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 2013  novembre 23 Sabato calendario

C’È DI MEZZO UN OCEANO


Fiat-Chrysler sembra sempre più una squadra di calcio pazza e imprevedibile, capace di vincere in trasferta e di perdere malamente in casa. Dunque regina negli Stati Uniti che stanno diventando sempre più terreno amico su cui costruire la classifica e calimero in Europa (ovvero in quello che era il giardino di casa del Lingotto sino al 2009, prima cioè che la società torinese entrasse in Chrysler) dove subisce le sconfitte più cocenti. E questo doppio binario, evidenziatosi sempre di più negli ultimi mesi, sta creando aspettative di natura opposta sull’andamento del titolo e sulla posizione industriale dell’azienda.

Quanto accaduto in settimana è paradigmatico in questo senso. Sul piano finanziario, e specificamente borsistico (+3,3% in settimana a 5,95 euro e +54% da inizio anno), il titolo si è giovato dei successi di Marchionne al di là dell’Atlantico. In particolare nella notte tra giovedì 21 e venerdì 22 novembre è emerso che le banche d’affari che stanno curando l’ipo del 16,6% di Chrysler - JP Morgan Chase, Bank of America Merrill Lynch, Barclays, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Ubs - valuterebbero l’intera casa di Auburn Hills circa 10 miliardi di dollari. Questa stima, se confermata, significherebbe una vittoria per Marchionne nella lunga trattativa con il fondo Veba, il secondo azionista di Chrysler detiene il restante 41,5% del capitale di Auburn Hills. Una tale stima, infatti, implica che il 41,5% detenuto da Veba varrebbe circa 4,15 miliardi di dollari, ovvero un prezzo inferiore a quanto stimato dagli analisti sinora (attorno a 5,2 miliardi di dollari). Di conseguenza, se tutto ciò fosse confermato, il Lingotto si ritroverebbe addirittura con una sorta di cuscinetto prima di sfondare le stime dei broker e quindi fare soffrire il titolo in borsa.
Non solo, ma come ha messo in evidenza un report di Equita Sim, l’obiettivo primario del Lingotto è evitare l’ipo comprando il 16,6% che Veba vorrebbe quotare. Altrimenti, con l’ingresso di nuovi soci, la Fiat si trasformerebbe in una holding controllante di Chrysler, perdendo il vantaggio legato alla fusione tra le due case auto. Ma una volta scongiurato il pericolo ipo, il Lingotto potrebbe permettersi di non comprare subito tutte le minoranze ma diluirne l’acquisto nel tempo. Torino, infatti, ha il diritto di comprare un 16,6% di Chrysler con l’esercizio di opzioni call che può far scattare ogni semestre su circa il 3,3% del capitale di Chrysler. Ebbene, questo 16,6% (che nulla c’entra con il pacchetto oggetto dell’ipo se non per l’identico importo numerico) potrebbe venire lasciato all’iter legale in corso. In questo caso Fiat acquisterebbe progressivamente, aumentando ogni semestre di circa il 3,3% la propria quota in Chrysler. Tanto più che, secondo quanto trapela, la complessa formula che regola il controllo di Fiat su Chrysler prevede che, una volta che il Lingotto avrà superato la soglia dell’80% di Chrysler, numerose clausole che ora impediscono alla casa torinese di beneficiare in toto del flusso di cassa della controllata statunitense decadano. Infine, a completamento di questo quadro, bisogna ricordare che il Lingotto ha già di fatto prenotato circa il 9,9% di questa quota (quindi oltre la metà) nel corso degli ultimi tre semestri, anche se il passaggio dei pacchetti è bloccato dalla vertenza sul prezzo delle opzioni in corso alla Corte del Delaware. Il tribunale statunitense dovrebbe decidere nel 2014. Insomma, se tutto andasse come sembra, Marchionne ancora una volta potrebbe dire di avere vinto una nuova battaglia sul suolo americano, anche se a Torino sono ben consci che è comunque presto per cantare vittoria. Quella emersa dalle banche è infatti una prima stima dell’ammontare dell’ipo e la valutazione dovrà comunque essere sottoposta all’esame della Sec, che dovrà anche tenere in considerazione gli interessi di Veba. In questa situazione è comunque plausibile che il titolo Fiat, i cui corsi sono guidati quasi esclusivamente dalla vicenda Chrysler, beneficerà di questo evento (non a caso non sono pochi i buy degli analisti sull’azione).

In Europa, invece, dove la partita si gioca sui modelli e non sulla finanza, la musica per il manager italo-canadese è notevolmente diversa. I dati sulle immatricolazioni continentali di ottobre (resi noti martedì 19 novembre) hanno emesso un verdetto impietoso per il Lingotto: mentre il mercato è cresciuto di circa il 5%, la Fiat è arretrata di oltre il 7%, risultando l’unica casa in forte calo (Ford e la disastrata Psa, le altre due società con il segno meno davanti al dato di vendita, hanno contenuto la flessione sotto l’1%). Non solo, la situazione di ottobre replica esattamente quella di settembre quando nessuna casa del Vecchio continente fece peggio di quella torinese, con il mercato in crescita del 5,5% e la Fiat in calo del 3,4%. Marchionne e il suo management hanno incolpato principalmente la stagnazione del mercato italiano, calato del 3% a settembre e del 6% a ottobre, giustificando il calo della Fiat superiore al mercato (-12% a settembre e -8% a ottobre) anche con il fatto di non voler partecipare a una guerra sui prezzi lanciata dai concorrenti per sostenere le loro vendite in Italia. Detto che è abbastanza normale, spiegano gli statistici dell’auto, che il leader di mercato perda più dei concorrenti in una situazione di flessione, non si può non notare che il Lingotto non ha solo patito la situazione italiana, ma anche il mancato lancio di nuovi modelli. I dati delle immatricolazioni europee di ottobre hanno infatti messo in evidenza l’interruzione della tendenza a una certa concentrazione della domanda sui marchi premium, lasciando spazio anche ai brand generalisti. Tra le case che hanno registrato un incremento maggiore in termini di vendite sono emerse Renault (+14% anche in virtù della forza del brand low cost Dacia) e Toyota (+16%), due case che recentemente hanno fatto debuttare sul mercato rispettivamente il mini Suv Captur (oggetto di forti richieste) e la nuova Auris,. Mentre la Fiat, scegliendo di non investire sul lancio di nuovi per non bruciare cassa in un periodo di crisi di mercato, non ha approfittato di questa mini ripresa. A Torino spiegano che nel corso del 2014 ci sarà il lancio in Europa del nuovo Jeep Cherokee e, qualche mese dopo, dei due Suv fabbricati a Melfi (Mini Suv Jeep e Fiat 500X). Il rischio, tuttavia, resta quello di arrivare troppo tardi se inizia la ripresa in Europa.