Flavio Pompetti, Il Messaggero 26/11/2013, 26 novembre 2013
LA STRAGE DELLE STELLE MARINE, MISTERO SULLE COSTE DEL PACIFICO
L’ALLARME
NEW YORK
Le stelle marine della costa pacifica americana si stanno spegnendo, l’una dopo l’altra, in una morìa collettiva che gli scienziati non riescono a spiegare. Il primo segno è una lesione che incide in profondità uno dei bracci, fino ad esporne gli organi che si riversano all’esterno. Intorno alla ferita il tessuto si decompone in una sorta di gelatina che indebolisce il corpo e fa cadere l’estremità. Meno di dieci ore dopo, a decorso ultimato, tutto quello che resta è una poltiglia irriconoscibile, che si disperde nell’acqua.
Questa sindrome da deperimento sta colpendo contemporaneamente una decina delle 20 varietà di echinodermi che popolano la costa occidentale degli Stati Uniti. I primi rilevamenti sono avvenuti un anno fa davanti alle coste canadesi della British Columbia. Si è pensato a un’invasione batterica, ma il contagio piuttosto che progressivo è istantaneo, come causato da un colpo di bacchetta magica.
GLI ACQUARI
Il riscaldamento dei mari è stato invocato come una possibile causa scatenante, ma il fenomeno è continuato per tutta l’estate appena passata, che è stata tra le più fredde degli ultimi anni per le acque del Pacifico. Per di più i casi si sono moltiplicati: a nord verso l’Alaska, a sud fino alla Bassa California. Negli ultimi tempi casi simili sono stati denunciati dai sommozzatori persino sulla costa Atlantica del Maine e del Massachussets. La necrosi è stata identificata anche all’interno dei grandi acquari di Monterrey e di San Diego, dove gli echinodermi malati sono stati immediatamente rimossi e distrutti, nel timore che l’attuale esclusione di contagio possa essere un giorno contraddetta da nuove osservazioni scientifiche.
L’ECOSISTEMA
Cosa sta uccidendo le stelle, e che impatto avrà il fenomeno in futuro sull’ambiente marino? Gli echinodermi sono una delle presenze cruciali dei fondali perché, non avendo predatori a minacciarli, sono voraci divoratori di piccoli molluschi, ricci e mitili, e quindi uno dei regolatori principali dell’ecosistema. Una loro sovrappopolazione, come è accaduto di recente nelle acque nordorientali dell’Australia e nella Polinesia francese, mette a repentaglio la sopravvivenza della barriera corallina. La loro sparizione invece, oltre all’evidente rammarico per la perdita di un animale così bello e prezioso, rischia di trasformare i fondali vicini alla costa in sterminate monoculture di cozze, a scapito delle alghe che le popolano oggi, e che alimentano altre forme di vita acquatica.
Gli scienziati sperano ancora di trovare una soluzione al mistero. «Al momento non abbiamo elementi per concludere che siamo di fronte ad un processo che va verso la sparizione della specie - ammonisce lo zoologo dello Smithsonian Christopher Mah - quindi è bene non precipitare nel catastrofismo e immaginare scenari apocalittici per il futuro». La comunità dei biologi marini sta invece procedendo a mappare il fenomeno per quanto possibile, e invita a fare osservazioni chiunque abbia esperienza del problema, professionisti o amatori che siano.