Sergio Rizzo, Corriere della Sera 27/11/2013, 27 novembre 2013
VENTOTTOMILA EURO IN PIÙ A ONOREVOLE COSÌ LE REGIONI SUPERANO IL PARLAMENTO
Un fiume di denaro, per anni, ha alimentato i politici regionali. Tanti soldi, più di quanti se ne possano immaginare. Tanti da costringere a rifare persino i conti, correggendoli ovviamente al rialzo, del finanziamento pubblico dei partiti. Basta dire che nel 2012, l’anno dello scandalo di Batman & co. nella Regione Lazio, i contributi ai gruppi politici dei Consigli regionali hanno toccato la cifra astronomica di 95 milioni 655 mila euro. Più del finanziamento pubblico ai partiti francesi e spagnoli, più dei rimborsi elettorali che la legge di un anno fa ha fissato in 91 milioni, ancora più dei denari (molti, moltissimi) versati nelle casse dei gruppi parlamentari di Camera e Senato. E questo, naturalmente, oltre alle retribuzioni dei consiglieri, costate 228 milioni 609 mila euro. Somma perfino superiore a quella prevista nello stesso anno dai bilanci di Montecitorio e Palazzo Madama per le competenze di deputati e senatori: 225 milioni 852 mila. Per non parlare dei vitalizi agli ex consiglieri: 172,5 milioni contro i 191,9 pagati dalle Camere repubblicane, decisamente più anziane.
Ed è proprio da qui che bisogna partire, come ha fatto su lavoce.info Roberto Perotti in un’analisi sui bilanci dello scorso anno di tutti i Consigli regionali, per avere un’idea del grado di follia raggiunto dalla politica nelle Regioni. Dove il costo della politica ha raggiunto livelli inaccettabili, soprattutto in rapporto a compiti e responsabilità dei 1.117 consiglieri regionali: decisamente senza alcun confronto con l’impegno richiesto a deputati e senatori.
Anche grazie all’assenza di regole che ha consentito il proliferare dei gruppi consiliari di una sola persona (75 in tutta Italia), i contributi pubblici sono andati rapidamente in orbita. E l’assenza di controlli, introdotti soltanto nel 2012 per il clamore suscitato da vergognose vicende, ha permesso per anni che quei soldi venissero impiegati per finalità che con la politica hanno davvero poco a che fare, come stanno a dimostrare le innumerevoli inchieste giudiziarie che coinvolgono i Consigli regionali. Fatti che la dicono lunga sulla caratura di quella classe dirigente.
Nello scorso anno le Regioni hanno erogato contributi ai gruppi politici consiliari pari a 85.635 euro per ogni consigliere. Ovvero, 28 mila euro ciascuno in più, mediamente, rispetto a quanto versato dalla Camera ai gruppi parlamentari: 57.539 euro procapite. La differenza è abissale: +48 per cento. E questo in dispregio della situazione di profondissima crisi economica attraversata dal Paese.
Ad alzare la media, è vero, aveva dato una mano consistente la Regione Lazio, raggiungendo d’impeto nel 2012 la vetta della graduatoria nazionale dei contributi ai gruppi consiliari. Con una cifra, stando ai dati pubblicati nello studio di Perotti, di 13 milioni 414 mila euro: 188.929 procapite. Ovvero, più del triplo rispetto alla Camera. Ma al secondo posto figurava anche la più «virtuosa» Regione Lombardia. Nello scorso anno i gruppi politici del Consiglio regionale lombardo hanno avuto, si evince dalla tabella pubblicata da lavoce.info , contributi pubblici per 11 milioni 288 mila euro: 153.650 procapite. Cifra anche maggiore di quella della Regione siciliana, la cui assemblea regionale risultava la più spendacciona in assoluto. A Palermo i contributi ai gruppi politici toccavano 136.577 euro per ognuno dei 90 consiglieri.
Ci sono poi alcuni aspetti, messi in evidenza nello studio di Perotti, la cui enormità va ben al di là della dimensione pur sorprendente del costo. Perché al calcolo complessivo della spesa dei Consigli regionali nel 2012, pari secondo i conti di Perotti a 985 milioni, somma paragonabile al costo annuale di Montecitorio, sfuggono alcune voci. Sfuggono per forza, non comparendo nei bilanci dei Consigli. Reperirle, spiega Perotti, è stata un’autentica caccia al tesoro. Quando ci si è riusciti: in qualche circostanza la voce non si trovava nel bilancio del Consiglio, ma era affogata nelle migliaia di capitoli del bilancio della giunta. Il caso più clamoroso è quello della spesa per il personale del Consiglio regionale del Lazio, introvabile che nei documenti contabili. Eppure non è una somma irrilevante, considerando il numero: oltre 700 persone. Il quadruplo, in rapporto agli eletti, rispetto alla Camera e al Senato. La nota che Perotti ha messo in calce al suo studio fa letteralmente cadere le braccia: «Il Comitato regionale per il controllo contabile del Lazio, presieduto dalla consigliera 5 Stelle Valentina Corrado, da me contattato innumerevoli volte dall’ inizio di settembre fino a metà novembre, non è stato in grado di fornirmi i dati sulla spesa per il personale del Consiglio regionale, né alcuna informazione utile su come e dove ottenerli. Tentativi con altri uffici finora non hanno avuto successo. Semplicemente, la Regione Lazio non sa quanto spende per i dipendenti del Consiglio regionale, e soprattutto sembra non essersi mai posta il problema».