Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  novembre 26 Martedì calendario

MOGLIE CONTRO AMANTE SFIDA PER L’ULTIMO POLLOCK


Per quasi sessant’anni, un piccolo dipinto con volute e chiazze di colore rosso, nero e argento, è stato il simbolo dell’inimicizia fra due donne: Lee Krasner, la vedova di Jackson Pollock, e Ruth Kligman, la sua amante. Fino alla morte, nel 2010, Ruth Kligman, artista a sua volta, ha insistito che quel quadro era una lettera d’amore per lei creata da Pollock nell’estate del 1956, poche settimane prima di morire in un incidente d’auto. Ma un gruppo d’esperti, messo insieme da una fondazione creata dalla Krasner per catalogare le opere di Pollock, sosteneva invece che quel dipinto non era opera del grande artista.
Pochi giorni fa era sembrato che la disputa, proseguita anche dopo la morte delle due donne, stesse per trovare soluzione: gli eredi della Kligman hanno annunciato che nuove perizie scientifiche collegavano il dipinto a Pollock e alla sua abitazione. Questi risultati, invece di mettere fine alla controversia, sono serviti solo a riaccenderne un’altra, che contrappone i metodi tradizionali per appurare l’autenticità di un’opera a quelli messi a disposizione dalle tecnologie più recenti. Da un lato della barricata c’è Francis O’Connor, un esperto di quelli di una volta, convinto che l’erudizione e un occhio allenato siano elementi essenziali per valutare l’autenticità di un’opera. O’Connor, uno dei curatori del più grande catalogo delle opere di Pollock, sostiene che Rosso, nero e argento non è un Pollock. Sull’altro fronte c’è Nicholas Petraco, ispettore di polizia in pensione ed esperto di tecniche d’indagine utilizzate dalla polizia scientifica, che ha esaminato il dipinto su richiesta degli eredi Kligman: è certo che il dipinto sia stato realizzato nella casa di Pollock e che sia collegato al grande pittore.
Con i progressi della tecnologia, il mondo dell’arte ha cominciato ad affidarsi alle analisi al microscopio e ai testi sul pigmento per convalidare — o contestare — le valutazioni degli esperti. Ma la scienza ha i suoi limiti. La pittura o la carta possono aiutare a stabilire la data di un’opera e i capelli e le fibre possono contribuire a identificare il luogo in cui è stata realizzata. Tuttavia, gli intenditori — e le case d’asta — sostengono che non è possibile stabilire l’effettiva paternità di un’opera senza la valutazione di un esperto sulla composizione e le singole pennellate. In questo caso, la divergenza di opinioni può valere milioni di dollari. Senza l’autenticazione, Rosso, nero e argento, sarebbe classificato come «attribuito a Pollock», e avrebbe una valutazione al massimo di 50.000 dollari, dice Patricia Hambrecht, della casa d’aste Phillips. Se invece fosse giudicato un Pollock, il valore schizzerebbe a una quotazione a 7 zeri.
Secondo Ruth Kligman, il dipinto risale all’estate del 1956, quando lei viveva con Pollock a East Hampton dopo che la Krasner era partita per l’Europa. Pollock era precipitato nel gorgo dell’alcolismo e non dipingeva da due anni. L’artista era sul prato e la Kligman gli portò i colori e i pennelli. Dopo che ebbe finito le disse: «Ecco il tuo Pollock personale».
Petraco, che ha decenni di esperienza nel laboratorio criminale del dipartimento di polizia di New York, ha analizzato quello che il dipinto conteneva: polvere, capelli, fibre e residui sulla superficie e sotto la pittura. Secondo Petraco, l’elemento decisivo è stato la scoperta di un pelo di orso polare, ritrovamento insolito in un Paese che vieta da più di quarant’anni l’importazione di prodotti derivati da questi animali. «C’è un orso polare in questa storia?», si è chiesto Petraco. Sì, c’è: un tappeto fatto con la pelle di un orso polare che adornava il pavimento del salotto nel 1956 e che si trova ancora nella soffitta di East Hampton.
O’Connor, considerato una delle maggiori autorità su Pollock, dice che le tecniche di indagine scientifica applicate all’arte sono preziose, ma che in questo caso ritiene che i risultati siano «essenzialmente irrilevanti». Il dipinto può essere stato realizzato nel giardino di Pollock, ma questo non significa che sia opera di Pollock. Per O’Connor, l’expertise è rigorosa quanto la scienza forense. In Rosso, nero e argento, la tela è coperta da uno strato argento e il punto focale è rappresentato da una forma ovoidale nera collocata vicino al centro del dipinto. Nessun altro quadro di Pollock ha queste caratteristiche, dice O’Connor.
Nel 1995 il comitato di autenticazione propose di classificare il dipinto di proprietà della Kligman come «opera problematica », il che voleva dire che se altri esperti, a seguito di ulteriori studi, avessero stabilito che l’opera era autentica, il comitato non si sarebbe opposto. La Kligman però rigettò quella classificazione. D’altronde, che cosa sia successo fra due persone, ormai morte, sole in un giardino di East Hampton in un pomeriggio di 57 anni fa, forse alla fine né la scienza né l’occhio dell’intenditore potranno mai stabilirlo.

(Copyright New York Times - La Repubblica. Traduzione di Fabio Galimberti)