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 2013  novembre 26 Martedì calendario

SUICIDI INSIEME LASCIANO UNA QUERELA CONTRO LA LEGGE CHE IMPEDISCE L’EUTANASIA


Sono morti come avevamo vissuto: abbracciati. Il loro suicidio commuove la Francia e obbliga l’opinione pubblica a interrogarsi sull’eutanasia. Bernard e Georgette Cazes avevano entrambi 86 anni e vivevano insieme da settanta. Giovedì sera, hanno preso una stanza al «Lutetia», un lussuoso cinque stelle della rive gauche.
Lì hanno inghiottito la pillola letale. Hanno lasciato sul comodino due lettere, una per il figlio e l’altra per il procuratore della Repubblica e fuori dalla porta, eleganza davvero estrema, l’ordinazione per la colazione della mattina dopo, in modo da essere ritrovati subito. Infatti è stato il cameriere a scoprirli morti sul letto, mano nella mano, il volto coperto da un sacchetto di plastica.
Erano personaggi noti. Lui, filosofo, economista, era stato un alto funzionario al Commissariato generale del Piano, un vecchio esperimento dirigista degli Anni Sessanta, e aveva pubblicato diversi libri. Lei, professoressa di Lettere, aveva firmato alcuni manuali scolastici. Si erano incontrati a Bordeaux nel dopoguerra, da studenti, e non si erano lasciati più. Avevano avuto due figli e il grande dolore di perdere uno, Vincent, a soli 21 anni. Per ricordarlo, Georgette aveva scritto un libro su Proust, perché a Proust il figlio morto avrebbe dovuto dedicare la sua tesi di laurea.
«Temevano la separazione e la dipendenza più della morte», dice il figlio e racconta che avevano preso la decisione di fare quello che hanno fatto «molte decine di anni fa». Una vicina di casa (la coppia abitava a Issy-les-Moulineaux, una «buona» banlieue di Parigi) li ricorda «toujours bras dessus bras dessus», sempre a braccetto.
Jean Lacoste, redattore alla «Quinzaine litteraire» cui Bernard collaborava, spiega: «Il gesto mi turba ma non mi sorprende. C’è una logica con la sua attitudine verso l’esistenza. Era qualcuno di degno, indipendente, distinto e originale. Il loro gesto non è solo una scelta privata, ma anche una rivendicazione».
Infatti in una delle lettere Georgette grida la sua rabbia di non aver potuto «partire serenamente», perché la legge non permette la «dolce morte». Nell’altra, quella per il giudice, sporge querela contro lo Stato che accusa di non rispettare la sua volontà. In realtà, non si sa se uno dei due fosse malato. Forse a spiegare il gesto è bastata la prospettiva, inevitabilmente, di diventarlo.
Anche la scelta del «Lutetia» è tutt’altro che casuale. Il bellissimo hotel in stile déco, fra Saint-Germain-des-Près e Montparnasse, fu edificato negli anni folli e ne divenne un simbolo. Ma, con l’Occupazione, diventò la sinistra sede dell’Abwehr, i servizi segreti nazisti, e della polizia collaborazionista di Vichy. Anche per questo, alla Liberazione, si decise di smistare lì chi aveva avuto la fortuna di ritornare dalla deportazione. Fra quelli che ce la fecero, anche il padre di Georgette. Racconta il figlio: «È al “Lutetia” che mia madre aveva ritrovato suo padre, Georges Beros, professore di Geografia e ufficiale, che tornava da cinque anni di prigionia in Germania».
Fin qui la storia di Bernard e Georgette, Romeo e Giulietta di 86 anni, uniti davvero in vita e in morte. Il resto è il dibattito sul suicidio assistito e sull’eutanasia, subito rilanciato sull’onda della fortissima emozione collettiva. Nel dicembre scorso, il rapporto del professor Sicard, molto atteso dall’opinione pubblica, ha rigettato categoricamente l’eutanasia, ma lasciato uno spiraglio al suicidio assistito. Tuttavia, dopo un dibattito appassionato e appassionante, il Consiglio di etica ha rigettato anche questa possibilità.
In Francia resta dunque in vigore la legge Leonetti, dal nome del deputato di centro-destra e sindaco di Antibes che la propose: divieto di eutanasia e suicidio assistito, ma anche di «un’ostinazione irragionevole». In sostanza, una sorta di eutanasia passiva, in cui l’interruzione delle cure è permessa se è stabilito l’accanimento terapeutico.
Il punto è che il diritto «alla fine della vita nella dignità» era uno dei punti programmatici del candidato François Hollande. L’estate scorsa, il Presidente aveva rilanciato annunciando un progetto di legge in materia «senza dubbio prima della fine dell’anno». Per il 16 dicembre è atteso un nuovo rapporto, questa volta di un «Jury citoyen», una giuria cittadina, interpellata dal Comitato di etica. Secondo l’ultimo sondaggio attendibile, il 92% dei francesi è favorevole all’eutanasia in caso di malattie «insopportabili e incurabili».
Il gesto di Bernard e Georgette sarà probabilmente la spinta decisiva, chissà. Ma, in qualsiasi modo la si pensi, è impossibile restare indifferenti di fronte a quei due vecchi che si sono abbracciati per tutta la vita e hanno deciso di restare abbracciati anche quando la vita è finita.