Ilaria Maria Sala, La Stampa 24/11/2013, 24 novembre 2013
NORD COREA, IL TURISMO ESTREMO DEI VETERANI
Il fascino del brivido nell’ultimo Paese stalinista del mondo. I ricordi indelebili per gli ex veterani della guerra coreana che vogliono rivedere da turisti i luoghi di tremende battaglie di sessant’anni fa. Ma anche un’industria del turismo che si sviluppa a vista d’occhio, fra nuovi resort sciistici, parchi acquatici in stile Las Vegas, e agenzie di viaggio cinesi che sfruttano i legami con il regime per assicurasi il grosso del nuovo mercato. È la Corea del Nord la frontiera estrema del turismo.
Non tutto fila liscio, come dimostra l’arresto, confermato ieri dopo un mese, di Merrill Newman, 85enne veterano americano fermato durante un viaggio organizzato a Pyongyang. Newman è l’ultimo viaggiatore a rimanere bloccato per aver voluto affrontare l’imprevedibile Paese. Nessun capo d’accusa è stato reso noto nei suoi confronti, ma si sa che Newman è un ex-combattente del 1950-1953 ¬ e ciò potrebbe aver spinto le autorità nordcoreane a farlo scendere dall’aereo che doveva riportarlo in Cina, e a condurlo invece in prigione.
Un Paese imprevedibile, appunto. Molte delle azioni che coinvolgono in particolare Corea del Sud e Stati Uniti ¬ rispondono a una logica spesso in contrasto con gli interessi della Corea del Nord stessa.
Ma in un’era di viaggi facili come la nostra, per molti appassionati di turismo l’attrazione verso una frontiera ancora difficile da attraversare e che offre la promessa di una meta davvero «diversa» è irresistibile. Certo i turisti occidentali sono ancora pochissimi, tre-quattromila ogni anno. Una frazione rispetto a cinesi e sudcoreani. Per chi proviene dalla Corea del Sud l’attrazione è evidente: la brutalità della separazione della penisola e l’impenetrabilità del Nord sono per molti, spesso con ancora parenti e ricordi dall’altra parte della frontiera, una spinta più forte dei rischi.
Ma nemmeno per i coreani del Sud le cose sono semplici: solo per un breve periodo è stato possibile visitare il Kumgang, una montagna considerata sacra, e l’antica capitale coreana Kaesong, dove erano stati aperti stabilimenti industriali in un «polo di cooperazione» che aveva dato speranze di distensione. Poi tutto si è arrestato bruscamente, dopo che una turista al monte Kumgang è stata uccisa a fucilate da un soldato, perché «si era allontanata dal sentiero previsto». L’afflusso dal Sud è crollato ¬ e il governo di Seul, come già quello Usa, ha allertato i connazionali sui rischi dei viaggi oltreconfine, scoraggiandoli.
Ma il business non si è arreso. Poche, spericolate agenzie di viaggio che operano dalla Cina, come la Koryo Tours, ¬ organizzano tour «tutto compreso» (come quello di dieci giorni che è costato caro al veterano Newman) e riescono perfino a portare i visitatori a vedere parte dei Giochi Arirang, i giochi di massa nordcoreani. Ma si tratta di un gruppo che, per l’appunto, costruisce da anni le sue relazioni con Pyongyang, e che ha il gusto per il turismo fuori dalle destinazioni solite.
Una volta arrivati in Corea del Nord, però, ci si ritrova davanti a un viaggio davvero diverso: intanto, non si è mai soli, dato che le guide «di scorta» ai viaggiatori non li perdono di vista neppure per un secondo. Gran parte del tempo viene trascorso nel deporre costosi mazzi di fiori ai piedi delle statue di Kim Il Sung, in gran pompa e senza nemmeno un capello fuori posto, o a visitare Musei della rivoluzione, della Rivoluzione industriale, dato che questi sono i passaggi obbligati per i turisti che entrano nel Paese.
Un viaggio diverso ¬ senz’altro. Dove una volta che si è dentro si devono accettare, passo dopo passo, le condizioni molto speciali della nazione e sperare di non ritrovarsi invischiati in crisi politiche che potrebbero ritardare, di molto, il proprio ritorno a casa.