Paola Del Vecchio, il Messaggero 27/11/2013, 27 novembre 2013
ZAPATERO E QUELLA CENA AL G20 PER METTERE ALL’ANGOLO IL CAV
LA STORIA
MADRID I giorni caldissimi del G-20 che portarono alle dimissioni di Berlusconi, messo con le spalle al muro dalla Merkel e da Obama che cercavano di convincerlo ad accettare gli aiuti del Fmi. Li ricorda l’ex premier spagnolo Zapatero in un libro. E svela: «Nei corridoi già si parlava di Mario Monti». «Ecco come con l’Italia evitammo il naufragio» rivela Zapatero nel libro, «El dilema», edito da Planeta e presentato ieri dall’autore a Madrid. In quei giorni, nei giorni caldi del G-20, sia Berlusconi che Zapatero furono costretti a guardare in faccia il «lupo». Il «lupo» non era solo Angela Merkel, che per tre volte indusse Zapatero (e l’ex premier italiano) a chiedere gli aiuti in cambio di condizioni draconiane, che avevano già portato Grecia, Cipro e Portogallo nelle spire della troika. Ma i mercati globali: «La constatazione della dipendenza reale e psicologica dei governi rispetto ai mercati». Zapatero coglie anche un elemento psicologico da quel tavolo della cena del 3 novembre 2011. La tavola era «piccola e rettangolare, per favorire la vicinanza e un clima di fiducia e sincerità». Ma l’aria che tirava era ben altra.
PRESSIONI ALTISSIME
«Le pressioni erano altissime perché accettassimo gli aiuti del Fmi di 50 miliardi per la Spagna e di 85 miliardi per l’Italia. C’era un ambiente estremamente critico nei confronti del governo italiano, per l’incertezza crescente sulle riforme per il consolidamento fiscale. Il differenziale di rischio del debito italiano era altissimo, sui 650 punti base, e c’era già stato il sorpasso su quello spagnolo nell’agosto precedente». Di fronte «all’impossibilità per l’allora esecutivo Berlusconi di continuare a finanziare il paese a un interesse intorno al 6,5% e al rischio di contagiare gli attacchi speculativi non solo alla Spagna, ma a altri paesi europei come Belgio e Francia», con effetti letali sull’economia globale, il dibattito assunse toni incendiari. Con «momenti di tensione, seri rimproveri, invocazioni alla storia, perfino requisitorie incrociate del ruolo degli alleati dopo la seconda guerra mondiale…». «Di fronte all’offensiva in alluvione – ha rievocato ieri Zapatero – ricordo la strenue difesa, serrata, un catenaccio in piena regola, articolata da Berlusconi e dal ministro di economia Tremonti: entrambi allontanando il pallone dall’area, con gli argomenti più tecnici di Tremonti o con le invocazioni più domestiche di Berlusconi a forza di economia reale, del commercio e della capacità di risparmi degli italiani». Una «disciplina a catenaccio che non mostrava fessure». «Mi è rimasta impressa una frase che Tremonti ripeteva nei corridoi: Conosco migliori forme di suicidio che chiedere aiuti». «Alla fine – è la ricostruzione del leader socialista - si arrivò a un compromesso, con la supervisione del Fmi sugli impegni di riforme assunte dall’Italia con l’Unione Europea. È un fatto – osserva - che da lì a poco, ebbe effetti importantissimi sul governo italiano, con le dimissioni di Berlusconi, dopo l’approvazione della Finanziaria del 2012, con le 27 misure di austerità richieste dalla Ue, e l’incarico al nuovo esecutivo tecnico presieduto da Mario Monti». Una decisione presa ai supplementari? Zapatero su questo tace, limitandosi a ricordare che «nei corridoi già si parlava di Mario Monti» e che «i lettori trarranno le proprie conclusioni».
Paola Del Vecchio