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 2013  novembre 26 Martedì calendario

MA IL SUPERTESTE DELL’EX PREMIER È LA PRESTANOME DI AGRAMA


L’INCHIESTA
ROMA La prima carta giocata da Silvio Berlusconi nel tentativo di arrivare alla revisione del processo per cui è stato condannato rischia di tramutarsi in un clamoroso autogol. Ieri, nell’affollatissima conferenza stampa romana, Berlusconi ha letto le dichiarazioni di Dominique Appleby, ex manager della Harmony Gold Usa, gruppo fondato nei primi anni ’80 da Frank Agrama, il «socio occulto» di Berlusconi secondo la sentenza dello scorso 1 agosto.
LA PRESTANOME
Il problema è che la donna che scagiona il premier spiegando in un documento firmato di proprio pugno di non aver mai sentito parlare dei rapporti tra Berlusconi e Agrama è a sua volta coinvolta direttamente negli affari del produttore tv. Anzi, è addirittura cointestataria di uno dei conti correnti presso la Ubs di Lugano dove arrivavano i proventi delle false fatturazioni da cui ha originato la condanna di Berlusconi. Il particolare emerge dalla perizia fatta dalla Kpmg nel corso dell’inchiesta e depositata a Milano. Il direttore della Ubs di Lugano mise a verbale che due delle società protagoniste delle fatturazioni gonfiate, la Wiltshire trading e la Harmony gold avrebbero versato 4.292.000 dollari sul conto intestato proprio alla Appleby O’Reilly: «Si trattava di un conto effettivamente apparentemente intestato alla O’Reilly in cui figurava anche Agrama quale garante della operatività, non essendoci altre firme sul conto. Evidentemente la signora O’Reilly non aveva altre persone di fiducia», disse. Insomma, stando alla ricostruzione fatta dalla Kpmg su indicazione della procura di Milano, Dominique Appleby O’Reilly sarebbe una sorta di prestanome di Agrama. Non esattamente la testimone indipendente che l’ex premier ha presentato nella conferenza stampa di ieri.
I DODICI TESTIMONI
Nel documento letto dal Cavaliere, la Appleby smentisce qualunque legame tra l’ex premier, Agrama e Gordon (responsabile delle vendite Paramount): «Mister Berlusconi non frequentò mai l’Agrama group, non partecipò mai a cene e non aveva nessun ruolo in Agrama group. Posso affermare - avrebbe ancora detto la donna - che non c’è stato nessun pagamento di mister Agrama, mister Gordon e mister Lorenzano a mister Berlusconi», il quale «non era stato informato del sistema organizzato per spartirsi i profitti dai prezzi Paramount». La sua sarebbe una delle dodici testimonianze, di cui sette completamente nuove, su cui sarà basata l’istanza di revisione del processo a Brescia. Ma il racconto si scontra visibilmente con la ricostruzione della procura. Non sarebbe neppure vero l’ultimo particolare, quello secondo il quale la donna avrebbe appreso dell’inchiesta solo la scorsa estate, quando l’hanno contattata le autorità americane che indagano su Agrama ritenendolo autore di una frode ai danni di Berlusconi: la manager infatti fece ricorso alle autorità elvetiche insieme al produttore già nel 2007, quando fu chiuso il conto su cui passavano le fatture.