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 2013  novembre 27 Mercoledì calendario

BERLUSCONI FINIRÀ COME ME, USATO E SCARICATO DAI SUOI


[Luigi Lusi]

Berlusconi non è stato sconfitto dai suoi avversari ma dalla magistratura. La politica non ne esce bene: per essere certa di farlo fuori ha dovuto cambiare il regolamento e optare per il voto palese sulla decadenza, hanno il terrore che con il voto segreto più di qualcuno salvi il Cavaliere”.
A quindici mesi dal suo arresto, Luigi Lusi guarda al Palazzo con disincanto. Ne è uscito “impresentabile”, nella stagione dei tesorieri truffaldini, spiegando che lui aveva sottratto milioni di euro dai conti della Margherita per volontà dei vertici del partito. Dal Senato è passato a Rebibbia, tre mesi di carcere in isolamento; poi altri undici mesi nel convento di Pereto, con il divieto di parlare. Anche alla moglie. Il processo per appropriazione indebita a suo carico è ancora in corso, la prossima udienza è fissata per lunedì 2 dicembre. Tra le accuse anche la calunnia alla Margherita: l’ex tesoriere ricostruì come i fondi siano serviti a finanziare diversi esponenti del centrosinistra: Francesco Rutelli, Matteo Renzi, Dario Franceschini, Rosy Bindi. Per dirne alcuni. Non gradirono. Il 20 giugno 2012 il Pd ne decretò l’arresto esprimendosi, per la prima volta nella storia della Repubblica, con voto palese. Come avverrà oggi sulla decadenza di Berlusconi.
Lusi, lei ha un primato.
Due: sono stato anche il primo senatore a essere mandato in carcere. Il radicale Spadaccia venne a trovarmi a Rebibbia e mi disse: ‘Chissà se non ci siamo sbagliati pure su te’. Dubbio confermato dalla Cassazione che il 31 luglio 2012 ha annullato il mio arresto.
Si riferiva ad Alfonso Papa?
Mandato in carcere dalla Camera con voto segreto, poi Riesame e Cassazione stabilirono che la custodia cautelare in carcere era illegittima.
L’aula votò il suo arresto pochi giorni dopo aver graziato De Gregorio del Pdl con voto segreto. Lui ha da poco raccontato che c’era un accordo: il Pd si impegnò a salvarlo chiedendo in cambio al Pdl di veder “scorrere il sangue di Lusi”.
Mi è stato riferito dell’accordo. Pare che garante del patto fosse Schifani (all’epoca presidente del Senato, ndr); le parti: Gasparri e Quagliariello (capogruppo e vicecapogruppo del Pdl, ndr) e alti vertici del partito per il Pd ma non so chi. Attendo che qualcuno dello Stato, un magistrato ad esempio, chieda a De Gregorio di raccontare tutto ciò che sa: chi sono i senatori del Pd che gli hanno detto ‘non ti facciamo arrestare se ci aiutate a far scorrere il sangue di Lusi?’. E quel patto, volto a negare l’esecuzione di una misura cautelare, costituisce o no un reato?
Chi ne era al corrente?
Col senno di poi basta leggere le dichiarazioni immediatamente successive al voto per De Gregorio il 6 giugno 2012. Ricordo quelle di Anna Finocchiaro. Sapeva dell’accordo politico e non lo condivideva. De Gregorio ricevette un sostegno superiore alle attese: almeno 30, 35 senatori del Pd concorsero all’obiettivo.
Per lei concorse anche il Pdl. All’arresto.
Alberto Tedesco raccolse ben più di 20 firme necessarie a chiedere il voto segreto per il mio caso: ma nelle ore immediatamente precedenti al voto alcuni lo chiamarono preannunciandogli il ritiro della firma a seguito di forti pressioni dei vertici del Pdl. Ricordo Tedesco: imprecava sull’assenza di attributi dei parlamentari ‘nominati’ che rispondono a bacchetta agli ordini dei leader perché altrimenti non sarebbero stati ricandidati.
Era indifendibile? Chi erano i “senza attributi”?
Cinque del Pdl. Non ricordo i nomi. Ma lo scandalo vero fu un altro: la decisione del Pdl di non partecipare al voto prevedeva che un certo numero di senatori, sempre del Pdl, votasse per garantire il numero legale. Così il voto avvenne con soli 155 voti a favore su 321 componenti il plenum; un voto di non-maggioranza, come si usa dire oggi, al quale non parteciparono quelli del Pdl che però garantirono il numero legale. Giochetti della politica.
Perché De Gregorio è stato salvato?
De Gregorio è poi andato a riferire ai pm di Napoli in merito al rapporto fra lui e Berlusconi. Quindi il voto in suo favore era funzionale allo scopo di proteggere qualcun altro, non solo lui.
