VARIE 26/11/2013, 26 novembre 2013
APPUNTI PERGAZZETTA -LA LEGGE DI STABILITA’, LA NUOVA IUC, IL CASO BERLUSCONI ECC
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ROMA - L’aula del Senato voterà nella notte la questione di fiducia posta dal Governo sul maxiemendamento al disegno di legge di stabilità. Domani mattina Palazzo Madama sarà chiamato a votare la nota e il ddl di bilancio. Il maxiemendamento è stato al centro nel pomeriggio un vertice ’ad alta tensione’ tra governo e maggioranza. Durante la riunione, dalla sala del governo di palazzo Madama, nonostante le porte chiuse, si sono sentite distintamente le urla di alcuni partecipanti. Segno delle fibrillazioni all’interno della maggioranza e del governo.
Fi passa all’opposizione. Il premier Enrico Letta si è detto comunque ottimista: ’’Andrà tutto bene’’, ha detto. In realtà le acque sono molto agitate, anche perché nel pomeriggio Forza Italia ha rotto gli indugi ed ha annunciato l’uscita dalla maggioranza e la fine del suo sostegno all’esecutivo. "Non ci sono più le condizioni per proseguire nella collaborazione con questo governo", ha detto il capogruppo di Forza Italia al Senato, Paolo Romani, nel corso di una conferenza stampa insieme con il presidente dei deputati forzisti, Renato Brunetta. "Ci siamo sentiti emarginati, buttati fuori dalla maggioranza, ma abbiamo continuato a inseguire il governo nella ricerca di un confronto", ha spiegato Romani, che ha aggiunto: "Il maxiemendamento alla legge di stabilità è assolutamente irricevibile". "È una legge per la stabilità delle poltrone", aveva detto in precedenza Silvio Berlusconi annunciando il suo voto contrario. "Per quanto ci riguarda le larghe intese sono finite, con oggi si apre la crisi", ha poi aggiunto Brunetta. Forza Italia si aspetta quindi che all’indomani della sua scelta il premier salga al Colle e che alla luce della nuova situazione faccia un passaggio formale in Parlamento.
Interviene Napolitano. Una situazione estremamente delicata che ha spinto ad intervenire anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La necessità di verificare la sussistenza di una maggioranza a sostegno dell’attuale governo, ha fatto sapere il capo dello Stato, sarà soddisfatta in brevissimo tempo durante la seduta in corso al Senato con la discussione e la votazione sulla già posta questione di fiducia. Interpretazione, quella data dal Quirinale, respinta però da Forza Italia. "Non basta il voto di fiducia che il governo ha deciso di porre sulla legge di stabilità al Senato. Questo sarà, infatti, il voto su un singolo provvedimento e non sul governo", afferma Brunetta.
Un concetto, quello espresso da Napolitano, anticipato dal ministro per i rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, nel corso del suo intervento in Aula al Senato. "La questione di fiducia sull’atto più importante che il governo fa", ovvero la legge di Stabilità, sarà "occasione di verifica del rapporto fiduciario tra governo e Parlamento", ha precisato.
Alle affermazioni degli ex colleghi del Pdl ha replicato il leader del Ncd Angelino Alfano. "La legge di stabilità è una scusa che non regge di fronte alle difficoltà del paese", afferma il vicepremier.
Le reazioni. La legge di stabilità, così com’è non piace al segretario generale dell Uil, Luigi Angeletti: "A noi questa legge, che ottenga la fiducia o meno non sta bene. Siamo qui - ha aggiunto entrando agli Esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil - per ribadire il nostro giudizio e decidere forme di mobilitazione per modificarla. Siamo fiduciosi che riusciremo a spuntarla". Cgil, Cisl e Uil si mobiliteranno il 14 dicembre "con manifestazioni a livello regionale, in tutte le regioni, per protestare contro la legge di stabilità". "Bisogna riaprire il confronto con il Parlamento e il governo. Non smobilitiamo. L’obiettivo è aumentare la domanda e ridurre la tassazione sul lavoro. Se questi obiettivi non saranno raggiunti nella legge di stabilità resteranno comunque un nostro obiettivo", ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.
