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 2013  novembre 26 Martedì calendario

GIMÉNEZ-BARTLETT «UNA BOTTA E VIA NON È TRADIRE

FINIAMOLA COI SENSI DI COLPA» –

È la regina spagnola del poliziesco, da molti definita «la Camilleri di Barcellona», al punto che nell’enciclopedia Treccani, alla voce cold case («caso freddo») compare il nome di un suo personaggio come esempio chiarificatore del genere. Alicia Giménez-Bartlettè approdata in Italia, al festival Bookcitydi Milano, per presentare il suo ultimo romanzo, Gli onori di casa (Sellerio, pp. 528, euro 15), nuovo capitolo della serie che ha per protagonista l’ispettrice Petra Delicado, donna complessa e contraddittoria come indica l’ossimoro tra il suo nome (Petra, allusione alla durezza) e il cognome (Delicado, inno alla raffinatezza). Una duplicità di carattere di cui subisce le conseguenze il suo luogotenente Fermín Garzón, sorta di Watson o di Sancho Panza, che - col suo atteggiamento dimesso e burlone - cattura le simpatie del lettore e le ire del suo superiore.
Il suo libro è in tutti i sensi un omaggio all’Italia: in copertina c’è Pulcinella, la storia è ambientata parzialmente a Roma e il romanzo è stato pubblicato prima da noi che in Spagna. Da dove deriva questo legame con il nostro Paese?
«È un amore che nasce dalla quantità di copie vendute, molto maggiori in Italia che altrove, e dal rapporto particolare con i lettori, con cui stabilisco un’empatia comunicativa. Italiani e spagnoli, mi viene da dire, si capiscono alla perfezione».
È corretto definire il suo libro una sorta di Vacanze romane in versione noir?
«In parte sì. L’inchiesta dei miei due protagonisti si svolge all’estero, come capita a molte indagini internazionali. Petra e Fermín sono infatti una coppia in trasferta, impegnata a lavorare.Ma,come nel film, finiscono anche per divertirsi».
Nel libro lei racconta la vicenda di un imprenditore settantenne che muore, dopo essere andato a letto con una giovanissima prostituta. Si è ispirata a casi veri di baby escort?
«Diciamo che ho sfruttato un fatto reale accaduto a Barcellona due anni fa. Allora la polizia spagnola riuscì a trovare l’assassino dopo appena una settimana. Ma, per il mio romanzo, occorrevano tempi molto più lunghi, così ho lasciato libero il killer per cinque anni».
Il libro, nonostante sia un noir, è pieno di spunti ironici. Quanto è difficile inserire l’elemento comico all’interno di una vicenda in cui si parla di crimini?
«L’ironia per me è un bisogno. I crimini sono sempre terribili, per questo nella fiction avverto l’esigenza di edulcorare la realtà, aggiungendo anche agli episodi più tragici un tocco di umorismo».
Per rendere più realistici i suoi romanzi, si confronta mai con giudici e operatori delle forze dell’ordine?
«Certo, parlo sempre con i poliziotti, non solo per trarre spunti, ma anche per avere un loro giudizio, a libro ultimato. C’è ad esempio una poliziotta a cui chiedo di leggere i miei romanzi prima che vengano pubblicati. È lei la mia editor preferita. A volte cambio addirittura la trama se lei non ne è convinta».
Facciamo un gioco, per capire quanto Bartlett-Giménez abbia in comune con la protagonista dei suoi libri. Petra Delicado dice di avere due vite parallele, una come poliziotta e l’altra come moglie. Anche lei ha due personalità diverse, a seconda che sia scrittrice o donna di casa?
«Ultimamente sono riuscita ad armonizzare queste due anime, anche perché non faccio altro che scrivere quando sono in casa. Anni fa però, le assicuro, non era così».
Il suo personaggio sostiene anche: «Sono molto più conservatrice di quanto sia disposta ad ammettere». Si potrebbe dire lo stesso di lei?
«Io sono conservatrice come tutte le donne, ma contraria all’accettazione supina di questo stato. Oltre a conservare, dobbiamo avere coraggio».
E se la definiscono femminista come reagisce? Si arrabbia o si compiace?
«Più che altro mi annoio. Per me il femminismo non è una rivendicazione, ma un modo razionale di essere donna».
Lo scorso marzo, ospite di Che tempo che fa, lei ha parlato dei tradimenti amorosi della sua protagonista come una «forma di cortesia» nei confronti del Paese ospite, l’Italia. Le è mai capitato di tradire un uomo «per cortesia»?
«No, e anche se lo avessi fatto non glielo direi mai (ride, ndr). Credo comunque che noi donne dobbiamo eliminare questo senso di colpa ossessivo relativo al tradimento. Si può tradire la patria, la propria classe sociale, ma non si tradisce mai un uomo, per una semplice notte d’amore con un’altra persona. Anche molte lettrici italiane la pensano così».
Dopo il primo successo, lei ha abbandonato l’insegnamento per dedicarsi interamente alla scrittura. Ha mai rimpianto quella scelta?
«No, per una ragione banale: insegnare è molto più difficile che scrivere ».
Nel 2011 le è stato consegnato il prestigioso Premio Nadal. A quando il Nobel?
«Credo arriverà molto tardi. Sarò il primo caso di scrittrice premiata con un Nobel post mortem».