Maurizio Maggiani, La Stampa 24/11/2013, 24 novembre 2013
AVETE VINTO E NOI PAGHIAMO
Ecco, è bellissimo! A Genova hanno vinto i lavoratori. Non succede mai, da decenni, in nessuna parte.
I tranvieri di Genova si sono fatti quinto stato, classe emergente, tendenza generale, e da oggi la loro lotta, il loro esempio, sarà luce e sprono per i lavoratori di tutto il Paese. Genova la sovrana, Genova del primo sciopero generale della storia, Genova la liberata, ha ancora una volta innalzato le bandiere del lavoro che si riscatta sulle muraglie della Bastiglia. Già.
È lì che sventolano le bandiere, compagni? È sull’orrida Bastiglia? O non sarà magari che vi siete presi invece i gai giardini del Lussemburgo? Chi, in questo momento di giubilo, e con tutto il rispetto che vi meritate, vi pone questo dubbio è uno dei vostri padroni. Un tizio che con la sua parte di Imu, Tares, Tarsu e sa Iddio cos’altro, fa la sua parte per pagare il servizio di pubblico trasporto, compreso il vostro stipendio. Perché il servizio è comunale, pagato, a differenza che nel bengodi dell’altrove, dal Comune; non dalla Regione, non dallo Stato, ma dal municipio. Giusto? Dunque, mettiamola così, un pochino di rispetto anche per me, e per il quesito che vi pongo.
La Bastiglia sono io, è il sindaco, è il Consiglio, è la comunità che rappresenta e che avete violato, insultato, minacciato, come è giusto che accada quando il popolo insorge contro il tiranno? Siamo noi i nemici del servizio pubblico di trasporto, siamo noi i nemici del vostro salario? In fatto di salario avete trionfato, non verrà toccato. Avevate il salario più alto tra i tranvieri d’Italia e resterà così. Continueremo a pagarvelo noi; lo faremo volentieri, naturalmente, anche quello dei vostri colleghi distaccati al sindacato. Sono il doppio di quanti se ne possono permettere i lavoratori dell’Ansaldo, e infatti loro non hanno ragionevole speranza di ottenere mai una vittoria paragonabile alla vostra. Con cosa pagheremo, visto che non abbiamo una lira, e è universalmente riconosciuto che siamo in bolletta nera? Risparmiando. Possiamo cacciare un bel po’ dei vostri inetti dirigenti, sì, ci farebbe un grandissimo piacere, ma non basta. Possiamo togliere l’emolumento al sindaco, agli assessori, ai consiglieri, ma è troppo poca cosa. Risparmieremo, c’è scritto anche nell’accordo che avete firmato, appaltando un po’ del vostro lavoro più ingrato ad aziende che possono permettersi di pagare i dipendenti un bel po’ di meno e negargli i vostri sacrosanti diritti. Risparmieremo tagliando un po’ di pubblico servizio la notte, le feste, tutti i giorni, vedremo. So che la cosa non vi turba, a noi, a noi che non andiamo in taxi, un po’ sì. Risparmieremo infine tagliando su servizi meno importanti. Ora come ora non me ne vengono in mente, non mi sembra una città dedita a scialacquare su futili servizi, ma immagino che voi abbiate idee in proposito. Quali? Chi prende la Bastiglia si carica anche dell’onere di governarla. Con la vostra dura, selvaggia battaglia, avete ottenuto la garanzia che l’Amt non sarà privatizzata. L’ipotesi, se ricordo, era di darne una parte alle ferrovie. Mi viene da ridere; dovrebbe essere obbligatoria l’integrazione del pubblico servizio di trasporto tra gomma e rotaia, e anche con l’acqua, dove c’è. È l’unica cosa ragionevole; e infatti è così in tutto il mondo dove il servizio pubblico di trasporto funziona davvero. Oltre, ovviamente, alla dotazione di dirigenti capaci e lungimiranti. Su questo punto il vostro accordo non mi sembra risolutivo. Avevate la possibilità di stravincere, potevate liberarvi, e liberarci, tra gli inetti che pesano come pietre sulla comunità almeno di quelli che gravano anche sul vostro lavoro, e non l’avete colta. Peccato. Il, presidente della Regione Burlando, l’uomo politico che ha gestito le trattative e ottenuto l’accordo, e dunque un vincitore assieme a voi, è stato assai prodigo nel corso della sua pluridecennale carriera nel collocare ovunque gli sia stato possibile molte delle pietre che ci portiamo sulle spalle. È la politica, baby. Giusto. Addivenuto recentemente, e provvidenzialmente, alla coscienza del rottamatore, avrà, nel corso della sua nuova pluridecennale carriera, senz’altro l’opportunità, e la volontà, di rottamare gli inetti che ci ha rifilato. Ce ne fossero nell’Amt la stravittoria sarebbe solo rimandata; e anche questo è un fatto, anche questa una luce nel buio della crisi. Ha annunciato egli l’accordo raggiunto con l’emblematica espressione che già fu del console dei camalli, il mitico e compianto Batini, in occasione di una leggendaria vittoria: «U purpu l’e cottu», il polpo è cotto. È così, compagni tranvieri assiepati tra le aiuole dei giardini del Lussemburgo: il polpo è cotto. E io, il vostro riconoscente datore di lavoro, stracotto.