Insoddisfatta anche Scelta civica: "Non siamo soddisfatti sul rapporto tra spesa e tassazione: questa legge di stabilità aumenta la spesa corrente, attraverso una serie di micro decisioni che vanno nella direzione opposta della spending review, con la tendenza a coprire questi costi con maggiori entrate", ha detto la vicepresidente del Senato di Sc, Linda Lanzillotta.
Anci a Letta: "Incontro o rottura". Un incontro urgente "per trovare
insieme una soluzione soddisfacente alle gravissime problematiche dei Comuni italiani, prima che venga adottato il provvedimento d’urgenza relativo alla seconda rata Imu, nonché si definisca il contenuto della legge di stabilità". È la questa la richiesta contenuta nella lettera che il Presidente dell’Anci, Piero Fassino, ha inviato al presidente del Consiglio, parlando di "situazione al limite della rottura dei rapporti istituzionali tra governo e Comuni’’.
DAGOSPIA
Da www.ansa.it
"Non ci sono più le condizioni" perchè Forza Italia "stia in maggioranza". Lo ha detto il capogruppo di Fi al Senato, Paolo Romani, durante una conferenza stampa assieme al collega della Camera, Renato Brunetta. Della decisione sono stati messi al corrente sia Napolitano che Letta.
BERLUSCONI IN SENATO PER LA FIDUCIA AL GOVERNO LETTA FOTO LAPRESSEBERLUSCONI IN SENATO PER LA FIDUCIA AL GOVERNO LETTA FOTO LAPRESSE
Il governo ha posto la questione di fiducia sul maxiemendamento alla Legge di Stabilità. Lo ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini in Aula al Senato. Il maxi-emendamento del governo alla legge di stabilità recepisce le modifiche votate dalla commissione Bilancio al testo, ’’integrate dagli emendamenti ripresentati dai relatori e dal governo’’ e non votati, ha detto Franceschini in Senato al momento di presentare il maxi-emendamento.
La questione di fiducia posta dal governo sul maxi-emendamento alla legge di stabilità ’’è l’occasione di un trasparente, chiaro e, spero, sereno confronto tra le forze politiche sul rapporto fiduciario del governo col Parlamento’’, ha spiegato Franceschini, al momento di porre la fiducia sul maxi-emendamento alla legge di stabilità.
ENRICO LETTA E BERLUSCONIENRICO LETTA E BERLUSCONI
"Andrà tutto bene". Così il premier Enrico Letta risponde ai giornalisti che, a Trieste, dove partecipa al vertice italo-russo, lo interpellano sull’atteso voto di fiducia di stasera sulla legge di stabilita’.
’’L’indicizzazione delle pensioni è un impegno che il governo vuole perseguire alla Camera’’. Lo ha detto il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, nella replica in Aula del Senato sulla legge di stabilità, biasimando il mancato intervento in materia a Palazzo Madama.
Via libera del Senato al voto di fiducia sulla Legge di Stabilità in serata. "Il governo presenterà il maxiemendamento - ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini - nel primo pomeriggio". E’ quanto emerso dalla conferenza dei capigruppo. "Il maxiemendamento recepirà il lavoro della commissione e integrerà esclusivamente gli emendamenti del governo e dei relatori" già presentati in commissione. Ha affermato Franceschini.
DARIO FRANCESCHINI DA GIOVANEDARIO FRANCESCHINI DA GIOVANE
"La commissione Bilancio non ha ultimato il lavoro, del quale siamo molto grati - ha detto Franceschini - e così il maxiemendamento, che il governo presenterà nel primo pomeriggio, per rispetto recepirà il lavoro della commissione e lo integrerà esclusivamente con gli emendamenti del governo e dei relatori". Il voto di fiducia è il "il modo più trasparente, secondo le regole della nostra democrazia parlamentare, per verificare il rapporto tra il governo e la maggioranza parlamentare", ha sottolineato Franceschini.
