Andrea Pira, MilanoFinanza 23/11/2013, 23 novembre 2013
UN CINESE VOLA SU TOTTI
Giallo e rosso non sono soltanto i colori delle maglie della Roma. Sono anche i colori associati rispettivamente al buddhismo e al socialismo, ossia i due «ismi» che caratterizzano la figura di Chen Feng, fondatore e presidente dell’Hna Group, da qualche giorno dato in trattativa per acquisire da Unicredit il 20% circa di Neep, la holding che possiede il 78% del club calcistico capitolino. Dunque è cambiato il nome del cinese interessato a entrare ne capitale della società giallorossa. Il primo a trapelare, giovedì 21, era stato quello di Wang Jianlin, uomo più ricco di Cina con una fortuna stimata da Forbes in 14 miliardi di dollari, fondatore del gruppo Dalian Wanda, colosso dell’immobiliare con ramificazioni che vanno dagli alberghi all’intrattenimento, e amante del calcio. Il nome di Wang nelle scorse settimane era stato accostato anche all’inchiesta sui collegamenti tra imprenditori e vertici politici della Repubblica Popolare, la pubblicazione del cui resoconto è stata bloccata dall’agenzia Bloomberg per non irritare l’establishment di Pechino. Una decisione presa per tutelare sia il lavoro dei giornalisti oltre Muraglia sia soprattutto la vendita dei terminali finanziari alle società cinesi. L’autocensura ha però provocato una levata di scudi dei reporter coinvolti e ha svelato un sistema di codici per marcare le notizie da non diffondere nella Cina continentale. Tuttavia è lo stesso Wang, stando alle frasi attribuitegli dal britannico Telegraph, a dire che sarebbe «ipocrita» affermare che è possibile fare affari senza legami governativi, sebbene questi non debbano essere troppo stretti.
«Negli ultimi vent’anni il gruppo Hainan Airlines di Chen Feng è diventato una delle quattro principali compagnie aeree cinesi (la prima privata, ndr) e una holding che integra aviazione, turismo, logistica e settore immobiliare», ricorda un video di presentazione sul South China Morning Post realizzato per Entrepreneur Of The Year. Alla vigilia del terzo Plenum del 18° comitato centrale del Partito Comunista Cinese, in cui sono state delineate le decisioni sociali ed economiche che segneranno la Cina nei prossimi dieci anni, un’analisi dell’agenzia ufficiale Xinhua partiva dall’esperienza della compagnia per enfatizzare la necessità di rompere con i «potenti interessi» che fanno da ostacolo a ulteriori riforme. In due decenni la Hna ha costruito una compagnia che attualmente conta su una flotta di oltre 330 aerei e su asset totali per 360 miliardi di yuan, pari a 59 miliardi di dollari. È lo stesso Chen tuttavia a sottolineare come il mercato, compreso quello dell’aviazione, non sia sufficientemente libero. «Il mercato in molti casi può servire come meccanismo più efficace per distribuire gli interessi in un modo più darwiniano», ha dichiarato Chen nel salutare le decisioni del governo per favorire la concorrenza. Il presidente della Hna, ricordava il New York Times in un servizio prima delle Olimpiadi di Pechino nel 2008, è anche un fan di Jack Welch, già amministratore delegato della General Electric, e del suo stile di gestione delle società. «La Cina», dice Chen, «ha sperimentato quello che chiamavano socialismo, ma l’economia non era ancora pronta. Abbiamo capito che le teorie di Mao non riflettevano la nostra situazione attuale e abbiamo iniziato a studiare gli esempi di successo dell’occidente e di altri Paesi». La sua filosofia d’affari, scriveva il quotidiano newyorkese, è una commistione tra tradizione cinese e «mantra di gestione d’impresa occidentali».
Partito nel 1993 con un capitale di 1,6 milioni di dollari, lanciò la compagnia affittando direttamente due Boeing 737 senza passare prima per velivoli più piccoli. Oggi il gruppo si è espanso, è capace di spaziare dagli aerei alle navi da crociera, dai tour operator agli alberghi (a inizio novembre ha acquistato un altro 4,5% del capitale della catena alberghiera spagnola Nh che è andato ad aggiungersi al 20% rilevato in aprile), dai servizi finanziari alla logistica. Di questa storia fa parte anche il rapporto con il finanziere di origine ungherese George Soros, cui Chen si rivolse per trovare investitori nella sua compagnia aerea quando questa era a corto di fondi. Obiettivo del magnate cinese è fare dell’Hna un gruppo d’eccellenza. In un’intervista per la Wharton School della University of Pennsylvania ha spiegato di volere raggiungere la top 100 delle prime 500 compagnie al mondo secondo Fortune, arrivando quindi a ricavi tra 100 e 160 miliardi di dollari. In secondo luogo intende creare un brand globale. Terzo: parla di sviluppo della responsabilità sociale, concetto che torna in molti dei discorsi pronunciati dal presidente di Hna. Si dice ad esempio che i nuovi impiegati siano tenuti a leggere opuscoli sulla cultura tradizionale cinese. Mentre a chi è in azienda da più tempo spetta la lettura degli scritti dello studioso Nan Hua-chin sulle teorie e pratiche del buddhismo, del confucianesimo e del taoismo. Una passione, scrivono i giornali taiwanesi, che Chen condivide con Terry Gou, presidente della Hai Hai Precision Industry (casa madre della Foxconn).