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 2013  novembre 27 Mercoledì calendario

IL MINISTRO TEDESCO: «SE L’ITALIA MOLLA L’EURO QUI È UN DISASTRO»


Il governo di Angela Merkel è europeista e la cancelliera crede fermamente nella moneta unica. Questo è un assunto necessario della politica tedesca. Il contrario, infatti, sarebbe «altamente controproducente » e lederebbe gli interessi di molti, a cominciare da quelli della Germania. Intervistato a margine del III Forum di politica estera inaugurato ieri a Berlino, il viceministro degli Esteri tedesco, Michael Georg Link, ha spiegato a Libero che non c’è ragione di credere che la Germania abbia deciso di abbandonate il sud Europa al suo destino. «My goodness!», esordisce Link in inglese, «perdere il mercato del sud sarebbe deleterio per la Germania e per l’intera Europa. In qualche modo - spiega - tutto il Continente esporta con noi verso la Cina: la Germania assembla e rivende prodotti creati anche con componenti acquistate in Italia, Francia e Portogallo». Esponente del partito liberale (Fdp) rimasto fuori dal Bundestag, Link parla senza peli sulla lingua e ribadisce l’interesse tedesco verso la costruzione europea.
Quello che il viceministro non dice è che l’interesse tedesco non coincide più con quello di mezza Europa, strangolata dall’austerità e sottoposta nei fatti a un dumping commerciale dei prodotti made in Germany. L’ipotetica adozione da parte dell’Italia di una moneta debole darebbe una mazzata all’export tedesco verso il Belpaese. Circostanza che Link non ignora: «È impossibile - afferma - dissociare la Germania del sud dal Nord Italia: siamo dalla stessa parte, viviamo insieme e abbiamo in molte aree un mercato del lavoro condiviso». Traduzione: un nord Italia monetariamente più competitivo ci può creare dei guai. Ma Link resta un liberale: «Se un Paese europeo anche l’Italia, volesse abbandonare la zona euro, ci dovrebbe essere un meccanismo apposito. Manon penso- aggiunge subito - che questo sarebbe positivo per alcuno. E ci sarebbero enormi danni collaterali di natura politica. Una volta che apri il vaso dell’euro, a cominciare dalla questione del ritorno dei tassi di cambio, entri in una pletora di problemi complicati che getterebbero in ultima analisi benzina sul fuoco del nazionalismo».
E che la Germania abbia una vocazione precisa nel fare - bene - i propri interessi anche prevaricando quelli altrui lo mette in luce una notizia diffusa da Reuters. Nel suo ultimo libro di memorie «El Dilema», l’ex premier socialista spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero avrebbe scritto che al vertice G20 di Cannes del novembre 2011 la cancelliera tedesca lo avvicinò chiedendogli se fosse disponibile «a chiedere una linea di credito preventiva di 50 miliardi al Fmi mentre altri 85 miliardi sarebbero andati all’Italia». Proposta che Zapatero declinò seccamente per non impiccare la Spagna alla corda messa a disposizione con disinvoltura dalla leader CDU. Erano i giorni della crisi del debito sovrano e lo spread fra titoli italiani e Bund tedeschi era ai massimi, ma al no di Zapatero si aggiunse subito quello di Giulio Tremonti. L’allora ministro delle Finanze di Silvio Berlusconi (che si dimetterà di lì a poco per fare spazio a Mario Monti) avrebbe commentato, sempre secondo Zapatero: «Posso pensare a modi migliori per commettere suicidio ». E il G20 si concluse con il compromesso per cui Silvio Berlusconi accettava la supervisione del Fmi sui conti italiani, ma non il prestito capace di affossare l’Italia una volta per tutte.