Alberto Salmonà, Libero 26/11/2013, 26 novembre 2013
CROCETTA TROVA UNA POLTRONA IN SICILIA A INGROIA
Alla fine Antonio Ingroia ce l’ha fatta e ha ottenuto l’ambito traguardo: trovare un incarico dopo la trombatura della sua Rivoluzione civile (oggi Azione civile) alle scorse elezioni politiche e dopo l’abbandono dalla magistratura e i veleni che ne sono seguiti.
Infaticabile procacciatore del nuovo posto di lavoro per l’ex pm, in tutti questi mesi è stato il presidente della Regione siciliana: quel Rosario Crocetta, che prima lo aveva incoronato alla guida della «Riscossione Sicilia Spa», la società che riscuote le tasse nell’isola, e poi, dopo la bocciatura della nomina da parte del Csm e il trasferimento per niente gradito al tribunale di Aosta, lo ha nominato sul campo commissario della «Sicilia e-servizi», altra società isolana, controllata pubblica, che si occupa dell’informatizzazione della Regione Sicilia.
E ieri alle nove e trenta, minuto più minuto meno, Ingroia ha finalmente coronato il proprio sogno e si è presentato in ufficio per insediarsi nel nuovo ruolo che lo attende. Un incarico che a suo tempo (ed era il mese di luglio) era stato annunciato con toni solenni e roboanti dal governatore Crocetta, salvo poi dover attendere tutti questi mesi prima dell’effettiva operatività: una situazione di stallo che, di certo, non ha fatto bene a nessuno, men che meno ai dipendenti della società, che vivono con lo spettro del licenziamento dopo che il socio privato ha annunciato che ne manderà a casa una settantina. Ma l’attesa, si sa, va premiata, e così il tempo di un caffè, forse un po’ amaro, e l’ex procuratore aggiunto ha subito preso confidenza con la «Sicilia e-servizi», società che doveva essere il fiore all’occhiello della Sicilia ma che si è rivelata (come ha ammesso la stessa giunta regionale) un carrozzone mangiasoldi.
Un ruolo per niente facile quello dell’ex pm, che ha subito convocato il suo nuovo staff per fare il punto sulla situazione. All’orizzonte, infatti, oltre al paventato licenziamento collettivo, c’è una situazione da risanare per niente rosea. Chissà se nel ruolo di commissario liquidatore Ingroia si troverà a proprio agio. Di certo c’è che continuerà ad adottare gli stessi comportamenti che aveva da magistrato: «Il piglio da magistrato », afferma, «è quello e non lo si può nascondere né cancellare. Indagherò per scoprire come sono stati spesi i fondi dell’Unione europea e della Regione e capire in quali tasche sono finiti».
Nel frattempo, l’ex magistrato, oltre che con il malumore dei lavoratori della «Sicilia e-servizi», per niente sicuri del risanamento promesso, deve pure vedersela con l’ordine degli avvocati di Palermo, che senza molti complimenti gli ha chiesto conto e ragione circa il ruolo che l’ex pm aveva assunto, senza averne ancora titolo formale, come rappresentante di parte civile al processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. E Ingroia – che ha poi giurato come avvocato – nei mesi scorsi aveva puntualmente disertato le convocazioni ricevute dall’ordine, facendo pervenire giustificazioni.