La chiama per il voto di fiducia alla Legge di Stabilità inizierà intorno alle 20.30 e il voto dovrebbe dunque arrivare per le 22. Dopodiché sarà convocato il Cdm per la nota di variazione di Bilancio, che una volta approvata passerà in commissione e poi approderà in Aula. Dopodiché ci sarà la votazione finale sul ddl Bilancio. Il maxiemendamento sarà presentato dal governo intorno alle 15, quando sarà posta anche la questione di fiducia. Le dichiarazioni finali ci saranno a partire dalle 19.
Dario Franceschini Marco MiccoliDario Franceschini Marco Miccoli
Angeletti, mobilitazione per modificare ddl - "Questa legge di stabilità non ci sta bene. Siamo riuniti qui per ribadire il nostro giudizio e per decidere forme di mobilitazione per modificarla": così il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, risponde ai cronisti entrando nella riunione degli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil che dovranno decidere come proseguire la mobilitazione per modificare il ddl. "Siamo fiduciosi - ha detto Angeletti - che riusciremo a spuntarla". Angeletti ha commentato l’annuncio di Letta sulla destinazione di quanto sarà risparmiato con la spending review alla riduzione della pressione fiscale sul lavoro dicendo che la Uil non è interessata alle promesse ma "ai fatti".
Letta, a taglio cuneo le risorse della spending - ’’Il governo è pronto a inserire nella legge di stabilità una norma che vincola alla riduzione delle tasse sulle imprese e sul lavoro le risorse recuperate attraverso la spending review e il contrasto dell’evasione fiscale’’. Lo afferma il presidente del Consiglio Enrico Letta in un colloquio con il Sole 24 Ore rispondendo all’appello unitario di tutte le parti sociali lanciato nei giorni scorsi dalle pagine dello stesso quotidiano.
LETTA enricolLETTA enricol
’’Penso - aggiunge - che possiamo lavorare insieme a scrivere nel modo migliore la norma che potrà essere inserita nelle prossime tappe del passaggio parlamentare’’. L’intenzione è di tenere ’’contatti rapidi’’ e informali con le parti sociali nelle prossime ore per avere pronto l’emendamento per il passaggio alla Camera.
Enrico LettaEnrico Letta
’’Va creato con questa norma - spiega il premier - un vincolo preciso all’utilizzo delle prossime entrate, in particolare da spending review e da lotta all’evasione fiscale’’ in modo da destinarle ’’alla riduzione ulteriore delle tasse su lavoratori e imprese’’ con ’’l’obiettivo e la consapevolezza che così si possa ulteriormente rafforzare la competitività del nostro sistema produttivo e nello stesso tempo l’equità del prelievo fiscale’’. In questo modo ’’possiamo far crescere la fiducia, che è elemento chiave in questo momento per fare ripartire il Paese’’.
REDDITO MINIMO
ROMA - Il reddito minimo garantito è una forma di sostegno al reddito, presente in tutti i Paesi europei tranne che in Italia e in Grecia, destinata a tutti i residenti in età lavorativa che si trovano sotto la soglia di povertà. La forma sperimentale introdotta nel maxiemendamento si chiama Sia, Sostegno per l’inclusione attiva. Si tratta di una misura studiata, ideata e proposta da un gruppo di studio istituito dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il 13 giugno 2013. Questo gruppo era guidato da Maria Cecilia Guerra, viceministro e senatrice Pd. L’idea dello strumento è quella di integrare il reddito di tutte le famiglie che vivono sotto la soglia di povertà assoluta, in cambio di un patto di inserimento con i beneficiari. Il suo costo a pieno regime si aggirerebbe, secondo le stime, intorno ai sette miliardi di euro. Tale cifra, sostengono i relatori, permetterebbe a tutte le famiglie di uscire dalla soglia di povertà assoluta.
