Paolo Siepi, ItaliaOggi 26/11/2013, 26 novembre 2013
PERISCOPIO
Vasco Errani, era già lì, sul trono dell’ex Regione Rossa, quando ancora Boris Eltsin giganteggiava sullo scenario russo. Francesco Alberti. Corsera.
«Prodi non andrà a votare alle primarie del Pd». «Avrà i suoi buoni centouno motivi». Vignetta di Ellekappa. Sette.
Il sonno del Puzzone genera mostri. Maurizio Crippa. Il Foglio.
La sinistra non ha saputo resistere alla tentazione di aggiungere alla condanna penale inflitta a Berlusconi dalla magistratura italiana (che non è proprio come le altre magistrature europee, vedi le continue condanne che l’Italia riceve sul piano internazionale) anche la condanna politica all’ostracismo e alla messa al bando, prendendo così due piccioni con una fava: appendere per i pollici l’odiato e non vinto avversario e cancellarlo dalla scena politica. Paolo Guzzanti. Il Giornale.
Solo Silvio Berlusconi (come si è appreso da una sua telefonata) può immaginare che un presidente della Repubblica possa dire al proprio consigliere giuridico di telefonare al presidente della Cassazione perché, a sua volta, telefoni al presidente della Terza sezione e così, di cellulare in cellulare, possa far riaprire la Camera di consiglio e aggiungere bei duecento milioni all’indennizzo che la Fininvest dovrà alla Cir di De Benedetti. Qui non è più questione di tratti caratteriali: tutto richiama la costruzione lucida, sistematica e razionale di una paranoia. In termini clinici, un caso particolare di disturbo delirante. Lanfranco Pace. Il Foglio.
Monti, quando è stato premier, si era ripromesso di «salvare l’Italia» (da una supposta, e ben sbandierata, bancarotta); ha massacrato di tasse gli italiani in carne ed ossa e lasciato che il debito, che avrebbe dovuto ridurre, salisse (e, oggi, con il suo successore, è al 134% del Pil). Piero Ostellino. Corsera.
Caro Greenpirla, hai assaltato una piattaforma petrolifera della Gazprom, sul Baltico russo, e ti sei fatto arrestare. Due mesi di galera e poi, ai cronisti che ti attendevano all’uscita dal carcere, la tua frase eroica davanti alle telecamere: «Lo rifarei». Bravo, tu puoi, perché sei un eroe, gli altri invece non possono, perché sono dei pirla. Tra questi: l’intera Farnesina coi suoi 64 giorni di pressione ininterrotta sulla Russia, il ministro Emma Bonino con le sue telefonate all’omologo Sergej Lavrov, poi l’ambasciatore a Mosca, il console a San Pietroburgo, la legazione diplomatica che ha anticipato i 45 mila euro della tua cauzione, il tuo avvocato. La Russia non è la Ue, non è l’Italia, non è Napoli, forse il Greenpirla non ha capito. Filippo Facci. Libero.
Il popolo marcia sempre, ma non arriva mai. Yves Turbergue, La Crépuscule d’un monde. Plon.
Là dove passa una capra, può passare un uomo e dove passa un uomo può passare un battaglione. È in questo modo che abbiamo costruito il sentiero di Ho Chi Minh. Generale Giap. Le Figaro.
L’Europa non arriverà al punto di rompere la moneta unica, né si spingerà sulla strada impervia dell’unione fiscale e politica. Piuttosto continuerà con la strategia del muggling through, del tirare avanti barcamenandosi. L’Europa è in una situazione così disastrosa da non riuscire nemmeno a dare vita a una crisi decente. David Marsh, giornalista britannico, storico del processo di integrazione europeo. Il Foglio.
Come hanno reagito le leadership mondiali alla crisi dei subprime del 2008, che seguiva la bancarotta del Messico del 1996, il crac delle piccole tigri del 1997, il default dell’Argentina del 1999? Immettendo nel sistema, altro veleno, cioè altro denaro, creando così una gigantesca bolla speculativa che, prima o poi, ci ricadrà addosso con effetti planetari devastanti. Massimo Fini. Il Fatto quotidiano.
Nel 1926 Winston Churchill scrisse che Benito Mussolini «è uno degli uomini più straordinari del nostro tempo». Nel 1934, definì Hitler «un gangster». Nel 1944 disse di Stalin: «Più lo vedo, e più lo apprezzo». Winston e Clementine Churchill, Conversations intimes 1908-1964. Tallandier.
Già dall’ottobre 1930 Joseph Roth tira il segnale di allarme: «L’Europa si sta suicidando e il carattere lento e crudele di questo suicidio viene dal fatto che è un cadavere che si sta suicidando. Stefan Zweig/Joseph Roth, Correspondance 1927-1938. Bibliothèque Rivage.
Il 1963 (50 anni fa) è stato l’anno mirabile del cinema italiano: a Cannes vince il Gattopardo di Luchino Visconti; a Venezia Le mani sulla città di Francesco Rosi, Federico Fellini vince l’Oscar per il migliore film straniero con Otto e mezzo. Corsera.
Una sera tornavo dallo stadio di San Siro e per poco non vengo investito da un’auto di scorta. Chi c’era sopra? L’on. Ignazio La Russa. Per andare a vedere la partita è necessaria la scorta? Aldo Grasso. Corsera.
Guardiano dello stile, raddrizzatore di articoli come si è un riparatore di torti, sanbernardo dei giornalisti mal ispirati, angelo sterminatore delle consecutio mal fatte, degli sviluppi flebili, delle cadute di stile. Serge era la nostra statua di Comandante in capo. Egli era il messaggero dell’esigenza originale, la vestale della parola giusta, il principe della frase, senza dubbio il migliore rewriter (riscrittore di articoli, ndr) di Parigi. Egli è partito come aveva vissuto, con l’eleganza del coraggio, senza un lamento, senza un sospiro, intrepido e sorridente davanti alla morte come lo era stato davanti alla vita. Ricordo di Laurent Joffrin in occasione della scomparsa, a 85 anni, di Serge Lafaurie, co-fondatore di Le Nouvel Observateur. N.Obs.
Alla letteratura ci si arriva per caso, come si arriva al sesso: mossi dalla curiosità per qualcosa che non si conosce. Ho detto che alla letteratura ci si arriva per caso? No, no, no, alla letteratura non ci si arriva mai per caso. Mai, mai». Gabriele Morelli, Interviste con Roberto Bolano. Medusa.
Si sente bum. Sergetto lo sai che cos’è questo? I tedeschi che sparano, dico io. No, a Roma la guerra è finita, i tedeschi sono scappati e l’aeroplano spione Pippo non vola più. È il cannone di mezzogiorno. Giuliano Zincone, Tempo di guerra. Rizzoli.
In Italia non ti perdonano il successo. L’invidia muove il mondo. Marco Goldin, il più grande organizzatore di mostre in Italia. Il Giornale.
Chi ostenta la propria ricchezza non merita di averla accumulata. Roberto Gervaso. il Messaggero.