Alberto Mattioli, La Stampa 26/11/2013, 26 novembre 2013
LA LAVANDA AMMALATA MINA LO CHARME DEL MIDI
La lavanda deperisce. Detta così, sembra una barzelletta. Invece è una tragedia per chi la coltiva, un dramma per l’ambiente e un problema per l’economia francese in generale e per quella della Provenza in particolare. I turisti lo sanno bene. Nel Midi, la lavanda, sotto forma di sacchettini per i cassetti, saponi, profumi, essenze, è più di un business: è un simbolo. La Provenza senza lavanda sarebbe come la Francia senza champagne.
Ma al momento il profumo che si sente di più è quello della crisi. Che ha due responsabili dai nomi complicati e dagli effetti devastanti: il fitoplasma Stolbur è la malattia che colpisce le piante, lo Hyalesthes obsoletus la piccola varietà di cicala che la diffonde. E la diffonde molto: secondo i dati del «Parisien», fra il 2007 e il 2010 è stata colpita circa la metà delle coltivazioni di lavanda e la produzione è un terzo di quella che era nel 2005.
Colpo gravissimo per l’orgoglio nazionale (i profumi sono un simbolo quasi quanto i vini e i formaggi), la Francia ha perso la prima posizione mondiale per produzione di lavanda. In testa adesso c’è la Bulgaria. C’è chi dice che il profumo della lavanda che arriva dall’est non sia lo stesso, ma chissà se è vero. Di certo c’è che, spiega Eric Chaisse del Centro regionale interprofessionale di sperimentazione in piante da profumo, aromatiche e medicinali (Crieppam per comodità), «oggi abbiamo delle difficoltà a produrre abbastanza per soddisfare le necessità del mercato».
Il fitoplasma è un batterio parassitario. Le cicale lo trasmettono da una pianta all’altra. Il risultato è che la lavanda prima smette di crescere, poi diventa gialla invece che lilla, infine muore. Oltretutto, quando i sintomi iniziano a essere visibili è già troppo tardi per intervenire: la pianta è già condannata. Anche il riscaldamento globale, secondo i ricercatori, fa la sua parte, perché più il clima è caldo e secco, più le cicale prosperano. «Certi produttori sono costretti a estirpare delle colture che non hanno nemmeno due anni», racconta Chaisse.
Naturalmente pubbliche autorità e privati produttori cercano di reagire. Il problema è che nessuno sa bene come. L’eliminazione diretta del fitoplasma richiederebbe il ricorso agli antibiotici, ma la legge ne vieta l’uso sulle coltivazioni. Le larve dell’Hyalesthes eccetera non sono eliminabili con un insetticida classico, perché vivono nel suolo, talvolta a diversi centimetri di profondità. Quanto agli insetti adulti, si appalesano quando la lavanda fiorisce, ma i pesticidi non si possono usare perché sterminerebbero anche le api, altro business importante dell’agricoltura locale.
E allora? Per il momento ci si accontenta di combattere «in maniera diretta», cioè selezionando dei tipi di lavanda a prova di fitoplasma. Gli incroci genetici funzionano: sono già stati selezionate tre o quattro varietà di lavanda immuni alla malattia, ma adesso si tratta di reimpiantarle al posto delle coltivazioni malate. Un altro metodo in cui si spera molto è in corso di sperimentazione. Si tratta di una polverizzazione di argilla bianca che crea una barriera vegetale fra la pianta e l’insetto. I produttori hanno perduto una battaglia ma non si rassegnano a perdere la guerra. Anche perché la Provenza senza il profumo di lavanda è semplicemente inimmaginabile.