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 2013  novembre 26 Martedì calendario

LE STORIE HORROR PREFERITE DALL’IMPERATORE


«In quell’epoca Flegone, che collezionava storie di spettri, ci raccontò una sera quella della Fidanzata di Corinto, di cui ci garantì l’autenticità». Così scrive Marguerite Yourcenar nelle Memorie di Adriano, in cui il fido e inseparabile segretario appare al fianco dell’imperatore. E di sicuro il paradossografo Flegonte di Tralledel resto assai amato dai circoli neoplatonici della tarda antichità che impazzivano per l’arcana sapienza degli Oracoli caldaici, ricercato da demonologi e inquisitori (basti leggere il celebre Compendium maleficarum), manipolato da occultisti come Éliphas Lévi, citato da Joseph Sheridan Le Fanu in Carmilla come un’auctoritas per ogni vampirologo e da Lovecraft per il tema della sposa-cadavere, capace di influenzare con la vicenda di Filinnio e Macate scrittori del calibro di Goethe, Anatole France, Théophile Gautier e persino Bram Stoker (la vampira Lucy Westenra in Dracula), anche se Leopardi lo tratta con ironiadi cose da raccontare ne aveva davvero parecchie.
Immaginiamocelo Publio Elio Flegontereso dalle sovrainterpretazioni orrorifiche una sorta di predecessore classico del goticoimpegnato nel II secolo d.C., quasi un antesignano di Charles Fort, a raccogliere fenomeni sensazionali, grotteschi e bizzarri, insomma thaumasia, riguardanti l’umanità per compiacere i gusti esoterici del suo imperatore (tanto che nell’Historia Augusta si riporta la voce secondo cui il vero autore delle opere flegontee fosse in realtà lo stesso Adriano...), ma anche lo Zeitgeist dell’età degli Antonini: spettri, revenants, mostri, ermafroditi, teste parlanti, oscure profezie, ultracentenari, neonati parlanti...
Da un solo codice
Ora finalmente per la prima volta riuniti ne Il libro delle meraviglie e tutti i frammenti, a cura dei brillanti ed eruditi Tommaso Braccini e Massimo Scorsone (Einaudi, pp. LXXXVIII-116, euro 25), contenente appunto ciò che resta del Libro delle meraviglie, del trattato sui Longevi, dell’opera cronografica Le Olimpiadi e del trattatello anepigrafo (ma difficilmente attribuibile al nostro liberto) Sulle donne assennate e valorose, dalla famosa Semiramide all’ignota Onomari, a partire dall’unico codice rimastoci (il Palatinus graecus 398 della seconda metà del IX secolo, oggi conservato a Hedelberg).
La parte del leone, ovviamente, la fanno i tre capitoli iniziali superstiti del De rebus mirabilibus con il ritornodi solito disastroso, tra suicidi, guerre e distruzionidi defunti in carne e ossa, e non di fantasmi incorporei, nel mondo dei vivi: una ragazza innamorata (Filinnio), un padre (l’etolarca Policrito) preoccupato per il figlio ermafrodito a rischio rogo e un soldato di Antioco III di Siria ucciso dai Romani (Buplago). La vicenda di Filinnio, affamata d’amore e non di sangue, capace, prima che i genitori spezzino l’incantesimo e rompano «la volontà divina », di apparire di notte e poi di scomparire al sorgere del sole per far ritorno alla propria tomba, è alla base di un motivo folklorico poi diffuso in varie epoche e culture e fa più compassione che paura, anche se alla fine l’amante Macate, sconvolto, si uccide. Più raccapriccianti e grandguignoleschi, invece, i dettagli delle altre due storie. Policrito, allo stesso tempo corporeo e incorporeo, divora il neonato, lasciando solo la testa, che subito inizia a profetizzare sciagure; mentre Buplago, messaggero dell’oltretomba dopo essere stato crivellato da dodici ferite, introduce la follia di Publio, che finisce per farsi volontariamente sbranare da un immane lupo rosso per poi, ancora una volta ridotto a testa profetica (il modello mitico della cefalomanzia è Orfeo, quello negromantico risale alla setta dei Sabei di Harran, che creavano teste oracolari a partire da uomini vivi), sbizzarrirsi in oracoli antiromani. Il seguito del Libro delle meraviglie, più simile a quanto ci attendiamo da un compendio paradossografico, è un asciutto catalogo di curiosità tra Wunderkabinett e Freak Show senza excursus narrativi, all’origine dei bestiari medievali e dei barocchi livres de merveilles pur in assenza di interpretazioni simbolico-allegoriche.
Scheletri di giganti
Sfilano così nelle pagine di Flegonte, in vaga sequenza cronologica (dai casi mitici al 116 d.C.) e talvolta constatati di persona, mutamenti sessuali, androgini, scheletri di veri e propri giganti come l’arciere Ideo (ora spariti a causa della «senescenza del cosmo»), parti mostruosi (da bimbi con cinque teste a scimmie, sciacalli e serpenti), virili e plurigemellari, processi fisiologici di sviluppo innaturalmente precoci e persino ippocentauri. Uno di questi, garantisce Flegonte, fu catturato in Arabia, spedito in dono all’imperatore Claudio e ancora al suo tempo custodito imbalsamato «negli imperiali depositi». Chissà che fine avrà fatto...