Il chi è evidente...
Leggeremo le sentenze. Resta una domanda inevasa: perché De Gregorio, salvato il 6 giugno 2012 dagli arresti domiciliari, aspetta l’autunno successivo per andare dai pm napoletani per accusare Berlusconi?
La risposta?
Va quando, a ridosso dello scioglimento anticipato delle Camere, aveva ormai maturato la certezza che non lo avrebbero ricandidato.
De Gregorio salvato per stare zitto e lei sacrificato perché aveva già parlato?
Il voto sul mio arresto è stato tutto politico. In Parlamento non si vota sempre ciò che si ritiene giusto o migliore, ma spesso, purtroppo, ciò che conviene di più: i sondaggi e la convenienza momentanea innanzitutto! Guardi questo balletto nel Pd sulla Cancellieri: ‘Non votiamo la sfiducia perché indebolirebbe Letta, ma se lei si dimette da sola fa un favore a tutti’. Non hanno il coraggio di assumere una posizione politica: hanno solo l’obiettivo di non lasciare a Grillo e Lega l’intera prateria del populismo e del giustizialismo cieco della piazza e di Internet. E così, sulle note di telefonate inopportune si giocano, insieme, le primarie di un partito, la stabilità del governo e il sondaggio del momento. Le sembra serio?
Lei era nel “gruppo impresentabili” con De Gregorio, Belsito, Cosentino e altri. Solo Berlusconi è stato ricandidato. Secondo il suo ragionamento, il voto palese è stato introdotto con l’intento evidente di farlo fuori. Perché proprio ora?
Sembra che Berlusconi non sia più funzionale a certi scopi. Come tanti, lui ha commesso molti errori: ma agli italiani interessano più quelli politici che non quelli giudiziari. Al Cavaliere viene rimproverato di non aver saputo corrispondere, nonostante i quattro governi presieduti, al sogno di molti verso una nuova politica italiana liberale. Anche lui ha mediato, ma al ribasso. Del ventennio berlusconiano resterà il ricordo del perenne scontro con la magistratura, alla lunga insostenibile per chi vuole guidare il Paese, e di non essere stato sconfitto dalla politica. Anzi con lui è proprio la politica a essere stata sconfitta: non dimentichiamo che la candidatura di Berlusconi ha ricevuto a febbraio 10 milioni di voti: vorremo mica bollarli tutti come evasori o criminali?
Nella “stagione dei tesorieri” lei apparve da subito
colpevole: non c’erano prove documentali che fosse il partito a chiederle di distrarre i fondi e le società erano a suo nome. Lusi, dove è la refurtiva, il patrimonio che lei gestiva?
Il 17 gennaio 2012, giorno del mio primo interrogatorio e delle dimissioni da tesoriere, lasciai nella casse della Margherita più di 20 milioni di euro. So che Rutelli allo Stato ne ha dati 5.
Gli altri 15 dove sono?
Chiedetelo a Rutelli.
Le società da lei registrate che fine hanno fatto?
TTT e Paradiso Immobiliare sono interamente a disposizione di tutti i magistrati, quelli penali e quelli della Corte dei conti.
E le case? La villa a Genzano? Le proprietà in Canada?
Gli immobili sono a disposizione dello Stato: dal 4 maggio 2012 quello di Roma e dal 7 luglio 2012 quello dei Castelli Romani. In Canada non c’è mai stato il tesoro nascosto di cui parlano con disinvoltura gli avvocati e i liquidatori della Margherita.
Non doveva restituire tutto al partito?
L’ho fatto. Inviai pure un ufficiale giudiziario a Rutelli, Bianco e Bocci per sottoscrivere il 26 aprile 2012 l’atto notarile di trasferimento delle proprietà. Risposero che non sarebbero andati e che avrebbero accettato la restituzione a titolo di retrocessione. Io dissi sì, ma non lo fecero mai, nonostante avessero strombazzato la volontà indistruttibile di restituire tutto il maltolto allo Stato.
In pratica sta dicendo che la Margherita si è opposta alla restituzione dei beni allo Stato?
Esattamente. Nella prossima udienza alla Corte dei conti, domani, la Margherita si opporrà alla restituzione allo Stato. Cosa che ha già affermato in sede penale e civile.
Complessivamente di quale cifra parliamo?
Circa 32 milioni di euro: 15 in cassa e 16,4 fra immobili e investimenti, come calcolato dalla Corte dei Conti. E pensi che anche l’Assemblea del partito del 16 giugno 2012 deliberò la restituzione dell’avanzo allo Stato. Ma non mi riguarda più. Ci sono magistrati che giudicano e che stanno faticando, aspettiamo.