Dati i suoi costi elevati, il Sia non era previsto nel Ddl Stabilità. Il Pd ha presentato un emendamento (primo firmatario Verducci) sostenuto da diciassette senatori, di cui due di Scelta civica. Nella proposta di modifica era previsto "un Fondo di 400 milioni di euro finalizzato al finanziamento della sperimentazione ed il successivo avvio di un programma nazionale di sostegno per l’inclusione attiva volto al superamento della condizione di povertà, all’inserimento e al reinserimento lavorativo e all’inclusione sociale". I finanziamenti erano
individuati nell’innalzamento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 22%. Col maxiemendamento, invece, vengono stanziati 120 milioni in tre anni, ottenuti col contributo di solidarietà al 5% per le pensioni superiori ai 90 mila euro lordi. In pratica, quaranta milioni l’anno.
LA CASA
ROMA - Più soldi per gli sconti sulla casa e cartelle esattoriali da pagare senza interessi. Per le fasce deboli, un esperimento di reddito minimo garantito. Sono le principali novità del maxiemendamento alla Legge di Stabilità, sul quale verrà posta la fiducia. La dote complessiva degli ’sconti’ sulla tassazione immobiliare (casa e imprese) nella legge di stabilità arriva a 750 milioni. Ai 500 milioni previsti per le detrazioni sulla Tasi che dovranno essere applicate dai Comuni si aggiungeono altri 250 milioni per finanziare l’aumento della deducibilità Imu sui beni d’impresa ai fini Ires e Irpef, attualmente al 20%. Lo ha riferito il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini.
Al via anche un esperimento sul reddito minimo garantito (Sia). "Negli emendamenti riformulati dai relatori vi è un importante intervento, seppur sperimentale, per il contrasto alla povertà: l’introduzione di un reddito minimo di inserimento in alcune grande aree metropolitane, che avvia un percorso". Lo ha detto nell’aula del Senato il vice ministro dell’Economia, Stefano Fassina. Il finanziamento arriverà dal contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro e dalla tassazioni delle rendite di
capitale. La soglia dell’importo del trattamento pensionistico oltre la quale far scattare il contributo pari al 5% scende a 90mila da 150mila euro. Per il Sostegno di inclusione sociale (Sia) saranno previsti 40 milioni l’anno per i prossimi tre anni. (Il progetto del governo)
Le cartelle Equitalia saranno pagate, come anticipato, senza interessi. Per le vecchie cartelle esattoriali l’operazione prevede che dovrà essere pagato l’importo originario al 100 per cento, l’intero ammontare delle sanzioni, ma non dovranno essere corrisposti gli interessi di mora. Alla fine si è trovata dunque l’intesa sul tema spinoso della cosiddetta "rottamazione delle cartelle" di fatto una mini-sanatoria per chi ha vecchi debiti con il fisco.
Saltano le norme sulle spiagge. Non entra né la proposta sulla delega regolamentare con le novità sulle concessioni né la sanatoria sulle pendenze giudiziarie. Per la vendita delle spiagge, il quadro resta insidioso per gli ambientalisti, malgrado alcuni progressi. Nel nuovo testo non si parla più di "vendita", come voleva il Pdl, nemmeno di una semplice "delega regolamentare " per sanare i conflitti "sulle aree demaniali prossime alle spiagge". La delega si doveva occupare di rivedere le concessioni, d’intesa con l’Unione europea, e di definire il passaggio delle aree alle Regioni.
Saranno, invece, le risorse risparmiate dalla riduzione del finanziamento pubblico ai partiti a finanziare il fondo contro le calamità naturali.
Le misure sugli Impianti sportivi e gli stadi si limiteranno alla possibilità di ammodernare le strutture già esistenti. Rispetto alle precedenti versioni, fortemente contestate dai Verdi, dunque, salta tutta la parte ordinamentale che riduceva i tempi per la ristrutturazione e la costruzione di impianti sportivi e degli stadi e dava la possibilità di edificare palazzi nei dintorni. Se ne riparlerà alla Camera.
