Fulvia Caprara, La Stampa 26/11/2013, 26 novembre 2013
ELLIOTT GOULD: IO, ALTMAN E LE DONNE
Si fa fatica a crederlo, ma nel 1970, sul set di M.A.S.H., Elliot Gould, che oggi ha 75 anni e parla della sua vita con generosa precisione, non si trovò subito a suo agio: «Non capivo bene che cosa dovevo fare, come regolarmi in mezzo a quel caos, una coralità apparentemente priva di punti di riferimenti, avevo poca esperienza, prima di allora avevo girato solo tre film». Accanto a lui, nelle stesse condizioni, c’era Donald Sutherland: «Ci eravamo conosciuti poco tempo prima, appena l’ho visto avevo pensato che non ci saremmo mai piaciuti, poi, dopo un pranzo, siamo diventati amici e tra noi si è creata un’alchimia. Anche lui non sapeva bene come comportarsi, lo abbiamo detto a Altman, insieme ci siamo lamentati, ma dopo aver ripetuto la prima scena abbiamo capito il suo metodo». Da allora, il sodalizio non si è mai spezzato e Gould, ospite d’onore della retrospettiva del Tff, continua a indicare Altman come il maestro più importante della sua lunga e felicissima carriera. Se ha saputo conservare quella sua impossibilità di essere normale, Elliot Gould lo deve anche al grande autore: «Mi ha dato tanta libertà, e io me la sono presa, abbiamo costruito poco alla volta un rapporto di fiducia di cui entrambi avevamo bisogno».
Con Altman, ma anche con altri autori, lei ha vissuto un’epoca cinematografica ricca di fermenti creativi. Un fenomeno irripetibile?
«Sono sempre molto riluttante nel paragonare cose diverse, certo, la differenza fondamentale tra questo e quel periodo sta nell’enorme diffusione dei media e nell’aumento del flusso di informazioni. Per questo oggi è molto più difficile creare qualcosa di veramente nuovo. Però è anche vero che gli spazi per inventare non mancano, che c’è sempre, per noi attori, la possibilità di andare controcorrente e fare cose non convenzionali».
Lei ha avuto diverse esperienze italiane, ha recitato anche con Vittorio Gassman inTolgo il disturbodi Dino Risi. Che ricordi ha?
«Sì, ero l’amico che aveva condiviso con Gassman l’esperienza della casa di cura, all’epoca non sapevo che attore incredibile fosse, non conoscevo la sua carriera teatrale, rispetto a me era un interprete molto più classico. Ho sempre ammirato il talento italiano, che non riguarda solo il cinema, ma tutta l’arte, in generale. Sono stato amico di Antonioni, ho incontrato Sordi e De Sica...».
Ha anche recitato con Monica Vitti.
«Certo, mi ha diretto nel suo film Scandalo segreto. Lei è veramente una grande star, un’attrice fantastica, voglio parlarne al presente, so che sta soffrendo di una malattia che leva la memoria e mi dispiace molto».
È apparso pure neiMiei primi quarant’anni, il film dei Vanzina sulla vita di Marina Ripa di Meana. Come andò?
«Abbiamo girato a Capri, un posto meraviglioso, i Vanzina continuavano a dirmi di non preoccuparmi, che avrebbero fatto funzionare tutto, Carol Alt era bellissima, una tipica ragazza della buona borghesia americana, ho anche un ricordo vivissimo del direttore della fotografia che mi sembra avesse lavorato con Antonioni. Ogni cosa che ho fatto è parte della mia vita, tutto ha un senso, quando sono tornato a Roma ho rivisto i Vanzina e mi ha fatto piacere. Gli italiani sono speciali, esigenti, avete una storia e una cultura incredibili... Mia madre somigliava a Anna Magnani, e anche la mia ex-moglie Barbra Streisand ha sempre avuto un modo di fare molto italiano. Una volta eravamo a Roma, abbiamo incontrato Fellini, non lo conoscevo, ma avevo già visto La strada e Otto e mezzo, e non posso dimenticare l’impressione che mi fece ».
Ha lavorato anche per la tv, come si è trovato?
«Me lo ha chiesto anche Barbra, mi ha inviato una mail, voleva sapere come mi sono trovato in Ray Donovan, le ho detto ”è un lavoro e, come sai, a me piace lavorare”. A lei mi lega un rapporto particolare, e non solo perchè siamo genitori di una figlio, forse è perchè abbiamo iniziato insieme, ci fidiamo l’uno dell’altra, ci capiamo al volo, senza parole».
È vero che sta per girare un film con il figlio maggiore di Altman?
«Si, me lo ha chiesto, e ho accettato anche in ricordo del rapporto che mi ha legato a suo padre, però non ci sono ancora i finanziamenti, quindi dobbiamo aspettare».