SA.DA., Libero 27/11/2013, 27 novembre 2013
AD ARCORE COI FIGLI PER L’ULTIMO DUELLO
È arrivato il giorno del giudizio. Quello dei senatori, che dovranno decidere se espellere Silvio Berlusconi dal Parlamento mettendo fine alla sua carriera nelle istituzioni.
Il morale è a terra, il Cavaliere non si capacita. Non è solo per l’ingiustizia o per la polemica politica. Vive questa giornata come un’umiliazione. Non era così che voleva chiudere la sua esperienza in Parlamento dopo 19 anni di presenza ininterrotta.
Già alla riunione delle 13 alla Camera Silvio era apparso molto giù, ma non meno battagliero del giorno prima: «Io non ho paura di nessuno, vado avanti, non smetto di fare politica. Sarò sempre io il leader del centrodestra. Presto torneremo alle elezioni e spiegheremo agli italiani che solo con noi si governa». I fuoriusciti? Nessun rimpianto: «Siamo di meno, ma siamo più simpatici». Peggio per loro che dovranno votare quella «pessima Finanziaria ». Questa, dice, «è la legge di stabilità delle poltrone». Riferimento polemico ad Angelino Alfano e agli altri ministri pidiellini che l’hanno abbandonato.
Poi, nel pomeriggio, se possibile, l’umore è peggiorato. L’ex premier ha sentito l’esigenza di avere il conforto dei figli. Tanto che ha deciso di annullare la sua partecipazione a «Porta a Porta» e di partire alla volta di Arcore. Il dado è tratto. Berlusconi ha chiesto ai suoi di non allungare la litania. E alla fine, al Senato, Forza Italia potrebbe rinunciare alla battaglia regolamentare per dilatare i tempi del dibattito. Erano pronti ordini del giorno e pregiudiziali. Rimarranno nel cassetto, probabilmente.
In primis, perché il Cavaliere non vuole prestare il fianco al Partito democratico e al Movimento 5 Stelle: altro non attendono che attizzare la polemica. Inoltre c’è una questione organizzativa. Silvio non sarà in aula, non terrà discorsi di commiato davanti ai suoi quasi ex colleghi. Ha già detto che preferirà parlare in strada, davanti Palazzo Grazioli, al cospetto dei suoi militanti, in arrivo da mezza Italia. Il problema? È che domani a Roma è atteso un tempo da lupi. Farà freddissimo. Il rischio, quindi, è che il prolungarsi del dibattito parlamentare intorno alla decadenza metta a dura prova la resistenza dei berluscones. Ecco allora che ieri sarebbe arrivato il contrordine da via del Plebiscito: Forza Italia non farà ostruzionismo, al contrario, chiederà il contigentamento dei tempi. Il tutto per permettere al Cavaliere di parlare davanti alla sua gente intorno alle quattro del pomeriggio. Un orario accettabile per evitare l’assideramento del militante. Veglie notturne e maratone oratorie sono state assolutamente scartate.
In serata Silvio sarà poi ad Arcore, vicino alla famiglia mentre il Senato voto sulla decadenza.
La linea politica non cambia, comunque vada. Ieri Forza Italia ha ufficializzato il passaggio all’opposizione. E ciò nonostante le tante pressioni subite dal Cavaliere nelle ultime ore. Tra queste la telefonata di Josè Manuel Barroso. Il presidente della Commissione europea ha insistito con l’ex premier perché continuasse a sostenere il governo Letta. Ma niente da fare. La decisione del Cavaliere non è negoziabile. E oggi in piazza Berlusconi si lascerà andare a uno showdown. Contro Napolitano, «che non ha alzato un dito per difendermi»; contro Angelino Alfano, che lo ha reso «ininfluente » in Parlamento; contro le procure, «che fanno a gara per arrestarmi ».
SA.DA.