BARONI SULLA STAMPA DI STAMATTINA
E anche la Trise alla fine va in soffitta. Con l’emendamento annunciato ieri in Senato finisce la girandola delle nuove tasse su casa e dintorni che tanto hanno inquietato i contribuenti, e fatto urlare il partito del giù-le-tasse, e che fino ad ora non avevano però mai visto la luce.
L’ultima arrivata, quella definitiva, salvo sorprese dell’ultima ora, si chiamerà Iuc, ovvero «Imposta comunale unica». E come le precedenti avrà una componente patrimoniale, l’equivalente per intenderci della vecchia Imu (che però, come sappiamo, non si paga più sulle prime case se non quelle di lusso); quindi incorporerà la tassa sullo smaltimento dei rifiuti (Tari) e quella sui servizi indivisibili (la Tasi). La novità qual è, allora? Che rispetto alla Trise la «Iuc» non sarà così «cattiva» come ipotizzato in un primo momento dai tecnici del Tesoro. Perché, e questo è il dato nuovo emerso ieri, dopo l’ennesima giornata di batti e ribatti governo-maggioranza, le compensazioni destinate ai Comuni verranno aumentate del 50% passando da un miliardo di euro a un miliardo e mezzo.
E quindi i Comuni potranno limitare un poco, ma a dire il vero nemmeno tanto, le loro pretese. E tanto per mettere le cose in chiaro si è anche deciso che la somma della componente patrimoniale e della Tasi non potrà superare l’aliquota massima della vecchia Imu (10,6 per mille).
A conti fatti ben 1 milione e 800 mila famiglie, all’incirca il 10% del totale, verranno esentati. Mentre tutti gli altri godranno di un piccolo sconto, in media all’incirca 25 euro a nucleo famigliare. In pratica, come effetti, si ritorna al «peso» dell’Imu del 2012 e forse anche un briciolo in meno.
Nell’emendamento che verrà inserito nella legge di stabilità, su cui oggi già si dovrebbe votare la fiducia, è scritto esplicitamente che il mezzo miliardo di maggiori stanziamenti viene vincolato all’introduzione di detrazioni per alleggerire la componente servizi, quella che potenzialmente presentava i maggiori rischi di gravare sulle fasce più deboli della popolazione, perché in origine non prevedeva né detrazioni di base e nemmeno sconti per i figli a carico. In quale entità verranno applicate le detrazioni saranno i Comuni a stabilirlo. Ma è stato deciso che a beneficiarne siano innanzitutto le case abitate da una persona sola, single o pensionato, quelle degli emigranti, o gli immobili utilizzati per pochi mesi come le case di vacanza.
Si poteva fare di più? Nelle condizioni attuali forse no: fino a quando non si metterà davvero mano ai tagli alla spesa i margini di manovra per ridurre davvero le tasse, tutte le tasse, sono davvero ristrettissimi per non dire inesistenti, come conferma il poco che si è combinato su un’altra questione rilevante, il taglio del cuneo fiscale. E comunque già mettere la parola fine a questo balletto infinito, dando una certezza ai contribuenti, è importante.
Ovviamente quando si parla di tasse non tutti sono contenti. Mentre è molto facile cavalcare l’insofferenza e l’insoddisfazione dei contribuenti ormai stremati dal peso del Fisco. Confedilizia è «delusa», mentre Renato Brunetta (Forza Italia) parla di «imbroglio, l’ennesimo», perché «l’impianto non cambia». A suo parere anche la nuova «Iuc» «è una patrimoniale: una stangata da 10 miliardi per 25,8 milioni di contribuenti». Dal Nuovo centrodestra, invece, Maurizio Sacconi la pensa in tutt’altro modo: il testo originario «è stato migliorato significativamente», sostiene.
In questo clima da campagna elettorale permanente il muro contro muro è destinato a durare. Con lo scontro che potrebbe deflagrare già stasera quando Forza Italia al momento di votare annuncerà il suo passaggio all’opposizione al grido di governo-sanguisuga.
