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 2013  novembre 26 Martedì calendario

DONATI «DALLA B ALLA CHAMPIONS LA BUNDESLIGA? E’ BELLA»


MILANO Un anno fa Giulio Donati era al Grosseto, in Serie B, sospeso tra il campo e la panchina. Si esibiva in stadi di provincia, spesso di fronte a poche migliaia di persone, e a fine campionato è retrocesso in Lega Pro. Adesso, complice un grande Europeo con l’Under 21, è al Bayer Leverkusen, secondo in classifica nella ricca Bundesliga, gioca in stadi sempre pieni e domani in Champions League sfiderà il Manchester United. L’obiettivo del ventitreenne terzino destro cresciuto nelle giovanili dell’Inter è duplice: conquistare un risultato importante per avvicinare gli ottavi di finale e... assicurarsi la maglia di Giggs per aggiungerla alla sua già ricca collezione di cimeli.
Donati, come si trova in Germania?
«Confesso che prima di accettare il trasferimento ero un po’ titubante perché dovevo cambiare vita. Fin dal primo giorno, però, ho capito che l’ambiente era bellissimo e che non avevo sbagliato scelta. Mi trovo bene con i compagni e Colonia, la città dove ho scelto di vivere, è bella: si mangia bene e ci sono tantissimi italiani. Mi sento come... a casa».
Ha già individuato un ristorante italiano di fiducia?
«Sono già andato in 3 o 4 diversi, ma spesso rimango a casa perché mi piace cucinare. Esco poco anche se qui posso fare la vita di una persona normale. Abito da solo perché la mia ragazza, Martina, vive in Italia e sale ogni tanto a trovarmi».
31 punti in 13 giornate e secondo posto in Bundesliga: finora il Bayer è andato oltre le più rosee aspettative.
Siamo contenti e abbiamo fatto un buon lavoro, ma dobbiamo continuare».
Il Bayern Monaco di Guardiola è di un altro pianeta?
«E’ una squadra di un altro livello, che sembra giocare a un altro sport. Loro vincono anche se non sono al 100%, mentre noi e il Borussia Dortmund dobbiamo sempre essere al top per conquistare i tre punti. Ecco perché dico che il campionato può perderlo solo il Bayern, mentre noi dobbiamo puntare a dare il massimo partita per partita, senza fare calcoli».
Su 19 gare ufficiali lei ne ha giocate 15: soddisfatto oppure...
«Più che soddisfatto. Ho trovato spazio e sto dando tutto me stesso. Devo continuare così».
Cosa c’è di diverso dalla Serie A alla Bundesliga?
«Qui c’è più di fisicità e meno tattica. In Germania si gioca sempre a viso aperto e per lo spettacolo. Se una squadra vince 2-0, non si chiude. Gli stadi sono bellissimi e sempre pieni: su palcoscenici del genere i calciatori rendono ancora di più».
Quali sono i compiti del terzino destro nel Bayer e, in generale, nel calcio tedesco?
«Più che un terzino sono un esterno d’attacco, almeno in fase di possesso. Devo alzarmi parecchio perché la costruzione del gioco è compito dei centrali difensivi e dei centrocampisti. In Italia i terzini sono spesso bloccati e a me piace di più poter sfruttare la mia corsa e la mia esplosività».
Che partita sarà Bayer Leverkusen-Mancbester United?
«Bella e difficile. Loro sono avanti in classifica (8 punti, ndr) e noi dobbiamo far risultato per tenere a distanza lo Shakhtar Donetsk (5 punti, ndr). Abbiamo 2 lunghezze di vantaggio e vogliamo arrivare agli ottavi. Se non ripetiamo gli errori dell’andata (ko per 4-2 all’Old Trafford, ndr) possiamo farcela».
A chi chiederà la maglia domani sera?
«A Manchester sono riuscito a scambiarla con Rooney. Prendere quella di Giggs non sarebbe male (ride, ndr)».
Quante maglie ha nel suo armadio?
«Parecchie e soprattutto il mio primo anno di A con il Lecce ne ho messe in collezione un sacco. Sono legatissimo a quella di Del Piero: l’ho avuta dopo che riuscimmo a battere la Juventus e la custodisco gelosamente perché Alex è sempre stato il mio idolo».
Altri cimeli?
«Quella del Milan di Ibrahimovic e quella del Bayern di Ribery che ho sfidato a inizio ottobre».
Prossimi obiettivi?
(Ride) «Non sarebbe male scambiare la maglia con Cristiano Ronaldo, Messi o Neymar».
Un anno fa quando non era titolare al Grosseto avrebbe mai pensato di giocare in Champions?
«Sinceramente no. Mi sono sempre impegnato per far bene e il mio obiettivo era tornare in Serie A, ma tutto questo è davvero fantastico».
Rammaricato perché l’Inter non le ha dato fiducia?
«Non ho ne rammarichi ne rimpianti. L’Inter mi ha concesso la possibilità di crescere e di esordire nell’anno del triplete. Poi sono andato altrove a farmi le ossa, ma Ausilio è stato come un fratello maggiore e mi è sempre stato vicino. D’accordo, lui e Branca hanno fatto le loro valutazioni e mi hanno ceduto. E non nascondo neppure che giocare nell’Inter mi sarebbe piaciuto. In Germania però sono felice. Sia in campo che fuori».
Non sembra soffrire di nostalgia dell’Italia.
«Ho un contratto di 4 anni, ma se il Bayer mi proponesse di rinnovarlo, non ci penserei un secondo. Sono innamorato del calcio tedesco e spero di restarci a lungo. In Italia sono tornato la scorsa settimana e ho salutato i miei familiari a Forte dei Marmi».
Perché la Serie A non è un campionato per giovani?
«In Germania ai giovani permettono di allenarsi in prima squadra già a 17 anni e così crescono più facilmente. Se dimostrano di essere bravi, è più facile lanciarli anche in campionato».
Vede mai Caldirola, titolare nel Werder Brema?
«Siamo distanti qualche centinaio di chilometri, ma andremo a cena insieme per un saluto pre natalizio».
Sogna una chiamata di Prandelli in Nazionale?
«No perché credo sia una conseguenza del lavoro che farò qui al Bayern. Se dimostrerò il mio valore con questa maglia, magari arriverà una convocazione del Ct».
Se le chiediamo un sogno per il suo futuro cosa risponde?
«Continuare a crescere e a migliorare. All’Inter ho giocato con due dei miei miti, Maicon e Zanetti. Soprattutto da quest’ultimo ho imparato tanto, in campo e fuori. Vincere anche un terzo di quanto hanno vinto loro sarebbe fantastico».