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 2013  novembre 27 Mercoledì calendario

DOMENICO QUIRICO CRONACHE DEL MALE DAGLI ABISSI SIRIANI


Quando qualcuno rivela di aver incontrato il Male in genere si tratta di una allucinazione, oppure di millantato credito. Ci sono però dei casi in cui il male è così evidente e fisico e ti riguarda così direttamente che è impossibile ignorarlo e il più carogna di questi mali ha sempre una forma umana. Gli antichi romani dicevano: «Homo homini lupus». Domenico Quirico, inviato di guerra de La Stampa, incontrò il male l’8 aprile 2013, in Siria. Dopo le prime settimane gli scontri della guerra civile nel paese avevano preso un andamento casuale e confuso, le alleanze non sembravano così certe e non si capiva bene chi stava con chi. E molti gruppi si erano trasformati in bande di razziatori e di briganti. Lo scopo di Quirico era di chiarire tutto questo. Il nostro inviato era partito insieme a un altro giornalista, il belga Pierre Piccinin da Prata. Arrivati in Siria gli dissero che non sarebbe stato possibile raggiungere Damasco. Il giorno dopo i due giornalisti decisero comunque di mettersi in viaggio per la capitale siriana, ma appena usciti dal paese la loro macchina fu bloccata da un pickup da cui scesero due energumeni, che li massacrarono di pugni e calci. E poi ripartirono a tutta velocità portandoli in una località dove le case erano adibite a carceri.
Il clima della guerra civile in Siria era caduto talmente a livello primordiale che per finanziare le loro imprese molti capibanda hanno cominciare a sequestrare donne e bambini per chiedere poi il riscatto, una pratica comune che si è diffusa con grande rapidità. In un articolo ben documentato sulla New York Review of Books, Charles Glass ha raccontato la storia di come il corpo del giovane leader di questi guerriglieri, caduto durante recenti scontri, chiamato Ribal, sia stato scambiato con la liberazione di otto prigionieri. Quando la giovane e bella vedova si presentò perché le fosse consegnata la salma, venne immediatamente fermata, contraddicendo un principio basilare dell’Islam, una volta molto rispettato, che considera sacri gli ospiti. Furono abbastanza accorti nel non trattarla male, come lei stessa dichiarò, e dopo qualche giorno venne liberata e scambiata con cinque donne prigioniere e un pacco di medicine. Più tardi il capo dei ribelli mandò un regalo a chi aveva condotto la trattativa per la vedova, una pistola, in segno di amicizia.
Si potevano concludere altri affari del genere e probabilmente il rapimento di Quirico rientrava in questo contesto. Ma i due giornalisti ebbero un trattamento molto diverso: fin dall’inizio i maltrattamenti e le torture furono brutali e prolungati. Così, nei pochi momenti in cui riuscivano a ragionare, Quirico e Piccinin arrivarono alla convinzione che non l’avrebbero scampata. Altrimenti non avrebbero avuto interesse a “guastare la merce”. Questa sensazione di essere alla fine era acuita dal comportamento e dall’aspetto dei carcerieri, dalle facce lombrosiane da killer che si comportavano di conseguenza. Avevano un modo di torturare spontaneo, quasi naturale, era una routine per loro. Non è stata una galera, è stato un calvario durato centocinquantadue giorni che adesso è raccontato in un libro molto emozionante, scritto a quattro mani dai due giornalisti: Il Paese del Male — 152 giorni in ostaggio in Siria(Neri Pozza). Il libro è insieme catalogo di orrori e cronaca nera. Uno dei giochi malefici più popolari era quello di entrare senza preavviso nelle celle e di puntare la pistola alla tempia dei prigionieri e finalmente premere il grilletto, sparando a vuoto. È un miracolo che Quirico e Piccinin abbiano resistito a tutte le violenze e che siano ancora tra noi.
C’è solo una osservazione da fare e riguarda il titolo. Non esiste un solo paese del Male, ne sono esistiti molti e tutti sembravano nazioni civili, come la Germania. Gli eredi dei samurai, questi delicati creatori di Ikebana e di poesie haiku di tre righe, quando hanno preso Nanchino, durante l’invasione della Cina, per festeggiare il successo fecero a gara a chi tagliava più teste di cinesi. Vinse un ufficiale che riuscì a tagliare centotrenta teste in un solo giorno. Poi facevano le foto con i decapitati a fianco, e le mandavano ai parenti in Giappone con saluti e baci. Ricordate le foto sull’impiccagione di Cesare Battisti, quel nobile italiano che aveva la colpa di aver optato per la sua patria? In una di quelle immagini, tra le più ignobili che siano mai state scattate, si vedono ragazzi e militari austriaci assiepati accanto alla forca con l’impiccato ancora con la corda al collo, come se fossero di domenica davanti a un fotografo del Prater. Una volta Conrad ha detto che non è necessario credere in una fonte sovrannaturale del Male: gli uomini da soli sono perfettamente capaci di qualsiasi malvagità.

Oggi alle ore 18.30 Domenico Quirico presenterà il suo libro a Roma, presso lo Spazio Mastai (Piazza Mastai 9) Saranno presenti Emma Bonino ed Ezio Mauro Ingresso libero