Twitter @paoloxbaroni
E anche la Trise alla fine va in soffitta. Con l’emendamento annunciato ieri in Senato finisce la girandola delle nuove tasse su casa e dintorni che tanto hanno inquietato i contribuenti, e fatto urlare il partito del giù-le-tasse, e che fino ad ora non avevano però mai visto la luce.
L’ultima arrivata, quella definitiva, salvo sorprese dell’ultima ora, si chiamerà Iuc, ovvero «Imposta comunale unica». E come le precedenti avrà una componente patrimoniale, l’equivalente per intenderci della vecchia Imu (che però, come sappiamo, non si paga più sulle prime case se non quelle di lusso); quindi incorporerà la tassa sullo smaltimento dei rifiuti (Tari) e quella sui servizi indivisibili (la Tasi). La novità qual è, allora? Che rispetto alla Trise la «Iuc» non sarà così «cattiva» come ipotizzato in un primo momento dai tecnici del Tesoro. Perché, e questo è il dato nuovo emerso ieri, dopo l’ennesima giornata di batti e ribatti governo-maggioranza, le compensazioni destinate ai Comuni verranno aumentate del 50% passando da un miliardo di euro a un miliardo e mezzo.
E quindi i Comuni potranno limitare un poco, ma a dire il vero nemmeno tanto, le loro pretese. E tanto per mettere le cose in chiaro si è anche deciso che la somma della componente patrimoniale e della Tasi non potrà superare l’aliquota massima della vecchia Imu (10,6 per mille).
A conti fatti ben 1 milione e 800 mila famiglie, all’incirca il 10% del totale, verranno esentati. Mentre tutti gli altri godranno di un piccolo sconto, in media all’incirca 25 euro a nucleo famigliare. In pratica, come effetti, si ritorna al «peso» dell’Imu del 2012 e forse anche un briciolo in meno.
Nell’emendamento che verrà inserito nella legge di stabilità, su cui oggi già si dovrebbe votare la fiducia, è scritto esplicitamente che il mezzo miliardo di maggiori stanziamenti viene vincolato all’introduzione di detrazioni per alleggerire la componente servizi, quella che potenzialmente presentava i maggiori rischi di gravare sulle fasce più deboli della popolazione, perché in origine non prevedeva né detrazioni di base e nemmeno sconti per i figli a carico. In quale entità verranno applicate le detrazioni saranno i Comuni a stabilirlo. Ma è stato deciso che a beneficiarne siano innanzitutto le case abitate da una persona sola, single o pensionato, quelle degli emigranti, o gli immobili utilizzati per pochi mesi come le case di vacanza.
Si poteva fare di più? Nelle condizioni attuali forse no: fino a quando non si metterà davvero mano ai tagli alla spesa i margini di manovra per ridurre davvero le tasse, tutte le tasse, sono davvero ristrettissimi per non dire inesistenti, come conferma il poco che si è combinato su un’altra questione rilevante, il taglio del cuneo fiscale. E comunque già mettere la parola fine a questo balletto infinito, dando una certezza ai contribuenti, è importante.
Ovviamente quando si parla di tasse non tutti sono contenti. Mentre è molto facile cavalcare l’insofferenza e l’insoddisfazione dei contribuenti ormai stremati dal peso del Fisco. Confedilizia è «delusa», mentre Renato Brunetta (Forza Italia) parla di «imbroglio, l’ennesimo», perché «l’impianto non cambia». A suo parere anche la nuova «Iuc» «è una patrimoniale: una stangata da 10 miliardi per 25,8 milioni di contribuenti». Dal Nuovo centrodestra, invece, Maurizio Sacconi la pensa in tutt’altro modo: il testo originario «è stato migliorato significativamente», sostiene.
In questo clima da campagna elettorale permanente il muro contro muro è destinato a durare. Con lo scontro che potrebbe deflagrare già stasera quando Forza Italia al momento di votare annuncerà il suo passaggio all’opposizione al grido di governo-sanguisuga.
