amica sedicenne. Il prima sono i pomeriggi con i clienti, il dopo è quello che accadrà tra qualche mese, quando finirà questa storia. Ma lei non sa come sarà e nel suo interrogatorio di fronte ai magistrati dice: «Non sa niente nessuno e ritorno alla vita normale, senza soldi». Ma quando le chiedono come pensa di adattarsi, appare smarrita: «Non lo so, non lo so, non so nemmeno se ce la farò e sinceramente non so nemmeno se ce la faccio a non rifarlo... cioè è difficile adesso per me pensare che devo andare con i mezzi pubblici, io giro con il taxi».
La vita senza problemi, questo secondo Aurora era «il mio scopo». Il 28 ottobre scorso, mentre sua madre viene portata in carcere insieme agli uomini che l’hanno sfruttata, lei racconta i suoi ultimi mesi, la vita che faceva, gli incontri con gli uomini. «Io mi sdoppiavo quando andavo là... non lo so, cioè può sembrare strano questo che sto per dire, ma sembra una cosa tanto... tanto grave, ma alla fine non lo è, secondo me. Secondo me non lo è».
Pm: Quale?
Aurora: Questa cosa che io mi prostituisco insieme a ... Secondo me non è grave dal momento in cui Mirko ci obbliga, ma lui non ci obbliga, cioè lui non ci ha mai obbligato.
Pm: Ti è mai capitato che ti sia rifiutata?
Aurora: Sì e lui si incazzava e io dicevo “no questo no, non mi va. Vacci te”.
Pm: Perché non ti piaceva il personaggio?
Aurora: No, non mi andava, cioè ero stanca... non mi andava io certe volte mi veniva pure di dirgli in faccia: “senti aho, ma io c’ho quindici anni”.
Altre volte no, perché il miraggio erano i soldi facili. E lei non lo nega: «Io voglio troppo, penso anche tutti gli adolescenti, soprattutto me e Letizia, noi vogliamo troppo. La macchinetta, voglio quello, quell’altro, voglio tanti vestiti e mia madre può, però fino a un certo ambito. Io le cose che ci facevo, detto proprio con tutta sincerità, era taxi, vestiti, shopping, tutto quello che volevo... vestiti, tanti vestiti, sigarette, la sera uscire, borse di marca. Cioè comprarmi quello che io vedevo nelle vetrine dei negozi, mi piaceva e me l’andavo a comprare, cioè senza nessun problema. Era questo il mio scopo... ».
Aurora adesso vive in un luogo protetto, lontano dalla famiglia, dagli amici. Quando torna con la mente a quello che è accaduto a partire dal maggio scorso, mostra la fragilità dei suoi anni. E quando le chiedono che cosa succedeva quando doveva incontrare un cliente, ammette: «Non è facile, cioè sembra facile ma non è per niente facile. Cioè hai la testa tutta da un’altra parte, devi pensare a tremila cose, poi quando arrivi là stai imbarazzata, pensi “che cosa sto facendo?”. E alla fine lo penso che lo faccio per soldi... Io certe volte dico “ma che cazzarola sto facendo” e certe volte dico “questa cosa mi serve”. Cioè tutto quello che io voglio è una possibilità economica mia, questo secondo me è l’unico modo. Cioè perché o mi vado a spacciare la droga oppure faccio questo».
Questo sono gli incontri nell’appartamento di viale Parioli, negli alberghi, in barca, ma anche nei parcheggi davanti ai centri commerciali. «La prima volta niente... sono andata, ho provato questo incontro. Scandalizzata, mi sono messa a piangere... tutte queste cose così».
Pm: All’inizio con che frequenza succedeva?
Aurora: Quando lavoravamo da sole tre volte alla settimana, nemmeno... Con Mirko tutti i giorni.
Pm: Quanti incontri al giorno facevate?
Aurora: Se ci andava male due a testa, o insieme, sempre due comunque. Se c’andava bene pure... la volta che è andata bene che poi io sono partita per Ponza, in due giorni c’avevamo 800 euro in tasca.
La ragazzina nega che sua madre sapesse che cosa faceva. «Non lo sapeva assolutamente. Io gli avevo detto che spacciavo, ma lei già ovviamente è normale che si stava a mette’ a piangere, cioè non sapeva che dire... Però a me sembrava meno grave di dirgli che cioè mi andavo a prostituire, tutto qui. Mi sembrava meno grave, poi ovviamente mamma mi ha detto “ma che sei matta, cioè non lo fare, ma che stai a fa’?”, tutte queste cose così. Però quando potevo gli davo qualche soldo, perché comunque per me è importante che mamma sta bene, tutto qua. Lei non c’entra assolutamente niente... Lei mi ha detto “non lo fare”, cioè lei diceva “io non ti dico che a me questi soldi non mi aiutano, cioè io ti dico grazie, però cioè sono soldi che... che non te li sei guadagnati”».
Fiorenza Sarzanini

fsarzanini@corriere.it