Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  novembre 26 Martedì calendario

DUE DONNE IN GARA PER IL GOVERNO DEL CILE


L’emblematica contrapposizione, nelle elezioni del Cile, era, all’inizio della transizione democratica ( 24 anni addietro) acuta, cruenta, drammatica. Il compromesso, dopo il Referendum del 5 ottobre 1988, con il regime di Pinochet, fu per i Partiti della Concertazione coraggioso, difficile e doloroso, ma permise l’inizio del processo, senza un ulteriore spargimento di sangue; e la sua continuazione, nonostante la permanenza del generale a capo delle Forze Armate, avvenne senza ostacoli allo sviluppo democratico ed economico della Nazione. Il governo italiano fu il primo a rivedere, già il 6 ottobre, la posizione mantenuta per 15 anni nei confronti di un dittatura che sarebbe durata ancora per 18 mesi. Il Parlamento approvò all’unanimità, anche il Pci benché il partito fratello in Cile mantenesse una posizione opposta. L’Unità , il 7 ottobre, intitolò: «Un lungo applauso a Montecitorio». Ora le domando: se il Cile, con l’incoraggiamento italiano, sovrappose l’interesse del Paese a ogni altra giusta esigenza, non ne potremmo seguire l’esempio? Certo viviamo un periodo di esasperazione ed accanimento, ma non paragonabile alle condizioni che il Cile allora superò.
Michelangelo Pisani
Massamormile

Caro Pisani,
R icordo ai lettori che lei fu il primo ambasciatore d’Italia in Cile dopo la lunga interruzione dei rapporti diplomatici (15 anni) provocata dal colpo di Stato del generale Pinochet contro il governo di Salvador Allende. La sua nomina fu decisa da Giulio Andreotti, allora ministro degli Esteri, e le permise di assistere alla fase conclusiva di quella vicenda. La costituzione scritta durante il regime di Pinochet fra il 1980 e il 1981 aveva confermato il generale al vertice dello Stato, ma prevedeva un referendum, sette anni dopo, per una eventuale ulteriore proroga dei suoi poteri. La consultazione popolare ebbe luogo, come lei ricorda, il 5 ottobre 1988 e sfiduciò Pinochet con una maggioranza pari al 56% dei votanti.
Il generale poté conservare il potere per altri diciotto mesi, ma il ritorno alla democrazia fu per molti aspetti esemplare. Il Cile ha avuto da allora un democristiano dal 1990 al 1994 (Patricio Alwin), un altro democristiano dal 1994 al 2000 (Eduardo Frei Ruiz-Tagle), un esponente del centro-sinistra dal 2000 al 2006 (Ricardo Lagos), un socialista dal 2006 al 2010 (Michelle Bachelet), un esponente del centro-destra dal 2010 a oggi (Sebastian Piñera). Il duello elettorale di questi giorni è fra due donne: Michelle Bachelet, decisa a riconquistare la poltrona presidenziale, e una candidata di centro-destra, Evelyn Mattei. Bachelet è in testa al primo turno con il 47% dei voti contro il 25% a Mattei, ma la costituzione prevede in questo caso un secondo turno. Bachelet promette una riforma dell’istruzione superiore (le università sono private, le rette molto costose) e alzerà di qualche punto la tassa sulle imprese, ma non sembra avere alcuna intenzione di cancellare i provvedimenti liberisti del suo predecessore. Le prospettive economiche, chiunque vinca, sono buone, anche se è prevista una leggera diminuzione della crescita: dal 5,6% del 2012 al 4,5% del 2013. Vista con occhi italiani, la democrazia cilena sembra essere brillantemente uscita dalla lunga crisi degli anni Settanta-Ottanta ed è un modello, non soltanto in America Latina.
Ma in Italia e altrove le elezioni sono state descritte come il prolungamento di un vecchio duello fra golpisti e anti-golpisti. Bachelet e Mattei sono figlie di due generali dell’aeronautica che hanno percorso, ai tempi del golpe, strade alquanto diverse. Il padre di Michelle si è opposto a Pinochet, è stato arrestato ed è morto per i maltrattamenti subiti durante la carcerazione. Il padre di Evelyn ha aderito alla giunta militare di Pinochet e ne ha fatto parte. Per molti analisti le elezioni cilene sono diventate una sorta di confronto all’ultimo sangue tra Capuleti e Montecchi. A me sembra molto più interessante invece che le due famiglie abbiano deciso di contendersi pacificamente il governo della loro Verona.


UNITA’ D’ITALIA I PLEBISCITI –

Caro Romano, vorrei sapere quando e con
 quali risultati, in Italia si era tenuto un referendum che sanciva 
la volontà popolare.
Lorenzo d’Albora
Napoli

Il plebiscito per l’Emilia e la Toscana si tenne nel marzo del 1860, quello per il Regno delle Sicilie in ottobre, quello per le Marche e per l’Umbria in novembre, quello per il Veneto nell’ottobre del 1866, quello per Roma e il Lazio nell’ottobre del 1870. Tutti registrarono una schiacciante maggioranza per l’unione con il Regno dei Savoia. So che molti amano oggi contestare la regolarità di quelle consultazioni. Ma dimenticano che furono importanti soprattutto perché il sovrano accettava di fare dipendere la propria legittimità da una sanzione popolare.