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E anche la Trise alla fine va in soffitta. Con l’emendamento annunciato ieri in Senato finisce la girandola delle nuove tasse su casa e dintorni che tanto hanno inquietato i contribuenti, e fatto urlare il partito del giù-le-tasse, e che fino ad ora non avevano però mai visto la luce.
L’ultima arrivata, quella definitiva, salvo sorprese dell’ultima ora, si chiamerà Iuc, ovvero «Imposta comunale unica». E come le precedenti avrà una componente patrimoniale, l’equivalente per intenderci della vecchia Imu (che però, come sappiamo, non si paga più sulle prime case se non quelle di lusso); quindi incorporerà la tassa sullo smaltimento dei rifiuti (Tari) e quella sui servizi indivisibili (la Tasi). La novità qual è, allora? Che rispetto alla Trise la «Iuc» non sarà così «cattiva» come ipotizzato in un primo momento dai tecnici del Tesoro. Perché, e questo è il dato nuovo emerso ieri, dopo l’ennesima giornata di batti e ribatti governo-maggioranza, le compensazioni destinate ai Comuni verranno aumentate del 50% passando da un miliardo di euro a un miliardo e mezzo.
E quindi i Comuni potranno limitare un poco, ma a dire il vero nemmeno tanto, le loro pretese. E tanto per mettere le cose in chiaro si è anche deciso che la somma della componente patrimoniale e della Tasi non potrà superare l’aliquota massima della vecchia Imu (10,6 per mille).
A conti fatti ben 1 milione e 800 mila famiglie, all’incirca il 10% del totale, verranno esentati. Mentre tutti gli altri godranno di un piccolo sconto, in media all’incirca 25 euro a nucleo famigliare. In pratica, come effetti, si ritorna al «peso» dell’Imu del 2012 e forse anche un briciolo in meno.
Nell’emendamento che verrà inserito nella legge di stabilità, su cui oggi già si dovrebbe votare la fiducia, è scritto esplicitamente che il mezzo miliardo di maggiori stanziamenti viene vincolato all’introduzione di detrazioni per alleggerire la componente servizi, quella che potenzialmente presentava i maggiori rischi di gravare sulle fasce più deboli della popolazione, perché in origine non prevedeva né detrazioni di base e nemmeno sconti per i figli a carico. In quale entità verranno applicate le detrazioni saranno i Comuni a stabilirlo. Ma è stato deciso che a beneficiarne siano innanzitutto le case abitate da una persona sola, single o pensionato, quelle degli emigranti, o gli immobili utilizzati per pochi mesi come le case di vacanza.
Si poteva fare di più? Nelle condizioni attuali forse no: fino a quando non si metterà davvero mano ai tagli alla spesa i margini di manovra per ridurre davvero le tasse, tutte le tasse, sono davvero ristrettissimi per non dire inesistenti, come conferma il poco che si è combinato su un’altra questione rilevante, il taglio del cuneo fiscale. E comunque già mettere la parola fine a questo balletto infinito, dando una certezza ai contribuenti, è importante.
Ovviamente quando si parla di tasse non tutti sono contenti. Mentre è molto facile cavalcare l’insofferenza e l’insoddisfazione dei contribuenti ormai stremati dal peso del Fisco. Confedilizia è «delusa», mentre Renato Brunetta (Forza Italia) parla di «imbroglio, l’ennesimo», perché «l’impianto non cambia». A suo parere anche la nuova «Iuc» «è una patrimoniale: una stangata da 10 miliardi per 25,8 milioni di contribuenti». Dal Nuovo centrodestra, invece, Maurizio Sacconi la pensa in tutt’altro modo: il testo originario «è stato migliorato significativamente», sostiene.
In questo clima da campagna elettorale permanente il muro contro muro è destinato a durare. Con lo scontro che potrebbe deflagrare già stasera quando Forza Italia al momento di votare annuncerà il suo passaggio all’opposizione al grido di governo-sanguisuga.
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